Un appello per la tutela della salute degli abitanti dei piccoli Comuni è contenuto nella lettera che il vicesindaco e assessore ai Servizi sociali di Torlino Vimercati, Giuseppe Figoni, ha inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. ‘Mi rivolgo alla sua persona, quale estremo garante della Costituzione e del fondamentale diritto alla salute sancito dall‘articolo 32, per rivolgerle un accorato appello, finora rimasto inascoltato dalle autorità locali e regionale – scrive Figoni -. Ho, invano, sollecitato le autorità regionali per evidenziare ciò che durante la pandemia è emerso con drammatica chiarezza: l’attuale organizzazione della medicina del territorio è completamente sbilanciata sull‘asse ospedaliero, ciò ha progressivamente depauperato la preziosissima professionalità e vicinanza dei medici di base, che costituiscono l‘ineludibile presenza a presidio della salute dei cittadini, soprattutto nei centri abitati di piccole dimensioni, come il mio Comune (470 abitanti). Tantissimi Comuni, specie quelli di minori dimensioni, non hanno più il medico di base ed i pazienti sono costretti a percorrere anche diversi chilometri per farsi visitare e ricevere le prime cure. Bisogna porre rimedio alla oramai cronica insufficienza dei medici di base per evitare che i pazienti, specialmente quelli anziani e più fragili, che abitano lontano dai presidi ospedalieri o ambulatoriali, siano lasciati a se stessi o, peggio, diventino solo un numero perché privi di una figura che conosca la loro cronistoria clinica. Dopo tante parole spese sul tema durante la fase di emergenza sanitaria, il rischio è che ora nulla cambi e rimanga senza risposta l’esigenza di una nuova organizzazione della medicina del territorio che valorizzi i medici di base quale rete territoriale di presidio. La ringrazio per l’attenzione e per la sensibilità che vorrà dedicare alle condizioni di vita dei cittadini più deboli e fragili’.
Figoni ha scritto anche alla vicepresidente della Regione Lombardia nonché assessore alla Sanità, Letizia Moratti, per esprimerle il suo ‘totale dissenso rispetto alla realizzazione delle Case di comunità’. La lettera è stata inviata per conoscenza al presidente della Provincia di Cremona Mirko Signoroni e al presidente dell’Area omogenea cremasca Aldo Casorati. ‘Le Case di comunità, come idealmente illustrato sul sito della Regione Lombardia – scrive Figoni – sarebbero un luogo fisico, di prossimità, distribuite in modo capillare al quale l’assistito può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale. Un modello di intervento integrato, multidisciplinare e polivalente di erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociale. All’interno di queste strutture, sarebbero presenti équipe di medici di medicina generale, pediatri, medici specialisti, infermieri e altri professionisti della salute (tecnici di laboratorio, ostetriche, psicologi, ecc.) che operano in raccordo anche con la rete delle farmacie territoriali, In particolare utilizzata come punto prelievi. Nel proseguimento della giornata la stessa area funge da punto vaccinale per la popolazione pediatrica e per le vaccinazioni di massa periodiche (come quella antinfluenzale) o per i richiami, le cure primarie e continuità assistenziale: l‘area che ospita i medici di medicina generale (per garantire il raccordo con gli specialisti e una migliore presa in carico dei pazienti. Qui sono presenti anche i servizi infermieristici di supporto ai MMG e la centrale infermieristica di monitoraggio e coordinamento dei percorsi di cura. È inoltre disponibile un’area dedicata alla continuità assistenziale (Guardia Medica), attiva di notte e nei giorni festivi. area ambulatori specialistici, In questa area è possibile trovare una serie di servizi ambulatoriali e di diagnostica, tra i quali: visite cardiologiche (con una elettrofisiologia, ecocardiodoppler cardiaco e dei TSA, cicloergometro per i test cardiovascolari da sforzo), visite pneumologiche (con RX torace, spirometria e ossimetria), visite diabetologiche, visite oncologiche per la presa in carico dei pazienti che necessitano di follow–up–periodico, visite ortopediche, in cui operano professionisti in grado di garantire il raccordo con le strutture ospedaliere e la medicina territoriale, visite oculistiche. area dei programmi di prevenzione e di promozione della salute, un’area dedicata ai servizi di prevenzione e promozione della salute (es. educazione alimentare, gruppi di cammino, sensibilizzazione all‘adesione allo screening, ecc.) erogati anche in collaborazione con medicina di base, servizi sociali comunali e associazioni di volontariato. attività consultoriali, È uno spazio dedicato ai servizi per la promozione e la tutela della donna, del bambino, della coppia e della famiglia, erogati grazie alla presenza di ginecologi, psicologi, assistenti sociali, assistenti sanitarie. area servizi sociali del Comune. All‘interno di questa area sono disponibili tutti i servizi dedicati ai minori, agli anziani, ai disabili e il raccordo con il terzo settore presente su quel territorio. Tra i servizi inclusi sono previsti inoltre: Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), rivolta a persone che si trovano in situazioni di fragilità caratterizzate dalla presenza di una situazione di non autosufficienza parziale o totale, di carattere temporaneo o definitivo, una condizione di impossibilità a deambulare, che non permette di raggiungere i presidi sanitari domicilio. Sportello scelta e revoca, che consente l‘iscrizione al Servizio Sanitario Regionale (SSR), di scegliere e cambiare il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta, richiedere la tessera sanitaria, richiedere e rinnovare le esenzioni sanitarie’.
‘Mi perdoni la franchezza Assessore – continua Figoni – un libro dei sogni! Un libro dei sogni che non ha la minima contezza della situazione e realtà sanitaria del territorio. con duplicazione di costi e disservizi. Le chiedo: l‘interazione di tutti i soggetti operanti nella Casa di comunità da chi verrà garantita? Siamo sicuri che i professionisti interessati dall‘accorpamento, specie i medici di base, non sceglieranno altri sbocchi professionali peggiorando ulteriormente la già drammatica situazione di carenza? Come è possibile affermare che si tratta di una struttura distribuita in modo capillare sul territorio se nel Cremasco sono previste solo due case di comunità, una a Crema ed una a Rivolta d‘Adda? Al lato pratico, vista la distanza da Rivolta d’Adda, la casa di comunità del Cremasco sarà solo a Crema, dove già si trovano tutti i servizi che si vorrebbero accorpare. Quindi un doppione. Sarà tutto più difficile, più complicato e, come al solito i più fragili avranno la peggio. Si tratta di una soluzione che a mio avviso è peggiore del problema che vorrebbe risolvere’.
Una risposta
Caro vicesindaco, ha fatto centro. La sanità lombarda privata è ormai un affare da cottimisti che possono scegliere di occuparsi delle prestazioni più remunerative e costose ed è solamente una macchina per fare soldi. Quella pubblica deve occuparsi del resto e dei resti. La figura del medico di base è stata svillaneggiata, svilita e caricata di oneri burocratici e amministrativi inutili e pesantissimi. Se poi aggiungiamo una assenza di programmazione delle scuole di specializzazione medica e la paccata di soldi promessi dal PNRR e già destinati alla costruzione di edifici senza che neppure esista l’idea di dove recuperare il personale per farli funzionare, non ci resta che sperare nella buona sorte. Detto questo (ed è ancora poco) ce ne vorrebbero tanti di amministratori lucidi come lei.
Purtroppo abbiamo i rappresentanti che ci siamo scelti, troppo spesso privi di competenza, di visione, di intelligenza. Però la colpa è nostra, non del destino.