Neppure l’onore delle armi. Trattato come un triste Dreyfus di provincia. Oscurato alla memoria collettiva dei posteri cremonesi. Parlo della mala sorte toccata a Renzo Zaffanella, ex sindaco di Cremona PSI, durante i favolosi anni Ottanta, e passato a miglior vita da quasi due anni: era il 4 ottobre del 2020. In tutto questo tempo non si è ancora trovato uno scalpellino che incida il suo nome sulla lapide che ricorda, a imperitura memoria, i primi cittadini della città. Damnatio memoriae feroce per un politico che, se pur affetto dal gigantismo craxiano, diede una sveglia potente ad una Cremona adagiata sonnolente tra vecchi fasti democristiani e rigidi steccati del Pci. Inutile fare qui l’elenco di quello che portò a termine; importante è, invece, sottolineare la spinta propulsiva per trascinare fuori la sua città dall’anonimato provinciale di sempre. Epigono di un ‘riformismo’ che vedeva nella innovazione la strada per scrollarsi di dosso quell’immobilismo rustico e rurale da sempre cifra mediana di Cremona. Spinta che poi si è afflosciata con le successive giunte cripto uliviste e cripto berlusconiane. Tutto ciò non gli è mai stato perdonato dalle successive élites politiche.
E così la lapide nel cortile Federico II continua a rimanere orfana del suo nome. Del resto questa mancanza, credo non dispiaccia neanche a Renzo, visto che quella lastra marmorea è proprio sopra i ‘cessi’ pubblici della città. Un disonore per chi ha inciso il suo nome, ma soprattutto un disonore per chi deve gestire quel monumento di memoria della città.
Ghino di Tacco
4 risposte
Altro segno distintivo di una città alla deriva
Giusto appunto alla comunità cremonese che dimentica…..Però che anche i nostri giornali nostrani non citino mi sembra una mancanza imperdonabile considerando l’elevatura di ZAFFANELLA rispetto agli altri che sono venuti dopo…..forse con la sola esclusione di Corada.
Voglio ricordare durante la gestione Zaffanella, il progetto per un nuovo Palazzo dello Sport da 5500 posti sul modello di quello edificato a Montichiari. Progetto che la miopia della successiva Giunta Garini-Tadioli affossó repentinamente pagando penali stratosferiche!
Ero consigliere comunale dal 1985 al 1990 e vissi direttamente quella questione. Se non ricordo male il progetto era molto piu’ vasto di quello espresso dall’amico Torresani. Infatti Zaffanella parlava apertamente di una struttura per grandi eventi, tipo concerti et similia. Mi opposi fermamente all’interno del mio gruppo, e non fui il solo. La motivazione: esisteva una priorità sulla quale non si poteva più chiudere gli occhi, quella delle condizioni penose in cui versava l’Ospizio Soldi. Qualcuno ha forse dimenticato i camerini maleodoranti in cui giacevano 50 pazienti? Questa è stata la sola opposizione del gruppo PCI. Sono piu’ che mai certo che la nostra fu una scelta di civiltà.