Fa discutere in questi giorni a Cremona la notizia che una cooperativa di Bergamo, la Progetto A, un colosso con 4500 dipendenti, si è aggiudicata l’appalto dei servizi SAAP (sono gli educatori scolastici) . Ha sbaragliato, nella gara d’appalto al ribasso, il cartello di 5 cooperative cremonesi, unite in una rete temporeanea d’impresa, che da dieci anni gestisce le attività educative per bambini e ragazzi speciali nelle scuole cremonesi. Parliamo di un gruppo di 156 operatori, un piccolo esercito, pacifico, che sta vivendo giorni di apprensione. Non li consola il dettaglio che la cooperativa subentrante, non per bontà d’animo, ma per legge, dovrebbe garantire la salvaguardia sociale, ovvero assicurare il posto di lavoro al personale, che passerebbe direttamente alla nuova cooperativa.
Ne abbiamo parlato con un’educatrice, alla quale garantiamo l’anonimato.
Perché siete in agitazione?
“Perché con le nostre cooperative c’era una regia unica, il nostro lavoro è frammentato in spezzoni di orari, che negli anni si è perfezionato e personalizzato. Non siamo certi che venga garantita la stessa attenzione su tanti casi particolari che ci sono. Io, ad esempio, lavoro 11 ore, un pacchetto con un Istituto, e altre 19 ore di educativa scolastica per una cooperativa della nostra rete. Progetto A mi potrebbe garantire le 19 ore, ignorando la mia situazione generale. Che non è solo mia. E’ il risultato di un gioco a incastro complesso, che garantisce una copertura a 360 gradi sui bambini e sui ragazzi che seguiamo. La frammentazione non gioverà. Ci stanno chiedendo se stare dentro o fuori. Molti colleghi hanno già lasciato. A metà anno scolastico ci sarà grande confusione. Il nuovo servizio parte il primo marzo”.
La gara d’appalto appare regolare. Sapevate che a metà anno ci sarebbe stato un nuovo bando. Anche se sembra assurdo.
“Le motivazioni tecniche, legate a un adeguamento salariale che ci hanno portato qui sono legittime, ma rivoluzionare tutto a metà anno scolastico è folle. Non solo, tutto ciò avviene dopo dieci anni di rodaggio di un sistema e per me venti di esperienza”.
Il vostro è un lavoro che si basa sulla competenza, dovete essere multiverso, muovervi con disinvoltura, trattando diverse disabilità. Ma soprattutto è un lavoro che si fonda sulla relazione con ragazzi, famiglie, istituzioni. E’ un lavoro di grande responsabilità.
“Le relazioni non si costruiscono in un mese, sono spesso frutto di anni di esperienza, a volte di errori, di tentativi. Riferirsco una cosa che può apparire un’inezia, banale, ma è fondamentale: siamo noi ad avere i contatti con gli autisti che gestiscono il servizio dei pulmini. Siamo un punto di riferimento per ogni più piccola cosa”.
Mi puoi dire qual è la paga mensile base, diciamo per 30 ore di servizio?
“La paga dipende dalle ore, dall’inquadramento, dall’anzianità. Per 30 ore si percepiscono poco più di mille euro”.
E’ una guerra fra poveri.
“Sì, ma la cosa che ci preoccupa di più è garantire il servizio, che oggi funziona. Si è creata un’amalgama perfetta fra colleghi. Ci conosciamo tutti. parliamo dei nostri ragazzi, ci confrontiamo e ci integriamo bene. L’estate è alle porte. C’è il servizio estivo da organizzare. Lo scenario è preoccupante”.
Queste persone accudiscono la parte più delicata e fragile della nostra società. Nelle scuole più all’avanguardia sono attive delle educative di plesso dove quel lavoro in rete è palpabile. E’ un lavoro di squadra, socialmente importante. Questi lavoratori, spesso misconosciuti, e forse mai adeguatamente valorizzati, si impegnano ogni secondo per strappare un briciolo di autonomia e cercare di rafforzare i punti di forza di questi bambini e ragazzi, attivando competenze, progressi, legami. C’è tanto amore in questo lavoro che spesso non si vede. Personalizzazione è la parola che ricorre più spesso. Proprio perché è la persona al centro di ogni cosa. C’è una spinta immateriale forte dietro la scelta di fare l’educatore, anche perché lo stimolo economico ha un appeal veramente modesto.
In queste ore si è mossa anche la politica. E’ stata convocata la Commissione comunale di vigilanza. Sono stati ricostruiti i fatti. Ormai però la vicenda, nel cuore dell’anno scolastico, deve trovare una piega veloce. Per il bene di tutti.
Dispiace constatare che, per pochi spiccioli – ”parliamo di 0,15 centesimi, tale la differenza” secondo quanto dichiara l’educatrice intervistata – un’attività cremonese in rete, un’eccellenza, possa essere stravolta e, forse, in parte compromessa.
Francesca Codazzi
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6 risposte
È anche vero che mi è capitato di sentire racconti molto tristi a proposito di educatori e cooperative. Un educatore che segue due ragazzi entrambi bisognosi di assistenza continua. Uno , gravissimo, in comunità, l’altro, autistico, in famiglia benestante. Uno in una scuola e l’altro in un’ altra. L’educatore, unico, ha scelto di “abbandonare” il ragazzo ricoverato in comunità (molto legato a lui e con difficoltà nello stabilire relazioni) per vari giorni ,con l’arrogante approvazione della sua responsabile, per accompagnare l’altro in settimana bianca. Un racconto che mi è sembrato particolarmente triste. Entrambi i ragazzi avevano bisogno, ma chi aveva alle spalle una famiglia…di più.
E come sempre ci va di mezzo chi ha bisogno ed è debole, da parecchi punti di vista. Il cinismo con cui si trattano i ragazzi fragili e le loro famiglie è davvero indefinibile. Sono loro a fare le spese di scelte e decisioni politiche che hanno poco a che fare con la realtà che vivono tutti i giorni.
Totale solidarietà agli educatori e alle cooperative cremonesi che da anni si occupano di disabilità nel territorio. In nome di una normativa folle che sembra avere l’ossessione della trasparenza, si mina alle basi il sistema educativo assistenziale già positivamente collaudato . Cosa ci sia poi di buono e di giusto in questa regola degli appalti, faccio sempre più fatica a capirlo.
Nessun dubbio che le cooperative cremonesi siano eccellenti (anche se si tratta di auto-valutazione, come troppo spesso capita da noi) però non è detto che i bergamaschi siano peggio. Immagino che, al di là dell’ offerta economica, esistano giudizi su come i bergamaschi lavorino in altre sedi e nessuno ha finora sostenuto che lavorano male. Basterebbe verificare la loro professionalita’: se poi costa meno e ottiene buoni risultati, meglio per loro e per chi dovranno seguire. Purtroppo a Cremona il confronto e la competizione non trovano grande spazio. Se invece dovessimo giudicare dai risultati, come si dovrebbe sempre fare, non sarebbe meglio? In una gara c’è sempre uno che vince e c’è sempre uno che perde, altrimenti che gara è?
A mio avviso gli educatori scolastici dovrebbero essere dipendenti statali proprio come i professori, questo è il modo migliore di garantire continuità agli studenti e dignità retributiva ai lavoratori.
Se la legge prevede appalti e gare per affidare a cooperative esterne allora è giusto che la gara sia reale e che vinca chi soddisfa in modo migliore i requisiti previsti dallo Stato.
Se la soluzione è trasmigrare in toto i dipendenti dalla vecchia cooperativa a quella vincente mi chiedo quale sia il senso di fare una gara di appalto se poi lavora sempre la stessa gente.
Lavoro con una educativa di plesso. Ho trovato persone professionalmente e umanamente preparate e sinceramente non comprendo questo cambiamento che non fa bene a nessuno, forse dovrebbero cambiare altre cose a Cremona. Dopo 38 anni di insegnamento mi piange il cuore vedere pagare i più deboli per un risparmio irrisorio.