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Sport & scuola in Italia, un rapporto difficile

3 Agosto 2021

Le Olimpiadi sono iniziate il 23 luglio e si concluderanno tra qualche giorno. L’Italia  sta pian piano arricchendo il suo medagliere. Solo due giorni fa, nel giro di dieci minuti il bottino di medaglie d’oro, che dopo la prima conquistata da Vito Dell’Aquila ha aspettato a lungo le successive, ha fatto un balzo in avanti. Ma non dobbiamo sottovalutare le medaglie meno preziose, perché sono sicuramente frutto  di sacrifici e impegno senza limiti. Mai come in questi giorni di interviste dopo le premiazioni e le gare si è sentito parlare dai diretti interessati di sofferenze fisiche e psicologiche, di infortuni gravi curati e risolti, di risultati ottenuti con il cuore, di pressione dovuta all’ansia. Si è vista l’intervista alla mental coach di Marcell Jacobs il quale si è dovuto far aiutare per superare alcune difficoltà, per poi lanciarsi a esprimere in scioltezza le sue immense qualità motorie. Campioni e campionesse che testimoniano il legame strettissimo tra l’indubbio talento di cui sono dotati e la forza di volontà, il lavoro quotidiano  durissimo e disciplinato in palestra e sul campo e la  costante attenzione alla condizione mentale. Ci siamo accorti anche noi che abbiamo ascoltato le loro dichiarazioni  che l’accento è sempre più  posto sulla unità indissolubile tra corpo e mente, che il fisico non basta.

Tutti siamo pronti ad ammirare questi atleti, ginnasti, cestisti, nuotatori, pesisti, tiratori con l’arco e con la carabina, canottieri, canoisti, pallanuotisti, judoka, pallavolisti quando consegnano all’Italia medaglie e risultati, ma prima di arrivare ai vertici quante volte avranno dovuto lottare per allenarsi e meritare la considerazione, l’apprezzamento, la comprensione dei loro insegnanti a scuola, dalle medie inferiori e superiori, dove quasi si provoca fastidio, sino all’università, dove agli asettici docenti dall’alto della loro prestigiosa  cattedra non importa assolutamente niente. Perché da noi si è degli eroi quando si diventa campioni, mentre studenti comuni mortali che si impegnano nel portare avanti sia lo studio che lo sport vengono in realtà ritenuti persone che tolgono tempo allo studio. Quante volte abbiamo sentito insegnanti consigliare di lasciare lo sport? Quante volte si sacrificano le lezioni in palestra in favore di altre materie ritenute più importanti? Quante volte lo sport viene negato perché il rendimento scolastico risulta inadeguato… Come se star bene facendo sport non si ripercuotesse positivamente sull’individuo nella sua completezza, non permettesse una conoscenza di se stessi sempre più approfondita, non regalasse maggior sicurezza, non educasse al sacrificio e all’impegno, alla tensione verso un risultato, non desse la possibilità di avere la consapevolezza delle proprie capacità, dei propri limiti che sono sempre comunque migliorabili e delle proprie risorse non solo fisiche.

D’altra parte   l’educazione fisica come materia scolastica spesso viene ancora poco considerata dai colleghi di altre materie, e poco spazio le è concesso. Alla scuola primaria non sono previsti insegnanti specialisti, e dopo esistono due misere ore settimanali per ragazzi che trarrebbero solo vantaggi da esperienze motorie più numerose. Tutto è da rivedere, e i successi sportivi di questa estate piena di soddisfazioni  per il nostro Paese dovrebbero portare a riflettere molto e a fare scelte diverse per i nostri ragazzi.

 

Paola Pieri

2 risposte

  1. Parole sante, lo sport tranne il calcio, non viene cosiderato eppure quanti atleti hanno ottimi risultati praticando entrambe le ” discipline”
    Diamo più spazio alle attività sportve come fanno altri stati oppure facciamoli convivere serenamente

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