Geolier, Irama, Annalisa, Loredana Berté, Mahmood sono i 5 preferiti della seconda serata. La nuova giuria è composta al 50% dalle radio (quasi 200) e il 50% dal televoto. Si mischiano un po’ le carte rispetto ai giudizi della sala stampa, la gara entra nel vivo.
- Geolier – I p’ me, tu p’ te
- Irama – Tu no
- Annalisa – Sinceramente
- Loredana Berté – Pazza
- Mahmood – Tuta gold
Interessante il sistema di presentazioni ideato per le serate di mercoledì e giovedì, si esibiscono infatti 15 artisti, introdotti dai 15 che non sono in gara, il gioco si ribalta nella serata di domani.
Questa la scaletta di mercoledì che è filata via senza intoppi, si è respirato un clima affettuoso, amichevole, di solidarietà fra i cantanti:
Fred De Palma presentato da Ghali
Renga Nek presentati da La Sad
Alfa presentato da Mr. Rain
Dargen D’Amico presentato da Diodato
Il Volo presentati da Rose Villain
Gazzelle presentato dai Bnkr44
Emma presentata da Santi Francesi
Mahmood presentato da Alessandra Amoroso
BigMama presentata da Il Tre
The Kolors presentati da Angelina Mango
Geolier presentato da Fiorella Mannoia
Loredana Bertè presentata da Sangiovanni
Annalisa presentata da Maninni
Irama presentato da Ricchi e Poveri
Clara presentata da Negramaro
Amadeus guida con la collaborazione di Giorgia, che si rivela una bravissima conduttrice. Molto emozionante lo special dedicato al suo repertorio, a 30 anni da E poi.
Alcuni momenti epici ed altri, mal gestiti in questa seconda serata senza troppi guizzi, i cantanti sfilano quasi tutti in nero, le canzoni arrivano più fluidamente grazie al secondo ascolto. Toccante la presenza al festival del musicista Giovanni Allevi, lontano da tempo dai riflettori, il suo discorso merita di essere riportato integralmente:
“All’improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti al pubblico da due anni. Nel mio ultimo concerto alla Konzerthaus di Vienna il dolore alla schiena era talmente forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima. Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39, per un anno consecutivo.
Ho perso molto: il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze. Ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni. Quali? Vi faccio un esempio. Non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto in un teatro pieno ho notato una poltrona vuota. Come una poltrona vuota? Mi sono sentito mancare. Eppure, quando ero agli inizi, per molto tempo ho fatto concerti davanti a un pubblico di 15, 20 persone, ed ero felicissimo. Oggi, dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone. I numeri non contano perché ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito.
Un altro dono è la gratitudine nei confronti della bellezza del creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanze dell’ospedale. Il rosso dell’alba è diverso dal rosso del tramonto e se ci sono le nuvolette è ancora più bello. Un altro dono è la gratitudine per la competenza dei medici, degli infermieri, di tutto il personale ospedaliero. La riconoscenza per la ricerca scientifica, senza la quale non sarei qui a parlarvi. La riconoscenza per il sostegno che ricevo dalla mia famiglia, per la forza che ricevo dagli altri pazienti. Li chiamo guerrieri, e lo sono anche i loro familiari e i genitori dei piccoli guerrieri. I veri guerrieri sono i genitori dei piccoli pazienti. Ho portato queste anime con me sul palco. Facciamo loro un applauso.
Quando tutto crolla e resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più. Io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo. E come intuisce Kant, il cielo stellato può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette, io posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento, eppure sento che in me c’è qualcosa che permane ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno. Io sono quel che sono. Voglio andare fino in fondo a questo pensiero. Voglio accettare il nuovo Giovanni, vado?”
E va al pianoforte. E’ visibilmente molto affaticato. La sua, un’autentica lezione di vita.
Si può definire invece mancata l’occasione con il super ospite John Travolta. Cosa chiedere ad un mito assoluto? Di ballare. Modesto siparietto con Amadeus e Fiorello che insegnano all’attore statunitense di origini italiane Il ballo del qua qua. Travolta ha recitato in alcuni fra i film più iconici della storia del cinema, dalla Febbre del sabato sera, a Grease, a Pulp Fiction, ha una storia personale molto intensa e non priva di eventi drammatici. Ci siamo accontentati di un balletto. Un’intervista, no?
In quota fiction Leo Gassmann, che dà il volto a Califano nel film tv in onda su Rai 1 domenica 11 febbraio, all’indomani della finale, si è esibito in Tutto il resto è noia. Voce molto simile a quella del cantante romano.
Doppia orchestra, quella tradizionale di Mirko Casadei e quella moderna, la Nuova Orchestra Santa Balera per celebrare i 70 anni di Romagna mia. L’Ariston veste i colori di una grande balera di liscio. Dono al piccolo bassista undicenne dello spartito originale della celebre canzone. Ricordo del terremoto e delle alluvioni che hanno colpito la Romagna e dell’importanza di non lasciare sola questa terra generosa.
Nel palco esterno in piazza Colombo Rosa Chemical canta il brano dello scorso anno Made in Italy in un bagno di folla. Mentre la nave Costa Crociere ormeggiata al largo di Sanremo diventa una grande discoteca con il dj Bob Sinclar.
Si tocca il tema femminicidio, portati sul palco dal cast di Mare Fuori gli esiti del contributo al cambiamento chiesti allo scrittore Matteo Bussola. E’ nato un nuovo glossario, con otto cardini: Ascolta; Accogli; Accetta; Impara; Verità; Accanto; No; Insieme. L’esortazione finale è: “il futuro dipenderà solo da noi”
Scenografia bellissima realizzata dall’ Architetto Gaetano Castelli, che ha ideato e approntato nella sua vita professionale 22 scenografie all’Ariston, al quale viene consegnato il premio alla carriera città di Sanremo dalle mani della figlia Chiara Castelli.
Nota a margine sugli ascolti. La prima puntata ha avuto il 65,1% di share. E’ stata seguita da una media di 10,6 milioni di telespettatori. C’è molto snobismo intorno al festival, molti dicono di non guardarlo, qualcuno mente. Lo seguono in tantissimi. E sotto la doccia stamattina mi arriva la voce che cantavano Un ragazzo, una ragazza la canzone dei The Kolors.
Queste le pagelle della seconda serata del Festival di Sanremo
AMADEUS – VOTO 7 La macchina è partita, la velocità di crociera impostata. C’è solo da godersi il viaggio fino a sabato sera. I cantanti stasera sono 15 e non c’è la cavalcata senza respiro di ieri, tutto è più rilassato (merito pure degli ascolti da record), anche Amadeus, che sembra meno brillante del debutto. L’adrenalina è scesa, gli ascolti continueranno a stupire.
GIORGIA – VOTO 7,5 Vince il festival di Sanremo… Giorgia. Ah, no. Quello era il 1995. Peccato! L’Ariston è prigioniero della sua voce e dei suoi successi da E poi che ha spento 30 candeline, al medley che inanella Oronero, Gocce di memoria, Quando una stella muore, Di sole e d’azzurro e l’immortale Come Saprei. Le gag della co-conduzione non le rendono giustizia, ma datele un’asta e un microfono e addio a tutti
GIOVANNI ALLEVI – VOTO 10 Dieci al suo talento, ma soprattutto al racconto del suo dolore e della sua malattia. E alla forza che ha voluto trasmettere con un messaggio di speranza e positività, nonostante tutto. Dieci anche alle lacrime che sono scese copiose. “Senza certezze sul futuro vivo il presente più intensamente”. Forza maestro!
JOHN TRAVOLTA – SENZA VOTO Occasione sprecata. Al Festival la febbre del sabato sera non è salita. L’attore è costretto da Amadeus e Fiorello a esercitarsi in un imbarazzante ballo del qua qua. Chissà se era previsto nel metodo Stanislavskij. Imbarazzante per lui, per gli autori che l’hanno pensato, per Fiore e Ama che fanno finta di divertirsi. E per tutti noi davanti allo schermo. Davvero.. ma perché?
CAST MARE FUORI – VOTO 7 Occasione colta. I giovani attori della fortunata serie fanno la passerella per promuovere la fiction, ma lo fanno portando un messaggio importante contro la violenza sulle donne e proponendo un nuovo dizionario dell’amore che prevede parole da condividere. Come fare promozione con intelligenza.
ARTISTI PRESENTATORI – VOTO 8 Menzione speciale per i 15 artisti che non hanno cantato, ma che hanno accettato la proposta di presentare i colleghi. L’idea è carina e funziona. Divertenti e divertiti, per tutti prova superata a pieni voti
Francesca Codazzi
4 risposte
Un Travolta in quelle condizioni non poteva che ‘esibirsi’ in un degradante ballo del qua qua. Quasi non ha parlato, espressione del viso bloccata, movimenti del corpo minimi. D’accordo che non è un ragazzino, ma un po’ di partecipazione in più poteva dimostrarla!
La voce di Giorgia non si discute, i pezzi sono quasi sempre coinvolgenti e interpretati meravigliosamente. È meglio però farla solo cantare. Non è spontanea, fa la spiritosa, vuole essere simpatica. Non è stata a livello di Mengoni.
Grazie Francesca per aver trascritto per intero il discorso del maestro♥️
Per John Travolta non ci sono parole.
Poteva restare a casa sua.
Il maestro Allevi mi ha commosso.