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Università di Medicina in città. Il Movimento replica a Inama

16 Gennaio 2024

Signor Direttore                                                                                                      

‘Lasciatemi sognare un ospedale-Polo universitario a Cremona’: sarebbe il titolo giusto per l’articolo edito su La Provincia il 12/01/24 sparato in prima, seconda e terza pagina con generosità di spazio e un contorno di supporto studiato. Un assist alle ambizioni nostrane e quasi un ‘déjà vu’ con qualche variazione sulle stesse pagine.

I medici sognano. Se il dottor Bodini per primo ha condiviso il suo sogno, ora a sognare è  un primario cardiologo in forza nella sanità privata cittadina dopo una carriera a Crema. ” Il nuovo ospedale è una straordinaria  opportunità per la rinascita della sanità cremonese” . Parte così il dottor Inama ma poi abbandona subito il tema nuovo ospedale dichiarando piena fiducia a “progettisti e imprese italiane all’avanguardia nel costruire ospedali e grandi opere” e con questo declassa il progetto a questione puramente tecnica di competenza di architetti e costruttori. E c’è nel suo ragionamento una logica; “Le nuove opere murarie non bastano, serve una crescita della qualità della sanità cremonese” , cosa su cui conveniamo perchè che la qualità – e la quantità – dei servizi sanitari per città e provincia sia un problema è un dato. Ci si aspetterebbe però un’indicazione sui correttivi per indirizzare al meglio l’offerta sanitaria: come gestire l’ospedale (il vecchio e il nuovo), come implementare la sanità territoriale, come reimpostare il rapporto pubblico/privato…

Invece c’è il salto. Anche qui si lancia il cuore oltre l’ostacolo e ritorna il pensiero magico. “Una facoltà di  medicina sarebbe volano di crescita culturale, di stimolo e aggiornamento, di disponibilità di nuove forze giovani, di scambi culturali…e Cremona sarebbe inserita nel novero degli ospedali universitari italiani”. 

E nasce spontanea una domanda: ma parliamo di una sfida sanitaria destinata a curare e magari a curare meglio i cremonesi che ora si arrangiano in fatto di assistenza ospedaliera e territoriale o parliamo di una scommessa ‘culturale’ con l’ambizione di mettere una nuova doppia stella nei cieli di Cremona, frutto di una botta di campanilismo provinciale e della corsa all’arrembaggio del promesso treno di soldi?

Anzi sembra che il progetto del nuovo ospedale in questa prospettiva sia solo il mezzo rispetto al fine “Il progetto dell’innovativo Polo ospedaliero rappresenta il traino ideale per l’apertura di una facoltà di medicina che si inserirebbe alla perfezione nel quadro del grande piano di città universitaria che si sta consolidando” e l’attento giornalista precisa che la proposta del primario prende avvio da considerazioni di ampio respiro (poco sanitarie per intenderci) quali “Cremona città ricca di storia, cultura e bellezza, il Duomo degno di una città reale… il Museo del Violino ricorda al mondo l’arte della liuteria…la piazza del Comune con la torre più alta … una città assetata di sport che ha dato i natali …” E non c’è tempo da perdere, dice Inama, tanto che dà la sveglia alla politica:”Si può partire col corso di laurea già da gennaio. È essenziale agire con tempismo in collaborazione col distretto cremasco a puntello di un’iniziativa di respiro provinciale”.  

Cioè tutto come se avesse in tasca, anche lui, un progetto già pronto coltivato in segrete stanze e rispetto al quale il giornalista non risulta parte terza e neutra. Tanto che quello che resta implicito viene poi esplicitato con sorprendente sinergia e consonante sentire dal giornalista, più realista del re, secondo cui sarebbe prendere due piccioni con una fava mettere “in connessione Cremona e Crema in un’azione di sistema” e, muovendosi da subito, “scongiurare il rischio che altri – ad esempio Mantova – possano anticipare la mossa cremonese”. Perfetto: siamo al ‘vediamo chi arriva primo’?

Ma partiamo a giochi fatti. Negli ultimi 50 anni Cremona e i suoi polititici – pure paludati come il sindaco senatore Bodini  –  hanno dormito sonni profondi (è così che si sogna) intenti a coltivare chiusi orticelli mentre attorno ci si attrezzava anche di facoltà di medicina tant’è che ora siamo (e col buco nero del debito pubblico) al troppo pieno che non giustifica investimenti su doppioni, a meno che altri siano i giochi. Questo spiegherebbe l’entrata a gamba tesa di un primario in forze al privato sul tema ospedale pubblico col puntello per nulla schermato dei poteri forti locali e della “loro” stampa: siamo alla saldatura pubblico/privato per la serie tu pubblico ci metti i soldi dei contribuenti (l’ultimo treno) e poi subentro, senza oneri, io privato a gestire – coi soldi dei contribuenti – i servizi? E c’è già un assist. Il consigliere PD Casati ha proposto un CUP unico pubblico/privato col ‘sì’ di Bertolaso (Bergamo-news-06/01/24). E’ la quadratura del cerchio. E, se così è, la “dimenticanza” che abbiamo imputato al sindaco Galimberti che non ha citato tra i suoi meriti il progetto ospedale era forse solo sincero tardivo pudore. 

Complimenti comunque alla regia di questa farsa cittadina e all’attore che le ha dato voce e volto! Solo che il ruolo di spettatori consegnati al silenzio non garba ai per nulla tonti cremonesi che non cesseranno di chiedere con noi del “Movimento per la riqualificazione dell’ospedale di Cremona” quello che è loro dovuto.

Perchè resta la domanda: dove vogliamo andare? Vogliamo rispondere ai bisogni di una collettività che ha diritto ad essere curata da subito o usiamo a discrezione nostra  i soldi che questa collettività ha già versato in conto servizi sanitari e assistenziali ad oggi non resi o tutt’al più resi discrezionalmente con logiche inaccettabili attraverso la mediazione del privato accreditato mentre il pubblico dichiara forfait?

Vogliamo sognare o vogliamo fare i conti con la realtà e la fatica di chi, senza assicurazioni, senza santi in paradiso, con stipendi e pensioni erosi dall’inflazione si mette in fila per mesi/anni per fruire di un servizio che ha già pagato o rinuncia in silenzio? 

Bisognerebbe camminare nelle scarpe di questi altri per sette anni e solo dopo sedersi ai tavoli di progettazione e lanciare sfide sulla stampa.

“Osare” o, come dice Inama, “pensare in grande” è dare uno schiaffo a chi fatica a far quadrare bilanci risicati e i sogni di grandezza pagati coi soldi dei contribuenti destinati a garantire i servizi essenziali in forma solidale come da Costituzione sono abusi di potere quando non passati al vaglio di un’onesta informazione e di una convinta condivisione.  

A chi ci dicesse “paga Pantalone” rispondiamo che c’è un debito pubblico spaventoso e sul nostro futuro incombe il nuovo debito in conto PNRR. Se poi ci dicessero “paga Elon Musk” risponderemmo che preferiamo di gran lunga che i beni e i servizi pubblici restino pubblici, pagati col frutto del nostro lavoro e gestiti pubblicamente alla luce del sole, senza ricatti, a vantaggio di tutti, anche di chi non ha lavoro e sostanze ma solo la sua vita, preziosa agli occhi di Dio come ogni vita, di cui la politica dovrebbe essere amorevole custode capace di dar voce a chi non ha voce o tempo o ruolo per dire “no grazie” ai sogni di grandezza.

“Stupiscono le critiche di chi ritiene inopportuno un nuovo polo ospedaliero ” dice il cardiologo.

Diciamo noi “Stupisce chi non capisce e non indaga i bisogni di un territorio provato e lasciato sanitariamente all’abbandono che chiede che siano messe a terra da subito risposte concrete e sostenibili in fatto di sanità e assistenza” .



Il movimento per la riqualificazione dell’ospedale di Cremona            

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