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Una birra ghiacciata

27 Gennaio 2025

L’umidità che per l’intera annata bagna l’aria di Cremona e dei Comuni limitrofi, agli inizi di novembre aumentava compromettendo la quotidiana riunione degli amici attorno ai tavolini dei bar all’aperto, che si ripeteva durante tutte le serate estive. Qui s’inventava sempre qualche cosa per movimentare le ore notturne. Cose innocenti, come gare di podismo, corse in bicicletta contro il tempo, partitelle di pallone. Un esempio? Improvvisamente uno sosteneva di compiere la distanza tra Casalmaggiore e Cremona, che è di una quarantina di chilometri, in meno di 90 minuti. Veniva invitato a provarlo e, fossero state anche le due di notte, una carovana di automobili accompagnava il protagonista e la bicicletta da corsa nel luogo di partenza. Veniva dato il via e la colonna delle auto seguiva il ciclista per tutta la durata del viaggio.

Un altro esempio? Verso la mezzanotte di un serata di luglio, un tale di nome Pietro annuncia di essere in grado di raggiungere a piedi Piacenza (km 30) in meno di tre ore.

Detto e fatto. Non so se sia riuscito nell’intento, ma ancora una volta la riunione serale all’aperto aveva prodotto un evento divertente. Con la fine dell’estate finivano anche le occasioni di sano divertimento collettivo e, tolti dalla strada e rimessi in cantina tavoli e sedie, non restava che andare al cinema, che all’epoca era un modo come un altro per vincere la noia della città di provincia.

Ma la voglia di movimentare la serata non era spenta dalle brume che sfuocavano le luci della città. Al Supercinema di via Palestro proiettavano il film intitolato: “Una birra ghiacciata ad Alessandria”, del 1958, in cui si racconta come nel 1942, mentre era incominciato l’assedio di Tobruk, si iniziava un lungo viaggio verso Alessandria d’Egitto, dove un brindisi a base di birra sanzionava un’amicizia nata tra gli orrori della guerra. Alla fine dell’ultima proiezione, appena il solito gruppetto di amici varca l’uscita, si sente la proposta: andiamo ad Alessandria (quella in Piemonte) a bere una birra ghiacciata. Detto e fatto: in quattro partono, a mezzanotte e mezza. Il viaggio non si rivela dei più agevoli. La nebbia si infittisce e la visibilità diventa sempre più difficile sulle strade statali (l’autostrada era di là da venire): Piacenza, Voghera, Tortona e, finalmente, Alessandria, dove l’orologio segnava le quattro del mattino e, naturalmente, tutti i bar erano chiusi.

La delusione era grande. Arrivare fino qui e non poter bere una birra ghiacciata, si dicevano con delusione l’un l’altro. Ma qualcuno risollevò gli animi con una proposta risolutiva: andiamo alla stazione, forse quel bar sarà aperto. Riuscirono, dopo alcune inversioni di marcia, ad arrivare alla meta, non senza fatica (i navigatori satellitari non erano neppure pensabili tra le dotazioni di una vettura) in quanto anche la segnaletica era insufficiente e resa poco visibile dalla coltre nebbiosa calata più fitta sulla città col passar delle ore.

Entrarono nel bar della stazione ancora deserto data l’ora e ordinarono finalmente la birra ghiacciata. Il frigorifero era appena stato acceso e venne loro servita la bevanda che proprio ghiacciata non era. Comunque la temperatura della birra era solo un simbolo. La sorseggiarono e ripartirono per Cremona, dove arrivarono verso le otto del matttino, col traffico che stava aumentando e le frotte di studenti che camminavano lungo le vie del centro verso l’edificio scolastico. Ai viaggiatori notturni la realtà appariva ancor più sfumata, non tanto per la nebbia, quanto per la stanchezza e la fatica. Si congedarono soddisfatti per essere riusciti a portare a termine un’impresa come quella della trama del film. Non sotto il tiro delle mitragliatrici come nel film, ma  superando le insidie della coltre nebbiosa.

 

Sperangelo Bandera

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