Tempi duri per i cittadini lombardi: non solo il picco epidemico di covid 19, ma anche le PM10, a livelli altissimi ormai da 20 giorni, colpiscono bronchi e polmoni della stragrande maggioranza dei cittadini della Lombardia. Uno stato di crisi ambientale che, senza interruzione, affligge i capoluoghi di Milano, Cremona e Monza dall’8 gennaio scorso, e che progressivamente si è esteso al resto della pianura e nelle valli lombarde, dove ormai da oltre 10 giorni le concentrazioni di polveri sottili superano i 50 microgrammi/mc, la soglia massima tollerata dalle norme europee per gli episodi acuti di inquinamento.
Eppure, secondo il macchinoso algoritmo sviluppato da Regione Lombardia per decidere l’entrata in vigore delle misure di limitazione del traffico e delle altre fonti di inquinamento, l’emergenza non c’è: a differenza di Emilia Romagna e Veneto, le misure attivate sono solo quelle di I livello. Si chiede ai cittadini di abbassare i termostati del riscaldamento domestico e di spegnere il motore in caso di sosta. Le misure di secondo livello, quelle che fermano i veicoli commerciali più inquinanti (i veicoli commerciali diesel Euro 4) e impongono una intensificazione delle attività di controllo, sono attive solo nelle province di Mantova e Pavia, non in quelle della popolosa fascia centrale della Lombardia, la più inquinata secondo i dati diligentemente divulgati da Arpa Lombardia. Evidentemente si continua a confidare che le brezze attese per i prossimi giorni siano sufficienti a portare un temporaneo sollievo ai polmoni lombardi.
‘Stiamo vivendo uno dei più lunghi e opprimenti periodi di smog degli ultimi anni, eppure il silenzio delle istituzioni è assordante, a tutti i livelli. Come se si desse per scontato che, per uscire da questa situazione, solo pioggia e vento possono salvarci. Palazzo Lombardia si astiene dall’attivare misure efficaci per tentare di ridurre le emissioni che sono la causa dell’accumulo di inquinanti nell’aria invernale. E i sindaci, a cui spetta anche il compito di tutelare la salute dei cittadini, dato il periodo complicato causato dalla pandemia, aspettano silenziosi che il tempo cambi. Mai come in questo momento è evidente che le misure da mettere in campo devono essere trasversali se vogliamo tenere sotto controllo l’inquinamento atmosferico prima di arrivare al limite della sopportazione umana’ commenta amaramente Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia.
2 risposte
La questione dell’aria inquinata a Cremona – al secondo non invidiabile posto in Europa per questa caratteristica – è veramente strana perché, se da un lato l’Amministrazione comunale più di tanto non fa, l’opposizione in Consiglio non prende apparentemente iniziative per mettere in difficoltà la Giunta. E di cose se ne potrebbero fare, intanto informare meglio l’opinione pubblica: per esempio, quanti non sanno che anche con le limitazioni di 1^ livello non si possono accendere stufe o caminetti utilizzando biomasse legnose se l’abitazione è dotata di riscaldamento alternativo?
Mi permetto di ricordare che, secondo indagini europee, la quota di inquinamento di cui il traffico è responsabile, sfiora il 20%.