Venerdì 25 ottobre alle 16,30 nella sala conferenze Virginia Carini Dainotti della Biblioteca Statale di Cremona, in via Ugolani Dati, Giuseppe Pigoli, medico patologo clinico presenterà il suo ultimo lavoro: ‘I dardi di Apollo. La storia scritta dalle pandemie’. ”Quando si parla di pandemie – spiega Pigoli – il pensiero e lo studio tendono a focalizzarsi sull’agente infettivo. La riflessione sui contagi andrebbe estesa agli agenti che li hanno preceduti e ad essi correlati. Questi eventi possono essere naturali (rari) o causati dall’uomo (più frequenti). E oggi che accade?”. L’autore dialoghera con Claudio Ardigò.
Riflettere sui contagi implica estendere il pensiero anche agli eventi che li hanno preceduti e che
a questi sono strettamente correlati. Questi eventi possono essere naturali, casuali e rari, e voluti dall’uomo, molto più frequenti. Fra i primi va ricordata la peste medievale, preceduta da eventi climatici estremi verificatisi in Asia. Anche l’uomo, modificando l’ambiente, può favorire la diffusione dei contagi. Questi ultimi sovente hanno avuto un “ruolo storico” , nel senso che hanno condizionato o cambiato il corso della Storia.
Più di un esempio può essere citato in proposito: la Guerra del Peloponneso avrebbe conosciuto un altro corso se non si fosse verificata la peste di Atene (430 a.C) , descritta da Tucidide. La peste di Giustiniano (541 d.C) ha portato al crollo della civiltà urbana. La grande moria spopolò le campagne e la vita pubblica si bloccò in tutto l’Impero che, nei decenni successivi, fiaccato dagli eventi, fu coinvolto nella guerra persiana, dopo la quale l’Islam iniziò la propria avanzata a spese di Costantinopoli.
Un grande contagio impedì agli eserciti cristiani di dare la spallata finale all’impero ottomano nel 1687.
L’epidemia Spagnola fu di grande aiuto al generale Armando Diaz che a Vittorio Veneto affrontò un esercito austriaco fiaccato dall’epidemia.
Il passaggio dei grandi contagi lasciava vaste aree spopolate cui seguivano carestie che indebolivano i superstiti che, a loro volta, diventavano facile bersaglio di altri agenti infettivi. Così come le migrazioni più o meno pacifiche portavano con sé germi nuovi contro i quali le difese immunitarie erano inefficaci.
Oggigiorno, a seguito dei grandi successi della scienza, abbiamo sviluppato una eccessiva fiducia nelle terapie, al punto che crediamo che i contagi “storici” come peste, TBC, malaria siano relegati in terre lontane, non realizzando che in un mondo globalizzato tutto è più vicino di quanto non si creda. Oltre a ciò disboschiamo, alziamo la temperatura, incentiviamo il sovraffollamento urbano cui si accompagna l’abbandono degli ambienti rurali. La separazione delle aree urbane da quelle selvagge è sempre più sottile. Le sperequazioni economiche accrescono miseria e denutrizione. In altre parole stiamo preparando la strada a epidemie vecchie e nuove contro le quali la scienza, da sola, non sarà in grado di affrontare compiutamente il problema.
Il quadro è reso ancora più drammatico dal fatto che gli organi responsabili faticano ad accettare che in un mondo globalizzato appare doveroso arginare i contagi mediante strategie sinergiche in cui scienza e politica possano lavorare insieme.
La ricca esperienza storica potrebbe insegnarci molte cose in tema di prevenzione, ma, come diceva Antonio Gramsci “la Storia insegna, ma non ha allievi”.
Giuseppe Pigoli
Una risposta
Bravo. Peccato non poter esserci.