Schlein, non l’hanno vista arrivare, apparirà in provincia di Cremona?

5 Marzo 2023

«Ancora una volta non ci hanno visto arrivare». Con questo biglietto da visita si è presentata Elly Schlein, pochi minuti dopo avere asfaltato Stefano Bonaccini e vinto le primarie che la incoronano segretaria del Pd. Degna di un film di Woody Allen, titolo di un libro americano sul femminismo e non pubblicato in Italia, la citazione – elitaria – segna e definisce l’humus nel quale è cresciuta la Lady Oscar piddina. Genitori docenti universitari, padre ebreo, nonno senatore socialista poi radicale, la neosegretaria guerriera è nata a Lugano, «bella o dolce terra pia» secondo una famosa canzone cara agli anarchici.  Italiana, cittadinanza Usa, naturalizzata Svizzera, femminista, borghese, popolare e populista, movimentista, prima dentro al Pd, poi fuori e di nuovo dentro, secchiona, laurea in giurisprudenza, la pasionaria Schlein, 38 anni, va di corsa e non si fa mancare nulla.  Di tutto, di più.

Oggi deputata, in passato europarlamentare e vicepresidente della Regione Emilia Romagna, può vantare anche l’impegno di attivista nelle campagne elettorali (2008 e 2012) dell’ex presidente americano Barack Obama. Mica una cazzata. È solo un assaggio, ma sono disponibili altre portate, sufficienti per un’indigestione.  Non è Rosa Luxemburg, né Anna Kuliscioff, rivoluzionarie ebree con soggiorni svizzeri. Neppure Nilde Jotti, comunista e prima donna presidente della Camera. Non Emmeline Pankhurst, icona delle suffragette. Neanche Gloria Steinem, femminista, braccio alzato e pugno chiuso. È un po’ tutte queste. Una miscellanea. Un pot-pourri. Nel suo discorso della vittoria ha ricordato la brasiliana delle favelas Marielle Franco, assassinata a 38 anni, paladina dei diritti di donne, neri, LGBT e indigeni. Assomiglia alla Katie Morosky di Barbara Streinsand in Come eravamo. Ebrea, militante comunista ai tempi del maccartismo, impegnata a rendere migliore il mondo,  Katie si accompagna con Robert Redford,  mentre Elly con una donna.

È la signora dei record. Prima segretaria degli eredi del partito comunista, quello del centralismo democratico e della linea rigida e divieto assoluto di sgarrare, pena l’espulsione.   Prima segretaria decisa non dagli iscritti al partito, i quali avevano scelto Bonaccini. Prima segretaria fluida per un Pd fluidissimo, quasi ectoplasma. Prima a mettere una pietra tombale sul partito monolite ideologico e fortezza inaccessibile ai non tesserati. Bene, brava, bis, ma per quale motivo iscriversi al Pd se il segretario lo decidono gli altri?   È vincente. Partita sfavorita o underdog, come si è autodefinita Giorgia Meloni, la sua equivalente della riva opposta, ha fatto tabula rasa dell’esercito avversario.

A Cremona ha trionfato in 10 seggi su 12.  A Crema si è regalata un filotto: 5 su 5. A Casalmaggiore ha doppiato l’avversario. Nel resto della provincia ha lasciato le briciole al pragmatico Bonaccini. Ottimo amministratore, ma monotono, pedante, didascalico.  Più burocrate che capopopolo, il presidente dell’Emilia Romagna ha pagato pegno alla brillante, tosta e frizzante comunicatrice antagonista, nonché rivoluzionaria, almeno a parole, capace di essere più in sintonia con i tempi. Difficile ipotizzare quali ripercussioni avrà lo tsunami Schlein sul nostro territorio. La cautela è d’obbligo. Lo scetticismo in agguato. 

Non sarà semplice modificare abitudini consolidate negli anni. Evitare accordi regolati dal principio Franza o Spagna purché se magna. Ritornare alla politica protagonista. Limitare inchini e salamelecchi di segretari di partito e pubblici amministratori alle associazioni di categoria non tutte in buona salute. Non tutte modello di efficienza. Non tutte potenti quanto vogliono mostrare. Sarà un’impresa essere «quel partito che non si dà pace finché non avremo posto un limite alla precarietà o un limite ai contratti a tempo determinato, finché non avremo abolito gli stage gratuiti, lottato per portare a casa il salario minimo».

 Ci vuole coraggio dote che, in questi anni, in provincia di Cremona, raramente il Pd ha dimostrato di possedere.

Invertire la direzione comporta una riflessione critica sulla necessità o meno di realizzare l’autostrada Cremona-Mantova. Paolo Bodini, sostenitore dichiarato della neosegretaria, durante un confronto tra i candidati locali alla Regione, organizzato in comune a Crema dall’Area omogenea, è stato lapidario: «Lautostrada Cremona-Mantova è inutile e i finanziamenti ad essa destinati dovrebbero essere dirottati su altre infrastrutture» (Vittorianozanolli.it, 6 febbraio).

Il nuovo corso del Pd pone i dirigenti del partito davanti ad un bivio. O continuare a sostenere il presidente della provincia Mirko Signoroni, eletto con una modalità in netto contrasto con la rivoluzione annunciata dalla neosegretaria. Oppure metterlo in discussione. La via della redenzione costringe il Pd a decidere se proseguire con i minuetti, le farse, le camarille per la spartizione dei posti anche nella bocciofila. Se insistere a collezionare figure barbine, o modificare registro e scegliere per il bene comune.

Il prossimo anno si terranno le elezioni comunali a Cremona. Fino a pochi giorni fa uno dei nomi più gettonati per la corsa alla poltrona di sindaco era Luciano Pizzetti. Non è appassionato di manga, ma è arrivata Lady Oscar. Dovrà iniziare a leggerli.  Se è intenzionato a rimettersi in gioco, non potrà sfuggire al confronto con lei e le sue indicazioni. E anche coloro che lo incoraggiano e lo spingono verso la competizione elettorale saranno costretti ad adeguarsi.

L’ambiente è uno dei temi portanti del progetto Schlein. In provincia di Cremona, in particolare nel capoluogo, tira una brutta aria. Funerea. Se la conosci la eviti.  Tutti lo sanno. Anche Il Pd. Però non ha imbracciato il bazooka e minacciato di usarlo per costringere i responsabili della salute dei cittadini ad intervenire per renderla meno mefitica.  Ha preferito mettere la sordina, glissare. Evitare polemiche. Quasi mai ha gridato. Ha sussurrato. Belato. 

Per i seguaci della generalessa è il momento di battere i pugni sul tavolo. Di incalzare istituzioni ed enti deputati alla salvaguardia dei polmoni della gente. Di pretendere azioni efficaci per ridurre i rischi di inquinamento. In caso contrario, il loro stare nell’esercito della Schlein è una farsa. Un bluff. Fumo negli occhi. 

Sulla sanità la guardiana dei diritti del popolo ha promesso fuoco e fiamme. In questi giorni la Procura di Bergamo ha riportato sulle prime pagine dei giornali e nei talk show la tragedia del covid. La medicina del territorio e la prevenzione sono ritornate nei discorsi di politici ed esperti. Dei parolai. Dei cacciatori di visibilità chiamati opinionisti. 

Medicina del territorio e prevenzione erano già state dimenticate mentre ancora si seppellivano i morti. Già archiviate nell’aprile 2021 quando, main sponsor l’eurodeputato galattico Massimiliano Salini, veniva lanciata l’idea di un nuovo ospedale per Cremona. «Dovrebbe essere costruito partendo da strutture di ultimissima generazione, a servizio di tutto il territorio, innanzitutto per un nuovo pronto soccorso, una medicina d’urgenza, e una nuova diagnostica, che si è rivelata cruciale nell’emergenza covid» (Cremonaoggi, 28 aprile 2021).

Attilio Fontana e Letizia Moratti, allora rispettivamente presidente e assessore al welfare della Regione, ci mettono i soldi (non loro). La medicina di base finisce in cavalleria. Resta nel sottoscala. Il Pd tace e chi tace acconsente. La sostituzione dell’autista dovrebbe ridare voce ai muti. Se restano tali, addio rinnovamento. Da non sottovalutare il problema della leadership provinciale. La più accredita a prenderla è Stefania Bonaldi, ex sindaco di Crema.  Nata gazzosina alla menta, diventata tequila bum bum, è la Lady Oscar della Repubblica del tortello. Cremona accetterà?

«Ancora una volta non ci hanno visto arrivare». Ma quelli orbi potrebbero favorire la partenza e poi commentare: «Ancora una volta li abbiamo visti andare via».  E in molti sono già seduti sulla riva del fiume per osservare l’esodo. E applaudire. E, perché no, brindare. Ma di nascosto. L’unità del partito va salvaguardata. L’ipocrisia pure.

 

Antonio Grassi

2 risposte

  1. In questo momento nessuno e dico nessuno voleva prendersi l’onere della dirigenza PD.neanche Bonaccini ….tutta una farsa. serve un agnello da sacrificare ed è stata trovata la Schlein.poi si vedrà chi realmente voleva correre per la segreteria

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