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Trattamenti anticoagulanti. ”Misurare i farmaci”

24 Aprile 2024

Sulla rivista internazionale Blood Advances è stato pubblicato lo studio “Thrombotic events associated with low baseline direct oral anticoagulation levels in atrial fibrillations: the MAS study”. Si tratta di un importante lavoro multicentrico, che ha confermato l’importanza di effettuare la misurazione dei farmaci anticoagulanti orali di ultima generazione nei pazienti con fibrillazione atriale.

Promosso da Fondazione Arianna Anticoagulazione e coordinata da Sophie Testa (direttore Laboratorio analisi e Centro Emostasi e Trombosi di Cremona) e condotto da ventidue specialisti della materia, tra cui i colleghi Claudia Dellanoce, Oriana Paoletti, Rossella Morandini e Maurizio Tala (Centro Emostasi e Trombosi), il lavoro è stato presentato nel mese di marzo durante il convegno promosso da Fondazione Arianna sull’anticoagulazione, svolto a Bologna lo scorso marzo.

I RISULTATI

Lo studio ha coinvolto 1657 persone seguite da 27 centri affiliati alla Federazione per la diagnosi della trombosi e la sorveglianza delle terapie antitrombotiche (FCSA). Si tratta di pazienti che iniziano il trattamento anticoagulante per la prevenzione dell’ictus cerebrale, allo scopo di ridurre il rischio di trombosi in corso di trattamento. I dati dimostrano come bassi livelli plasmatici di farmaco costituiscono il più importante fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di complicanze trombotiche. Nonostante il verificarsi di questa problematica sia ridotto (con un’incidenza dell’1,13%), nell’80% dei casi si verifica proprio nei pazienti con livelli di farmaco al di sotto della media standardizzata per tipo di farmaco e posologia.

MIGLIORARE LA SICUREZZA DEL TRATTAMENTO

«Nonostante il basso numero di eventi trombotici confermi l’efficacia e sicurezza di questi farmaci – spiega Sophie Testa – la possibilità di individuare i pazienti che potrebbero non rispondere adeguatamente al trattamento tramite una misurazione dell’attività del farmaco eseguita all’inizio della terapia è oggi uno strumento diagnostico di estrema rilevanza clinica al fine di ridurre il rischio di complicanze trombotiche».

«Misurare il livello dei farmaci all’inizio della terapia potrebbe migliorare la sicurezza del trattamento, in particolare nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare o con altre condizioni di rischio – ha aggiunto Gualtiero Palareti, presidente di Fondazione Arianna Anticoagulazione- Tuttavia sono necessari ulteriori studi per stabilire se modificare la terapia in base ai livelli plasmatici misurati possa portare ad una effettiva riduzione degli eventi vascolari».

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