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Scosse Cremona dall’immobilismo: resa giustizia al sindaco Zaffanella

20 Maggio 2023
Meglio tardi che mai. L’Amministrazione comunale di Cremona ha reso giustizia a Renzo Zaffanella, sindacalista, deputato socialista e infine sindaco di Cremona dal 1980 al 1990, nel primo mandato alla guida di una giunta social comunista e poi a trazione Dc-Psi allargata al Pri, partito che in corso d’opera uscì dalla maggioranza. Il sindaco Gianluca Galimberti e il suo esecutivo dopo due anni d’attesa hanno finalmente ingaggiato uno scalpellino che ha inciso il nome di ‘Zaffo’ sulla lapide che ricorda i primi cittadini della città. Li aveva sollecitati su queste pagine il 2 agosto 2022 con un articolo l’editorialista Ghino di Tacco, articolo che ripubblichiamo a imperitura memoria.
Neppure l’onore delle armi. Trattato come un triste Dreyfus di provincia. Oscurato alla memoria collettiva dei posteri cremonesi. Parlo della mala sorte toccata a Renzo Zaffanella, ex sindaco di Cremona PSI, durante i favolosi anni Ottanta, e passato a miglior vita da quasi due anni: era il 4 ottobre del 2020. In tutto questo tempo non si è ancora trovato uno scalpellino che incida il suo nome sulla lapide che ricorda, a imperitura memoria, i primi cittadini della città. Damnatio memoriae feroce per un politico che, se pur affetto dal gigantismo craxiano, diede una sveglia potente ad una Cremona adagiata sonnolente tra vecchi fasti democristiani e rigidi steccati del Pci. Inutile fare qui l’elenco di quello che portò a termine; importante è, invece, sottolineare la spinta propulsiva per  trascinare  fuori la sua città dall’anonimato provinciale di sempre. Epigono di un ‘riformismo’ che vedeva nella innovazione la strada per scrollarsi di dosso quell’immobilismo rustico e rurale da sempre cifra mediana di Cremona. Spinta che poi si è afflosciata con le successive giunte cripto uliviste e cripto berlusconiane. Tutto ciò non gli è mai stato perdonato dalle successive élites politiche.
E così la lapide nel cortile Federico II continua a rimanere orfana del suo nome. Del resto questa mancanza, credo non dispiaccia neanche a Renzo, visto che quella lastra marmorea è proprio sopra i ‘cessi’ pubblici della città. Un disonore per chi ha inciso il suo nome, ma soprattutto un disonore per chi deve gestire quel monumento di memoria della città.
Ghino di Tacco

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