L’Oncologia dell’Ospedale di Cremona partecipa alla sperimentazione di una terapia per il trattamento precoce del tumore al colon-retto. Somministrata nel tempo che intercorre tra la diagnosi e l’intervento chirurgico, trasforma il tempo di attesa in tempo di cura e punta a ridurre la recidiva postoperatoria.
La sperimentazione s’inserisce in uno studio clinico multicentrico (UNICORN study) coordinato dalla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, che propone un approccio innovativo nel trattamento di questa patologia.
Il trattamento Di tutti le tipologie di tumori prevede sempre un approccio multidisciplinare, nel caso specifico l’équipe di Oncologia (diretta da Matteo Brighenti) si avvale della collaborazione multidisciplinare della Gastrologia ed Endoscopia Digestiva (diretta da Roberto Grassia) e della Chirurgia Generale (diretta da Gian Luca Baiocchi).
TRATTAMENTO SPECIFICO E PERSONALIZZATO
«Dopo la diagnosi di tumore al colon-retto – spiega Daniele Spada, oncologo all’Ospedale di Cremona, tra i referenti del trial clinico – viene effettuato uno screening molecolare per identificarne la tipologia. Questo ci consente di preparare una terapia mirata, definita in base al profilo genetico della lesione, che viene somministrata prima di procedere all’intervento chirurgico. A differenza della tradizionale chemioterapia, il trattamento farmacologico è specifico e personalizzato in base al tipo di mutazione presente».
Questo tipo di approccio consente inoltre agli specialisti di ottenere una mappatura delle varianti tumorali, utile a riconoscere la tipologia di tumore di ogni singolo caso e intervenire con una terapia mirata. «Oltre a ridurre il tempo di cura – aggiunge l’oncologo – il paziente ha subito a disposizione il miglior trattamento possibile, innovativo rispetto a quelli standard».
PER RIDURRE LA RECIDIVA, FONDAMENTALE LA RICERCA
Lo studio è ancora in corso: l’obiettivo è capire quanto questo tipo di approccio possa ridurre il rischio di recidiva. Per ottenere i primi risultati ci vorranno altri tre o quattro anni, ma studi condotti su altre tipologie di tumore hanno già dimostrato l’efficacia di questo tipo di approccio.
«Per esempio, nel trattamento dei tumori al polmone – chiosa Spada – dove la combinazione dell’immunoterapia e delle terapie target hanno dato risultati molto positivi, fino a dimezzare la possibilità che quella malattia possa ripresentarsi. La valutazione può essere estesa alla famiglia del paziente, per escludere l’eventuale predisposizione genetica a sviluppare la stessa malattia».