Con un poker d’assi è impossibile perdere la mano. C’è riuscita la Regione Lombardia nella partita più importante e delicata che si sta giocando in tutto il mondo: la vaccinazione di massa, vale a dire l’unica arma in grado di debellare il covid 19. I quattro fuoriclasse sono il governatore Attilio Fontana, l’ex assessore alla Sanità Giulio Gallera, la super assessora Letizia Moratti che l’ha sostituito e ‘The Wolf’ Guido Bertolaso, catapultato da Pulp Fiction al Pirellone. Ancora ieri l’ex numero uno della Protezione civile tuonava contro i disfattisti, cioè la stampa, animata da pregiudizi, che demolisce l’eccellente lavoro svolto sin qui dai vertici regionali e dall’esercito dei loro collaboratori . In tempo reale replicava il compassato Mario Draghi, mai un capello né una parola fuori posto: ‘Le Regioni si attengano alle indicazioni del dicastero della Salute. I ritardi sono inaccettabili. Mentre alcune seguono le disposizioni ministeriali, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale. Dobbiamo essere uniti nell’uscita dalla pandemia come lo siamo stati soffrendo, insieme, nei mesi precedenti’. Il premier promette di accelerare sulle somministrazioni con l’obiettivo di mezzo milione al giorno e pensa alle riaperture.
Il personale sanitario attivo sul territorio ha fatto quel che poteva e anche di più per rimediare agli errori compiuti a Milano, tra ritardi, omissioni e disagi causati ad anziani catapultati da Crema a Casalmaggiore e da Mantova a Crema. Medici e infermieri hanno inoculato la maggior parte di dosi disponibili cercando di non sprecarle. Hanno perfino chiamato i farmacisti perché contattassero gli ultraottantenni che incredibilmente sono ancora in attesa dell’iniezione salvavita. Intanto ricevevano la dose le categorie più disparate, privilegiate a scapito di chi ha diritto alla precedenza. Chi era in prima linea ha combattuto. Ma di fronte al software di prenotazione regionale che non funziona è stato il blocco totale.
Pagano gli amministratori di Aria spa, l’Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti che conta ben 600 dipendenti. L’assemblea, composta dal socio unico Regione Lombardia, si è riunita oggi per prendere atto delle dimissioni rassegnate dal presidente Francesco Ferri e per conferire i poteri di amministratore unico al direttore generale Lorenzo Gubian fino all’approvazione del bilancio 2020. Accanto alle responsabilità oggettive in capo a chi svolge il lavoro, ci sono oneri che spettano ai politici. Dato che Aria è interamente controllata dalla Regione, la catena delle responsabilità conduce al vertice della piramide: presidente della giunta regionale, assessore e consulente. Si dimetteranno? Macché. La colpa è sempre di qualcun altro. I più avveduti del gruppo di contatto penseranno che addà passà ‘a nuttata, per dirla con Eduardo De Filippo. Terranno un profilo basso e ci risparmieranno i proclami trionfali dispensati da un anno in qua. Urge per tutti un bagno di umiltà.
Giova accettare proposte anche dall’opposizione. Merita attenzione quella del consigliere regionale Matteo Piloni (Pd). Perché non consentire le preadesioni al piano vaccinale anche alle categorie successive agli ultraottantenni, partendo dagli over 70. Non ha alcun senso vaccinare gente a caso, compresi i volontari dell’ultima ora, quando si può aprire a chi ha più bisogno, sempre nel rispetto delle regole e naturalmente assicurando prima la totale copertura degli over 80 e dei più fragili. Sarebbe anche un modo per consentire alla Regione di dare una spinta a una campagna vaccinale che sta andando a rilento.
Intanto dalle colonne del quotidiano La Stampa Gallera dichiara di non essere il problema della sanità lombarda, ma Aria, che è controllata dalla Lega. Non ha nulla da rimproverarsi perché ha fatto il possibile. Forse tutti e quattro non sono propriamente degli assi. Tanto vale riprendersi Gallera.