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Unicef e la giornata mondiale delle bambine e ragazze

11 Ottobre 2021

Oggi l’Unicef celebra la Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze, quest’anno dedicata al tema Digital generation. Our generation’.  ‘Nei paesi a medio e alto reddito, solo il 14% delle ragazze che hanno ottenuto i migliori risultati in scienze o matematica si aspettavano di lavorare nel campo della scienza e dell’ingegneria, rispetto al 26% dei ragazzi con i migliori risultati. A livello globale, solo il 22% dei professionisti dell’intelligenza artificiale (AI) sono donne, un enorme divario di genere che è attualmente al centro della progettazione degli algoritmi che hanno un impatto su tutte le nostre vite. Nel mondo la percentuale di donne tra i laureati in scienze, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM) è inferiore al 15% in oltre due terzi dei paesi e idivario di genere tra gli utenti globali di Internet sta crescendo, dall’11% nel 2013 al 17% nel 2019, ed è più ampio nei paesi meno sviluppati del mondo, al 43%. Promuovere l’uguaglianza di genere significa garantire maggiori opportunità alle bambine e alle ragazze per colmare il gap rispetto ai loro coetanei maschi, significa attuare un cambiamento culturale globale che si traduca concretamente in equità salariali uomo-donna, opportunità, sicurezza, protezione sociale, uguali possibilità di accedere all’istruzione per bambine e ragazze. Noi dell’Unicef continueremo a lavorare perché questo avvenga’ ha dichiarato Carmela Pace, presidente dell’UNICEF Italia.

In tutto il mondo, 129 milioni di ragazze non vanno a scuola, di cui 32 milioni in età da scuola primaria, 30 milioni in età da scuola secondaria inferiore e 67 milioni in età da scuola secondaria superiore. Nei paesi colpiti da conflitti, le ragazze hanno oltre il doppio delle probabilità di non andare a scuola rispetto alle ragazze che vivono in paesi non colpiti.

 Solo il 49% dei paesi ha raggiunto la parità di genere nell’istruzione primaria. A livello secondario, il divario aumenta: il 42% dei paesi ha raggiunto la parità di genere nell’istruzione secondaria inferiore e il 24% nell’istruzione secondaria superiore. Le ragioni sono molte: le barriere all’istruzione delle ragazze – come la povertà, matrimoni precoci e violenza di genere – variano tra i paesi e le comunità. Le famiglie povere spesso favoriscono i ragazzi quando investono nell’istruzione.

Inoltre, secondo le ultime stime disponibili, contenute nel recente rapporto UNICEF nel mondo 77 milioni di ragazze convivono con un disturbo mentale diagnosticato.

Per le ragazze fra i 15 e i 19 anni il suicidio rappresenta la terza causa di morte più comune, mentre per i ragazzi nella stessa fascia di età è la quarta più comune.

A pesare inoltre sul presente e sul futuro delle bambine e delle ragazze ha contribuito anche la pandemia da covid-19 che sta profondamente colpendo le loro vite. Le restrizioni ai viaggi e il distanziamento sociale, dovuti alla pandemia, rendono loro difficile accedere ad assistenza sanitaria, servizi sociali e supporto delle comunità, che le proteggono da matrimoni precoci e violenza di genere. Con le scuole chiuse, le ragazze hanno maggiori probabilità di lasciare gli studi e non tornare a studiare. La perdita di lavoro e la crescente insicurezza economica potrebbero anche spingere le famiglie a far sposare le loro figlie per alleviare la pressione economica.

 Nel mondo, oggi, vivono 650 milioni di donne e ragazze che sono state date in sposa da bambine. Circa la metà di questi matrimoni sono avvenuti in Bangladesh, Brasile, Etiopia, India e Nigeria. Anche prima della pandemia da covid-19, 100 milioni di ragazze entro il 2030 erano a rischio di matrimonio precoce, nonostante le significative riduzioni in diversi paesi negli ultimi anni. Negli ultimi 10 anni, la percentuale di giovani donne a livello globale che sono state date in sposa da bambine è diminuita del 15%, da circa 1 su 4 a 1 su 5, l’equivalente di circa 25 milioni di matrimoni evitati, un traguardo ora messo in pericolo. Secondo uno studio dell’Unicef, a causa degli effetti della pandemia da COVID-19, entro il 2030 potrebbero verificarsi ulteriori 10 milioni di matrimoni precoci, minacciando anni di progressi nella riduzione della pratica.

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