Stanotte sono andata a dormire all’una e mezza, dopo due pisolini. Ho trovato il festival di Sanremo 2025 noioso. Carlo Conti sa usare al meglio i ritmi televisivi. Ha evitato monologhi inutili. I coconduttori nelle varie serate sono stati gradevoli. Soprattutto Geppy Cucciari che ha fatto una satira raffinatissima, senza poterla fare, a dimostrazione che si può far sorridere con grazia, insinuandosi fra le pieghe della liturgia festivaliera e fra le maglie di un Paese appiattito, pauroso, rassegnato, tutto impostato sulla modalità del politicamente corretto. Il punto dolente sono le canzoni. Sono troppe e molte non comunicano nulla. C’è una crisi creativa palpabile. Pochi autori hanno firmato tanti pezzi. Com’è possibile? L’ispirazione immaginativa è asservita al commercio, altrimenti non si spiega. L’arte non vuole dare del tu ai polli in batteria. L’arte rompe gli schemi. Innova. E invece?
Stamattina mi sono svegliata e ho interrogato Google. Ha vinto Olly. Io Olly non l’ho visto arrivare. La sua canzone è debole, scontata, non è all’altezza della sua innegabile freschezza, del resto ha 23 anni e il mondo in mano. Voglio sapere chi ha votato. Google mi informa che hanno votato il pubblico con il televoto per il 34%, la giuria della Sala Stampa, tv e web per il 33% e la giuria delle radio per il 33%. Forse sono stati lungimiranti. Ma non dimentichiamoci che questo ragazzotto genovese deve rappresentarci all’Eurovision. Ne avrà il carisma?
Mi piace tanto il secondo posto. Lucio Corsi ha veramente portato un barlume di profonda leggerezza. Sembra il menestrello di un castello medioevale. Pare di vederlo mentre allieta la corte tormentata dai litigi fra vassalli, valvassori e valvassini. Lo illumina un po’ di Camerini e un po’ di Rino Gaetano. Una voce come la sua mancava. E’ originale, il messaggio è potente. Mi fa piacere sia emerso, anche con il riconoscimento del premio della critica. Il terzo posto è per Brunori Sas, il cantautore che più assomiglia ai cantautori classici. Per me resta un De Gregori che non ce l’ha fatta, anche se è pur vero che il suo testo è il migliore del festival, con tanto di riconoscimento ufficiale. Al quarto posto si colloca Fedez. l’ho trovato sincero. Il suo brano è intimo, forte, ci mette la faccia e non scrive per niente male. La serata cover con Masini in Bella stronza mi ha emozionata. Forse perché la cantavo a squarciagola in macchina trent’anni fa. C’è stato un effetto nostalgia, donandomi istanti che ho rivissuto con piacere. Il quinto posto va a Cristicchi con il brano dedicato alla mamma (ma non è la sua!!) affetta da Alzeimer. Diciamolo subito, non è una canzone: è una poesia che tocca l’anima più alla lettura che all’esecuzione. Mi sta bene la collocazione. Restano estromessi dalla cinquina Giorgia, che era la favorita per la vittoria, e Achille Lauro. Sono due personaggi interessanti, ma Giorgia non riesce a trovare autori all’altezza delle sue doti canore e interpretative e Lauro ha una canzone senza messaggio compiuto. Lui mi piace un sacco, adoro la sua postura, il suo modo di cantare annoiato, il suo abbigliamento griffato, ma alla fine non mi arriva del tutto, perché mi sfugge il suo vero intento comunicativo. Seguono in classifica altri 23 cantanti che si spartiscono un bottino, fra poche vecchie glorie e giovani arrembanti. Ranieri e Marcella sono bravissimi, con canzoni inadeguate. Lo stesso altri come Noemi che ha una voce magnifica, con un pezzo debolissimo. Segue un corteo di giovani che non fanno breccia in me, per temi e speranze trattate. Non riesco ad essere obbiettiva. Mi pare una minestra insipida. Tony Effe, ne prendo uno, doveva buttare giù il teatro e canta a fil di voce: Damme na mano. Non è Califano e Roma preziosa come un gioiello merita ben più di tre strofe buttate lì, senza cuore.
Il Festival mette infine in luce la classica dicotomia fra cantanti datati e nuovi virgulti e i commentatori seguono di conseguenza la loro inclinazione anagrafica, fra diffidenza e apertura di credito. E’ sempre stato così e questo festival, forse più di altri, evidenzia questa spaccatura, oltre a una stasi creativa imbarazzante. Accontentiamoci. E allora: forza Olly!
Francesca Codazzi
Serata finale. Ahimé serata fiacca, zero show. Conti non ha lasciato spazio a nessuno. Peccato vedere Cattelan, un cavallo di razza, relegato a valletto. Non mi è mai piaciuta la Marcuzzi, sopravvalutata, ma almeno ha fatto fare due risate, anche se in modo banale e poco originale lontano anni luce dalla Geppi. A livello di spettacolo la serata meno riuscita. Il nuovo brano di Mamhood è un altro capolavoro, con un gran significato.
La classifica: Olly ha un bel pezzo ed era molto credibile nella sua interpretazione e poi è giovane. Quindi, alla fine, anche se non era il mio preferito, non mi dispiace che abbia avuto questo grande risultato e poi la sua genuina emozione ha commosso anche me. Lucio Corsi credo sia la rivelazione assoluta di questo festival. A parte che ha un pezzo assolutamente perfetto, delicato e forte allo stesso tempo, vero nel testo e musicalmente completo, ha dimostrato che anche ai nostri tempi un “antidivo” può arrivare al pubblico, ai media, alla radio e già questa è una gran cosa. Lo andrò a scoprire e a conoscere.
Brunori SAS ha una canzone oggettivamente bella, è un cantautore che sa anche cantare molto bene, forse non arriva subito, ma è proprio un gran pezzo. Di Fedez ho già scritto: un teatrino ad arte per farci dire: “povero bravo ragazzo”. Il pezzo è efficace ma l’avrei voluto fuori dai 5 finalisti.
Cristicchi ha un brano d’effetto, che arriva e commuove, lo trovo poco cantato e più recitato. Quel poco che canta, lo canta stonato.
Mi dispiace moltissimo per Giorgia che, oltre ad essere la migliore per intonazione, aveva una canzone che, finalmente, esaltava la sua vocalità. L’unico suo “difetto” è che, a me, quando canta non emoziona quasi mai. Ma doveva essere nei primi tre!
E poi Achille… Ha dimostrato un’altra volta di essere un fuoriclasse, uno che sa stare sul palcoscenico in qualsiasi veste e che sa scrivere e interpretare brani di un’intensità pazzesca. Bravo! Anche lui avrebbe dovuto essere almeno nei primi cinque.
Ci sono altre canzoni che ci accompagneranno, tra tutti mi viene da nominare Noemi, Gabbani, Coma_Cose, Bresh e Rkomi.
Grazie a tutti coloro che hanno visto queste serate con me, al prossimo anno e… W Sanremo!
#sanremofestival #festivaldisanremo #sanremo2025
Alessandro Parmigiani
3 risposte
Olly, per molti uno sconosciuto. Ma pare che i suoi concerti siano esauriti anche prima della vittoria al festival. Impareremo a conoscerlo, sperando che non sia una meteora. La cosa positiva è che si presenta in modo positivo, che canta, scrive, e non fa né rap né trap, è un ragazzo giovane e se sarà in grado di impegnarsi e studiare, di approfondire, avrà davanti un futuro. Ha l’aspetto di un ragazzo semplice e non arrogante, rispettoso. Un esempio buono e i nostri ragazzi ne hanno bisogno. Un cantautore fresco che non punta su tatuaggi e fisicità ( che non gli manca). Basta con offese e parolacce.
Ipotesi complottiste sulla quarta vittoria della manager Marta Donà. Ma tra tutti e quattro i suoi artisti, i Maneskin, Mengoni, Angelina Mango e Olly, solo a quest’ultimo avrei dato la vittoria. Da brividi però ricordo la canzone di Diodato che vinse l’anno della covid. Della Marcuzzi ho ammirato in particolare la scollatura, decisamente meglio del bacio tra Fedez e Rosa Chemical. Del valletto di Conti il cuoricino fatto con le dita. Avrà tempo per farsi rivalere. Si registra la débacle degli autori cremonesi. Eccesso di lavoro? Ad essere più sobri forse migliora l’ispirazione. Per la prima volta ho apprezzato Elodie come cantante. Nel resto l’avevo già apprezzata. E della voce di Kekko dei Modà nessuno ha detto niente? Immortale, di elevatissima caratura. Mi ha colpito la conversione di Lauro, quasi bacchettone, Irriconoscibile. A mio modesto parere, migliore in tutto rispetto agli esordi. Omaggio meritato a Venditti, a girare e cantare alla sua età con 37.5 di febbre da una settimana, non mi pare una saggia idea. Trasmissione nettamente più sobria, più elegante e quindi rispettosa anche del pubblico rispetto alle ultime edizioni. Edù anche musicalmente di migliore livello. Mi ha fatto tornare la voglia di guardare Sanremo, mentre Amadeus me l’ aveva fatta scappar via. Poi dopo un po’ schiatto ed ho saputo del vincitore stamane su Google. Ci poteva stare Olly, era tra i miei favoriti.
Da ciò che leggo, anche altrove, e che ho ascoltato, vi è la conferma che il festival non mette mai d’accordo nessuno, d’altronde come deve essere. Il mercato della canzone è quello che vogliono farci ascoltare. In realtà la discografia italiana, quella indipendente, non vive sul denaro ma sulla qualità, ma non ha spazio al festival e neppure nei format musicali perché non ha risorse economiche. Un controfestival forse metterebbe davvero d’accordo tutti.