Un lavoro affascinante, quello di Marco Piuri. Per chi ancora non lo sapesse, si tratta dell’amministratore delegato di Trenord, la società creata per far funzionare i collegamenti ferroviari in Lombardia. Con ottimi risultati, certificati dal record italiano di scioperi del personale e da quello dell’efficienza, visto che secondo quanto riportato recentemente su Il Fatto Quotidiano, la Lombardia è all’ultimo posto in classifica per puntualità dei collegamenti ferroviari, mentre la conflittualità aziendale è alle stelle. Sarà forse per il quasi-raggiungimento dell’importante obiettivo di garantire l’insoddisfazione contemporanea di dipendenti ed utenti, oltre che l’impegno a raggiungere l’ambito riconoscimento di personaggio più amato dai pendolari lombardi, che il sig. Piuri viene compensato dalla Regione, con i soldi dei contribuenti, con circa millecinquecento euro al giorno pari a cinquecentosessantottomila euro all’anno, più del doppio di un qualsiasi presidente della Repubblica.
Non c’è proprio confronto con altri funzionari regionali e neppure con i direttori della Sanità lombarda, il cui compenso è assai più modesto e la cui popolarità non riesce a raggiungere vette così elevate. Forse l’unico aspetto che consente un improprio paragone tra questi due differenti ruoli dirigenziali consiste nella apparente assenza di valutazione dei risultati ottenuti.
Prendiamo ad esempio qualcuno dei precedenti direttori generali inviati dalla Regione all’Ospedale Maggiore di Cremona (oggi ASST, domani Ospedale Minore) e valutiamoli in termini oggettivi: possiamo ammettere una modesta/assente manutenzione alla struttura? Possiamo parlare di cessione di competenze specialistiche? Possiamo ammettere l’obbedienza pronta, cieca e assoluta alla formazione politica di appartenenza? Possiamo individuare una discutibile gestione del personale? Si potrebbe persino aprire un ampio dibattito con i dipendenti su alcune scelte organizzative ed informatiche da parte di precedenti amministrazioni che ancora oggi determinano conseguenze non leggerissime. Alzi la mano chi non si accontenterebbe di un centomila euro all’anno per lasciare andare al suo destino la proprietà pubblica che gli è stata affidata, senza peraltro subire alcuna conseguenza/valutazione sull’esito delle proprie azioni.
Ma perché allora la sanità lombarda è considerata eccellente e diventa la meta di pellegrinaggi sanitari dalle regioni del Sud? Intanto bisogna purtroppo rendersi conto che al Nord in genere funzionano meglio tutte le amministrazioni, non solo quella sanitaria. Poi è necessario capire a cosa si riferisce l’eccellenza, se all’alta specializzazione oppure all’assistenza sanitaria “normale”, se agli investimenti dei gruppi privati oppure alle difficoltà delle strutture pubbliche. In altre parole, è vero che se devi sottoporti ad un intervento complesso vieni a Milano (o a Padova, o a Verona, o a Torino, o a Boston…), però se devi fare una visita psichiatrica in agosto a Crema magari non sai dove sbattere la testa e se devi prenotare una visita specialistica di routine spesso finisci per farla a pagamento.
La sanità non è solo prestazioni ad alto costo, la sanità è molto altro, prevenzione, epidemiologia, servizi di base, pronto soccorso, visite specialistiche, ricoveri per patologie comuni… E’ necessario allora rovesciare il ragionamento e domandarsi non il perché di una sanità privata che funziona (quella che può scegliere di cosa occuparsi e che in genere si occupa di prestazioni molto costose e assai retribuite, quella che si sceglie i propri dirigenti) ma perché invece quella pubblica riesce, nonostante la dipendenza dalla politica, ad operare in modo più che dignitoso dovendosi occupare di tutto il resto e nonostante i progressivi tagli di personale, il razionamento delle risorse finanziarie, la ridotta manutenzione alle apparecchiature, il precario rinnovamento tecnologico. Se la sanità privata viene definita “eccellenza”, allora la sanità pubblica deve venire definita un vero e proprio miracolo. Certo, il discorso è molto più complesso e articolato ma è comunque necessario che i cittadini si rendano conto che le gravi difficoltà in cui versa la sanità pubblica non dipendono dagli operatori, bensì da un sistema che, come nel caso del sig. Piuri, sembra aver perduto di vista il concetto di “servizio pubblico”, quello che oltre a doverti garantire un normale spostamento ferroviario tra Mantova e Milano, dovrebbe essere in grado anche di assicurare l’accesso ad una normale visita psichiatrica.
Pietro Cavalli
3 risposte
Caro Pietro, il quadro è sempre più desolante: constatare che ci sono treni e linee antidiluviane al posto di metropolitane (leggere o meno non è importante), così come avere triste conferma della assoluta assenza di medicina territoriale ( treni e sanità sono temi invano dibattuti a tutti i livelli) , ci induce a pensare che ormai l’elettorato non esiste per i nostri “amati “ rappresentanti che si sentono liberi di fare quello che vogliono.
Condivido, non per sentito dire, ma per esperienza diretta, dopo aver contribuito, come dovrebbe fare ogni cittadino, attraverso regolari e costanti versamenti (tasse) e non, fortunatamente, aver mai usufruito dell’assistenza, oggi, che mi ritrovo ad averne di bisogno, mi devo rivolgere alla sanità privata. Questa è, purtroppo, la sconcertante realtà. Grazie a Pietro Cavalli per tenere alta l’attenzione su un argomento di vitale importanza: la Sanità
Due anni fa, nel pieno della pandemia, fiumi di parole di politici e media sui nostri ‘eroi’ in camice bianco e montagne di promesse sui destini della sanità pubblica A seguire, il nulla. Vergogna. Giustissimo tenere alta l’attenzione ma l’impressione è che lo Stato, fra privatizzazioni e liberalizzazioni, stia battendo in ritirata su vari fronti. E i cocci sono nostri. Mi imbarazza dirlo, essendo di formazione liberale in ogni senso, ma questo non è più liberismo: questa rischia di diventare la ‘mattanza’ dei deboli.