Le visite ospedaliere a pagamento (ovvero libera professione “intramoenia”) vengono effettuate al di fuori del normale orario di servizio e nascono quasi venticinque anni fa con lo scopo principale di garantire ai cittadini la possibilità di scegliere il medico dal quale farsi visitare. In altre parole, la visita è comunque garantita dal servizio sanitario ma se vuoi farti vedere da uno specifico professionista e solo da lui, allora paghi la visita. Al CUP, non al medico. E con fattura. L’intenzione del legislatore era quindi offrire al cittadino una possibilità in più e garantirgli anche la scelta del medico a cui chiedere la prestazione. Se analizziamo oggi la situazione vediamo che le visite a pagamento coinvolgono meno della metà dei medici ospedalieri, che il ricavo del medico è di circa il 30% dell’onorario pagato dal paziente, che il Ministero calcola una spesa pro capite per le visite private in ospedale pari a circa 18 euro, più elevata al Nord e più bassa al Sud. Se poi andiamo nel dettaglio, ci accorgiamo che la maggior parte delle visite ospedaliere a pagamento riguarda la visita e l’ecografia ginecologica, dove il rapporto tra medico e paziente è particolarmente basato sulla fiducia. Quindi in realtà le visite ospedaliere in libera professione (a pagamento) non c’entrano nulla con le liste d’attesa: sono nate prima e con altri scopi. Tuttavia oggi l’impossibilità (incapacità?) di governare le attese infinite per molte visite/prestazioni sanitarie ha suggerito ai responsabili della sanità pubblica il ricorso alle visite private per tentare di ridurre le infinite attese dei cittadini per prestazioni sanitarie. Ovviamente ci sarebbero anche molte differenti soluzioni, ad esempio quella di coordinarsi con altre strutture sanitarie, anche private, e di monitorare i tempi di attesa, oppure fornire al personale attrezzature migliori, oppure rivedere la gestione informatica (si parla di intelligenza artificiale senza conoscere la realtà dell’attuale dotazione), oppure di rivedere gli aspetti organizzativi, oppure di ripristinare la medicina del territorio, oppure investire in sanità e non in chiacchere, oppure……..
A questo punto pare importante sottolineare che il medico ospedaliero non è il protagonista di una situazione che definire antipatica è troppo poco, bensì la vittima di un sistema che lo sfrutta sino all’inverosimile (le visite private vengono svolte al di fuori della normale attività ospedaliera, in pratica sono lavoro straordinario). Personalmente non ho mai conosciuto un medico ospedaliero che si sia arricchito con la professione e ne conosco molti invece che hanno dovuto regalare alle loro amministrazioni decine, a volte centinaia di giorni di ferie non goduti e mai pagati. Roba che capita solamente negli ospedali pubblici e che forse è l’ennesima dimostrazione che l’attuale sistema sanitario sta in piedi solo grazie al senso etico e all’abnegazione dei suoi professionisti.
Per tornare alle liste d’attesa e alle visite a pagamento, vorrei far umilmente notare che non è stato ancora abolito Il Decreto Legislativo 29 aprile 1998 N.124/98 che stabilisce il diritto del cittadino ad avere una visita medica o l’esame diagnostico in tempi certi (30 giorni per le visite specialistiche e 60 per gli esami diagnostici). Secondo la normativa, nel caso i tempi di attesa siano superiori, il paziente può pretendere che la medesima prestazione sia fornita dal medico privatamente, senza costi aggiuntivi rispetto al pagamento del ticket . Il costo della prestazione è a carico dell’ospedale, sia pubblico che privato. Magari ricordare questa norma al momento della prenotazione al CUP potrebbe aiutare.
In conclusione: se è vero che il personale ospedaliero è maltrattato, preso a sganassoni, malpagato, costretto a turni impossibili, rassegnato a subire ogni genere di vessazioni, è altrettanto vero che con le liste d’attesa non c’entra nulla. Guardate più in alto se volete trovare i responsabili.
Pietro Cavalli
5 risposte
Se ho ben capito in base al decreto che sancisce un diritto per il cittadino i medici per contro sono obbligati a fornire un servizio in orario extralavorativo senza che la prestazione venga considerata lavoro straordinario. Si concede un diritto agli uni togliendo un diritto agli altri. È così?
Anni fa accompagnavo il mio papà al suo annuale controllo in ospedale da uno specialista consigliato dal suo medico di base. La visita era prenotata con telefonata sul cellulare del medico che arrivava in ospedale per noi ( forse ). Al termine del controllo, eseguito in reparto con attrezzature ospedaliere, la prestazione veniva pagata in contanti che finivano nella tasca del camice. ‘ Quanto le devo, dottore? ‘ chiedeva mio padre. ‘ Il solito ‘ rispondeva il professionista. Ma per una persona anziana rivolgersi sempre alla stessa persona su indicazione del medico di cui aveva fiducia era motivo di tranquillità…
Debbo precisare che quanto ho scritto non riguarda l’Ospedale di Cremona ma voleva essere un discorso generale. La sua segnalazione è importante e tuttavia rappresenta un’eccezione, presente in ogni campo dell’attività umana. Esistono comunque gli strumenti e i mezzi per far emergere e sanzionare i comportamenti scorretti.
Tutto corretto, Pietro. Resta il fatto che la prestazione intramoenia viene vissuta dal paziente come un favore concesso dal professionista che in questo modo si arricchisce in barba alle liste d’attesa. Quanto alle percentuali di guadagno del professionista per una prestazione specialistica secondo il legislatore, riguardando i miei vecchi cedolini mi sembra un tantino di più. Ma è vero che nessuno si è mai arricchito. Forse in nero, ma questa è un’altra storia.
Ho telefonato al CUP di Cremona al quale si può accedere solo per visite private. Prezzo per una visita ortopedica già domani pomeriggio dalle 15 in poi in base al medico, 100 euro. Ben altro rispetto a quello che scrive Cavalli. Per le visite convenzionate col SSN bisogna telefonare in Regione dove però non ti dicono né i tempi né il prezzo se non hai già la ricetta in mano del medico per la prenotazione!! Alla faccia della trasparenza. Chi vuole provi a telefonare a Milano, al numero è 02 999599.