Charlie, un insegnante di scrittura creativa costretto nelle dimensioni enormi di un cetaceo (“la balena” del titolo), consiglia ripetutamente ai suoi studenti, collegati con lui in videochiamata, di scrivere sempre e comunque la verità. Se si eccettua il fatto che egli preferisca non far vedere come è diventato (e per questo oscura la casella che lo ritrae), il protagonista segue scrupolosamente il suo consiglio, e non si fa nessuna illusione su chi sia e cosa è diventato: conosce bene sé stesso, e sa perfettamente che il suo essersi ridotto alle dimensioni di una balena spiaggiata, in un appartamento claustrofobico ingombro di oggetti e spazzatura, deriva da un profondo senso di colpa: il suicidio del suo compagno, per amore del quale aveva abbandonato la sua famiglia. Intuisce anche molto bene che il suo lasciarsi andare, il sopravvivere sul filo del rasoio di un infarto che alla fine avrà il sopravvento, altro non à che una forma di suicidio a cui si abbandona con ostinazione. Nessuno può salvare un altro, se non lo vuole, come afferma saggiamente Liz, l’unica amica che gli è rimasta e che si prende cura di lui.
Charlie è un uomo fragile e dolce, generoso ed empatico nonostante le apparenze (provvede, fra l’altro, a nutrire gli uccelli ponendo del cibo sul davanzale della finestra); ma è trafitto da una ferita mortale che non vuole rimarginarsi. Nella sua condizione. per tanti versi ripugnante, continua a sperare negli altri, a farsi carico di un ottimismo e di una fiducia che i fatti smentiscono continuamente, e che offre come antidoto alla moglie abbandonata, che ricompare nella sua vita e che gli riconosce proprio questo: la capacità di vedere oltre, in un ottimismo e in una accettazione del “positivo”, che consola e che, dopo la separazione, le è mancato molto.
Costretto a fare i conti con sé stesso negli ultimi momenti della sua vita, Charlie ricerca l’affetto della figlia ribelle e (in apparenza) anaffettiva, un’adolescente aggressiva che addirittura ostenta il suo odio verso il mondo. Ma di lei, l’uomo – pachiderma ha saputo cogliere una generosità di fondo, che si dimostra nel modo in cui riesce a risolvere i problemi di Tommy, un ragazzo sbandato e deluso, che capita nella casa di Charlie in un giorno di pioggia battente. La figlia Ellie (che forse “è l’unica cosa buona ” che ha fatto) ha saputo capire fin da adolescente la verità del padre, rivelandola in un tema che il protagonista considera un capolavoro (di verità, appunto): il padre, avviluppato nell’impotenza e nel senso di colpa, gli appare simile alla Balena Bianca di Melville, ma anche al capitano Achab che gli dà la caccia nello sforzo illusorio di dare un senso alla propria vita. Il recupero del rapporto con la figlia avviene in un finale insolitamente sereno e consolatorio per un film di Aronofsky: il padre riesce a trascinare il suo corpaccio deforme verso la figlia, e poi si eleva in un alone di luce (la morte? Certamente la pacificazione), attraverso il ricordo lontano di un giorno felice, durante una vacanza al mare con la famiglia.
The whale non è un film facile e offre scarso aiuto nella decodifica del suo significato profondo e nella comprensione del comportamento dei personaggi (fra l’altro, la figlia Ellie è davvero un’anima generosa e tormentata, che sfoga la sua rabbia in un modo cieco, come il padre la dipinge?). Ma si tratta sicuramente di un’opera intrigante e coinvolgente, che procede verso il finale attraverso un climax sempre più serrato e convulso, non senza colpi di scena ben calibrati che tengono viva l’attenzione dello spettatore. Un particolare motivo di interesse sta certamente nell’interpretazione: un Brendan Fraser – Charlie sublime, che recita con gli occhi, lasciando trasparire in essi la sua dolcezza e il suo profondo dolore, in contrasto con il suo corpaccio ingombrante, che occupa quasi interamente l’inquadratura e che allude falsamente ad una materialità ottusa. Ma gli tengono efficace bordone tutti gli altri interpreti (a cominciare da Sadie Sink, reduce dai fasti di Stranger Things), che interagiscono con lui in momenti di tenerezza e di affetto, ma anche in situazioni tese e drammatiche. durante le quali l’uomo – balena mostra ancor più il suo ruolo di vittima non rassegnata e alla ricerca di un difficile affetto.
Vittorio Dornetti
https://www.youtube.com/watch?v=C5f7TPTqdnM