Non troviamo le parole per esprimere la nostra vicinanza e solidarietà alle famiglie edù ai ragazzi che fruiscono del servizio SAAP, per esprimere il nostro sostegno ai lavoratori e ci spiace fortemente che in questi giorni il loro risveglio abbia l’amaro in bocca. Tutte queste persone stanno toccando con mano, diventandone soggetti passivi e impotenti, cosa significa il sistema degli appalti, la privatizzazione dei servizi pubblici, che non conosce limiti, neppure quando si tratta di servizi alla persona. L’appalto non mette al centro la persona e i suoi bisogni, ma l’interesse economico di chi ne ottiene l’affidamento ed è giusto così, perché chi impiega mezzi e risorse ha il diritto di vedersi remunerato il proprio investimento. Ma un conto sono gli appalti di lavori e un altro gli appalti di servizi. Questi ultimi non dovrebbero esistere, perché a fronte di chi ci guadagna, qualcuno ci perde: i lavoratori e gli utenti. I lavoratori non sempre vengono retribuiti per il lavoro che svolgono, per la professionalità e per l’impegno che viene loro richiesto. I diritti degli utenti diventano la merce di scambio.
Grazie alla cosiddetta “clausola sociale” ogni volta che l’appalto viene rinnovato i lavoratori cambiano datore di lavoro, che, se da una parte forse garantisce la continuità dell’assistenza, dall’altra chiede agli operatori di adattarsi alla visione e ai metodi del nuovo datore di lavoro. Queste figure andrebbero di diritto inserite nell’organico del personale scolastico, allo scopo di garantire l’effettiva inclusione scolastica, dare certezze alle famiglie e per valorizzare una categoria di personale altamente qualificata, liberandola da una condizione di precarietà lavorativa e retributiva.
Qualcuno ci ha detto che la nostra è pura utopia, replichiamo invece che è solo questione di volontà politica. La stessa volontà politica che, a partire dagli anni 90 del secolo scorso, ha deciso di contenere la spesa per il personale della pubblica amministrazione, che ha bloccato per anni le assunzioni, introducendo e favorendo il ricorso agli appalti che ha significato il trasferimento di ingenti risorse dal pubblico al privato, smantellamento di servizi anche di qualità, precarizzazione del lavoro e salari sempre più bassi.
Raramente i lavoratori degli appalti raggiungono condizioni di lavoro e un salario che si possano definire dignitosi e anche la nostra Amministrazione, che a parole si definisce accogliente, inclusiva e dialogante, si contraddice coi fatti, basti pensare a quali condizioni ha rinnovato l’appalto per i servizi di pulizia e attività di accoglienza e supporto al personale educativo presso le scuole di infanzia e gli asili nido comunali e quello del SAAP.
Non ci sono soluzioni rapide cui ricorrere, perché le regole sugli appalti sono quelle e una volta accettate, tornare indietro è difficile. Per cambiare bisogna unirsi e chiedere insieme che certi servizi vengano svolti con personale alle dirette dipendenze dell’ente pubblico, bisogna creare un movimento di opinione che faccia pressione affinché venga radicalmente cambiata la normativa sugli appalti.
Confidiamo e rimaniamo disponibili al dialogo, alla collaborazione per trovare insieme soluzioni che possano migliorare la qualità di vita degli educatori, dei ragazzi disabili e delle loro famiglie.
Paola Tacchini
capogruppo consigliare Movimento 5 Stelle e Cremona Cambia Musica
Una risposta
Brava! Appalti dei servizi? Opera demoniaca.