Finalmente sono riuscita a partecipare a uno degli incontri alla Fiera del Libro organizzati da Claudio Ardigò, critico letterario e organizzatore della rassegna. Domenica 7 dicembre, a Spazio Comune, sono stati presentati due libri che gli autori presenti in sala hanno commentato, rispondendo alle domande di Claudio. Eccoli:
Licia Tumminello (foto centrale): ‘Undici giorni – Una storia Siciliana’ (
Questo romanzo descrive la vita di una famiglia siciliana negli anni ‘60 nell’arco di tempo di dodici giorni prima del catastrofico terremoto del Belice (14/15 gennaio 1968). Il protagonista, Antonio, è figlio di una famiglia benestante, ha sorelle e fratelli e, pur vigendo il patriarcato, l’amore tra i due genitori è vero, come verso i figli, ma immancabilmente le generazioni sono in conflitto, con tutte le loro diversità caratteriali. Nel libro c’è il racconto dei disagi di quel periodo. L’amore viene vissuto con dei filtri. Non c’è il dialogo aperto tra fratelli. La figura del padre è positiva ma dentro gli schemi dell’epoca. Il lettore attento, secondo Claudio, amerà trovare il dialetto in alcuni dialoghi, soprattutto tra i due genitori, perché il dialetto è sincerità, è saggezza ed è arricchente ai fini dell’opera stessa. L’autrice svela che cosa sia per lei la metafora dell’onda, spesso descritta nei paesaggi del libro. Sono il movimento, il ricircolo, la forza e le difficoltà, lo scorrere del tempo. Il tempo è un amico/nemico … È un invito a vivere la vita senza troppa programmazione. Non con angoscia, senza temere il futuro, ma affrontandolo con filosofia Si parla di amori di vari generi: tra coniugi, figliare, di facciata, proibiti, passionali, contrastati per la disobbedienza. Amori finiti e amori rassegnati. I personaggi sono di fantasia, eppure c’è dentro anche l’autrice, in un episodio di vita vissuta, di quando aveva dieci anni, perché ogni vero romanzo è un po’ anche un’auto biografia.
Piero Campanini: ‘L’Imperfetta Calligrafia dell’Amore’
Lo scrittore, noto per diversi libri di altro genere letterario, cita che in questo romanzo ha voluto portare una ventata di positività nel descrivere le tipologie dell’amore della vita. All’inizio del ‘900 nasce il genere “romanzo rosa” dove le scrittrici dipingono la donna come un essere fanciullesco, sostanzialmente fragile e che necessita di una figura maschile per realizzarsi, (cita ad esempio Liala autrice anni ’20), oppure in contrapposizione osano approcciarsi nel mondo letterario autrici che creano donne forti, indipendenti e audaci che sanno, pur con fatica, opporsi al mondo maschilista ed emergere in piena autonomia, citando in questo caso la scrittrice e giornalista italiana Mura, che raccontò una storia d’amore quasi impensabile per l’epoca di un amore di una donna benestante per un servitore di colore (Sambadù, Amore Negro) e scrisse molti altri romanzi di eroine “controcorrente”. Nel romanzo la protagonista è una giovane ragazza orfana, allevata dalle suore che ha un difetto fisico molto evidente, il quinto incisivo, che la spinge a chiudersi in una riservatezza e a lavorare sui libri, ricopiando le diverse calligrafie in maniera talmente eccellente che verrà richiesta da un nobile, che non può utilizzare per un problema le proprie mani, per scrivergli la corrispondenza destinata alla amante di questo. La considerazione di base è che tutti noi nasciamo con un difetto e un talento e tutta la vita viene vissuta legata strettamente a questo. Leda ha questa dote, questo talento che è la sua capacità di scrivere imitando le calligrafia degli altri, ma ha anche un difetto fisico, un dente in più, il quinto incisivo, che la fa sentire in difficoltà, perché oltrettutto scopre che nella simbologia superstiziosa e nelle credenze popolari, questa sua pecuniarità fisica la farebbe classificare come appartenente al male. Lei si innamorerà, e scoprirà che la persona adulta è spesso in equilibrio tra il bene e il male, e bisogna saperli accettare, governarli e gestirli.
L’autore, che è anche un rinomato pittore, descrive il parallelismo che lega le due arti, entrambi, i pittori e gli scrittori usano le immagini, uno le rappresenta con i pennelli, l’altro con le parole.
Alla fine, descrive l’immagine finale del libro che vede la protagonista che guarda, quasi come in una citazione biblica cieli nuovi e terre nuove, sulla prua di una nave con accanto due figure maschili importanti per lei, il suo fidanzato e l’amico prete. Eros e Agape, ovvero le due facce dell’amore, quello carnale e quello spirituale. Perché l’eros è desiderio dettato dal bisogno, tensione verso l’alto, amore egocentrico, che ama ciò che ha valore. L’agape invece è dono, sacrificio, abbassamento, amore disinteressato e immotivato, il cui oggetto assume valore per il fatto di essere amato.
Due storie, un tema, tutte le forme dell’amore nella nostra umanità, e visto quello che ci circonda, è sempre importante prendersi una pausa e pensare anche a questo eclettico sentimento, di cui abbiamo tutti bisogno.