Vaticano e Mosca, gli ultimi sacrari del rito politico

10 Maggio 2025

Habemus Papam. Un cardinale americano nell’epoca di quella che Robert Kagan chiamava
l’Iperpuissance amercain , l iper potere degli USA sul mondo che dura ormai della caduta del Blocco Sovietico, con buona pace della Cina.

Ecco che la Chiesa nella sua secolare partita a scacchi con la mondanità gioca una carta
strategica di genio, un americano che manca da 30 anni dagli USA a capo della Chiesa, e di certo non perché Roma divenga una succursale di Washington, ma anzi uno strategico qmoderato contrappunto. O almeno così la pensa chi scrive. Il tutto all’interno di un rito millenario sempre incredibilmente affascinante e nella
scenografia mozzafiato di piazza San Pietro, realizzata non a caso in tempi in cui gli scenografi li facevano Bernini, Michelangelo e Leonardo ….E tutto il mondo sta a guardare.

A 3.000 km di distanza, proprio in mezzo tra l’Europa e l’Asia, negli stessi identici giorni.va in
scena un altro rito imponente, stavolta non religioso e secolare ma laico e décennale: la parata per la vittoria della Grande Guerra Patriottica, voluto da Stalin dal 9 maggio 1946, primo anniversario della resa nazista dopo la presa di Belirno da parte del l’Arrmata Rossa. Un rito laico che si ripete da 80 anni esatti in cui per decenni l’URSS dava sfoggio del proprio terrificante potere militare e celebrava in un tripudio di bandiere rosse il trionfo del comunismo imperialista e il socialismo che vince, vero mantra della Russia, quella narrazione nazionale tutta dedicata alla Vittoria che ancora oggi la fa da padrona nella Federazione che ha preso il posto dell’URSS, e che ha tutte le sembianze di un rito
religioso, nella lunga scia tradizionale che ha sempre visto il comunismo come una chiesa
laica con i suoi riti, le sue liturgie e le sue tradizioni. Dalla elezione dei capi alla loro morte sempre lunga e sempre trattata con un misto di terrore ancestrale e venerazione rispettosa, così simile a quella dei papi; dalle parate gloriose e impressionanti della piazza Rossa cosi simili alle grandi liturgie di piazza San Pietro fino allo schieramento dei capi del Politburo
sulla tribuna del mausoleo di Lenin così simile ai gruppi di cardinali tutti rossi (anche loro
come i sovietici …) attorno al Bianco Padre sulla loggia di San Pietro.
Ed ecco che Putin fa la sua mossa in perfetto stile sovietico: mentre Roma festeggia un papa americano, lui festeggia anticipatamente e in pompa magna la vittoria della guerra in Ucraina, tenendosi ben stretto per tutta la cerimonia il nuovo Mao Zedong, il Compagno
Segretario Generale del Partito Comunista Cinese Xi Jingping, come a voler ricostruire i
vecchi blocchi contrapposti della vecchia guerra fredda. Non ci sono più le divise grigioverde della Armata Rossa, sostituite da quelle acquamarina dell’esercito zarista, ma è tutto un tripudio di soldati e medaglie come ai tempi dell’URSS, con tanto di vecchiette in
foulard e decorazioni sul petto, perfino nei saluti di Putin uguali a quelli di Breznev ai
“Compagni Marescialli Generali ed Ammiragli” …abbondano perfino le vecchie bandiere rosse con falce e martello.

Roma e Mosca, ultimi due sacrari della religione e della politica.

 

Francesco Martelli

sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

docente di Archivistica all’Università degli studi di Milano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *