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Sinistra filoaraba e destra filoisraeliana: posizioni radicali nate con Khomeini

5 Febbraio 2024

Nel penultimo editoriale ho scritto di quanto in passato le posizioni politiche filoarabe o filopalestinesi e quelle filoisraeliane fossero diverse rispetto a quanto oggi stiamo vedendo dopo i fatti di Palestina, e di come il comunismo internazionale dopo il ’45 fosse a favore di Israele e di quanto invece la DC italiana fosse rimasta filoaraba per anni.

Tra le tante ragioni che favorirono l’invertirsi nel tempo di queste posizioni vi fu certamente la Rivoluzione Iraniana del 1979.

Al Khumaini, meglio noto in Occidente come Khomeini, dopo decenni di esilio a Parigi rientrò a Téhéran per presiedere il grande consiglio degli ayatoallah destinati a guidare il Paese e a prendere il controllo della rivoluzione che aveva costretto lo shah Reza Palahvi II a partire per l’esilio volontario.

Lo Shah fu secondo alcuni un despota arricchito dal petrolio che utilizzava senza scrupoli la sua Savak, la polizia segreta, per incarcerare e torturare i dissidenti e governare l’Iran. Secondo altri fu invece un grande modernizzatore di un Paese estremamente arretrato, un uomo che riuscì a tenere per 40 anni il governo di un paese oggetto dei più voraci appetiti di russi e americani, unico a maggioranza sciiita in un Medioriente tutto sunnita, e al suo interno diviso tra spinte religiose fondamentaliste, socialismo radicale e desiderio di modernità e emancipazione occidentale.

Uomo bellissimo ed elegantissimo, come del resto la sorella Ashraf di cui si narra perfino Stalin si innamorò, incanto’ per anni l’Occidente con lo sfarzo della sua corte e la bellezza della sue mogli, entrambe passate alla mitologia del jet set, Farah Diba e Soraya. Uomo di assoluta eleganza nei suoi abiti sartoriali di foggia rigorosamente europea, con le sue cravatte Dior e i grandi occhiali iconici in tartaruga, fu un assoluto protagonista delle cronache mondane con le sue Lamborghini arancioni e la splendida Maserati coupé che si fece fare su misura e che divenne poi il modello Scià di Persia.

Fu uno straordinario comunicatore della millenaria potenza persiana, riuscendo a trasmettere (mon senza un qualche accenno di megalomania) all’ Occidente il fascino di 4.000 anni di storia cui in realtà non apparteneva: il padre infatti era un siberiano di origini ignote che prese il potere spodestando la ormai rammolita dinastia dei Kajar.

Insomma, lo Shah era un uomo da abbattere come ebbe a dire qualcuno: troppo filooccidentale sia per i socialisti che per i musulmani, troppo indipendente per gli americani, che come sempre anche in Iran combinarono un grande pasticcio, scelse di abbandonare l’Iran al culmine di quella Rivoluzione in parte certamente nata da un profondo disagio, in parte orchestarata da chissà quante intromissioni susse e americane.

Fatto è che il risultato incredibile di questo avvicendamento fu il più fondamentalista e redicale dei regimi mai visti nel mondo islamico, di cui perfino Isis e Talebani sono in un certo senso figli.

Chi ha vissuto quegli anni non dimenticherà mai lo soggezione che in tutti ispirava quell’uomo impenetrabile, avvolto da un turbante nerissimo e dallo sguardo perennemente accigliato e di una severità terrificante. Preso il potere in Iran Khomeini lanciò una Guerra Santa contro il “Grande Satana” degli Stati Uniti e contro tutta la decadenza dell’Occidente. I suoi martiri suicidi, quelli che in Occidente chiamano kamikaze in ricordo dei piloti suicidi giapponesi della seconda guerra mondiale, insaguinarono il Medioriente e l’Occidente seminando terrore con gli attentati suicidi. Questa forma di guerra suicida da allora non ha smesso di caratterizzare il terrorismo islamico, come abbiamo ahinoi avuto ben modo di toccare con mano dalle Torri Gemelle a Londra e Madrid fino ai fatti di Colonia o della Rivière francese. Tutte le grandi piazze d’Europa ne portano ancora i segni con militari e piloni che bloccano preventivamente gli accessi di automezzi sospetti.

Insomma, Khomeini è stato senza dubbio non solo un incredibile leader del terrore, ma anche uno straordinario spartiacque della politica: costrinse l’Occidente ad allontanarsi dalle posizioni filoarabe e l’URSS e il comunismo internazionale ad avvicinarsi sempre più al mondo islamico che di certo non amava particolarmente. Non dimentichiamo mai che URSS detestava ogni forma di religione, e che l’invasione dell Afghanistan da parte di Breznev aveva tra i motivi proprio quello di arginare il fondamentalismo islamico nell’area sovietica. Si deve in gran parte a Khomeini dunque una certa radicalizzazione delle posizioni filoarabe a sinistra e filoisraeliane a destra che dagli anni 80 fino ad oggi ha continuato a crescere, e non è un caso secondo molti analisti che proprio quando ormai il regime irainiano stava per crollare Hamas abbia sbagliato in ottobre l’attacco a Israele, che in effetti tra le tante conseguenze ha avuto quella di distogliere l’attenzione da quanto stava accadendo in Iran.

 

Francesco Martelli

sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

docente di archivistica all’Università degli studi di Milano

cremonasera.it

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