L’attuale confusione presso il grande pubblico delle varie tipologie di tampone per identificare una possibile infezione da covid19 (tampone molecolare, tampone antigenico, tampone antigenico rapido, tampone fai da te, tampone salivare) e la verifica della loro differente capacità di identificare il virus è argomento di accesa discussione a incandescente dibattito. Anche perché, chiuse le balere, i dancing, le discoteche, che altro resta alla nostra gioventù se non un’ appassionante e proficua dissertazione sui tamponi per riempire queste noiose serate d’inverno?
Pare in effetti che anche durante il giorno la questione stia diventando sempre più popolare tra le migliaia di persone che attendono il loro turno in fila davanti alle farmacie per eseguire questa diagnostica basata sul tampone. Sbaglia però chi, uscendo dalla farmacia in questione, afferma di essere stato tamponato senza aver compilato il modulo di constatazione amichevole. Il verbo tamponare ha infatti molti utilizzi e può contribuire ad arrestare un’emorragia, magari regolare l’acidità di una soluzione, ma certamente non ad infilare una bacchetta nelle narici del prossimo. Farsi tamponare ha quindi un significato (significante?) diverso dal farsi il tampone e ancora differente da farsi fare il tampone. Senza dimenticare che col tampone è anche possibile esercitare una specifica e periodica azione assorbente e pertanto il suo impiego deve assolutamente considerare anche la tipologia e le dimensioni del dispositivo. Infine, pur se l’impiego diffuso del tampone appare oggi un provvedimento indispensabile dal punto di vista della sanità pubblica, è meglio evitare di definirlo ‘provvedimento tampone’ e quindi utilizzare il termine “tampone diagnostico” per evitare spiacevoli equivoci. Alla fine comunque quello che conta è il risultato che, se negativo, (vero o falso che sia) consente il ricorso a comportamenti tanto sfrenati quanto licenziosi, dove la cautela ha finalmente cessato di rappresentare una virtù.
Maestro Perboni