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Via Mantova, bosco degli spettri: ordinaria incuria del verde pubblico

6 Dicembre 2023

No, non sto parlando di una favola, di un mito, di un film horror com’è mia piacevole abitudine fare. Magari, anzi! Bensì di una realtà molto vera e cruda che contrasta evidentemente con quel punteggio attribuito da Legambiente a Cremona riguardo alla qualità dell’ecosistema urbano, con particolare riferimento al patrimonio arboreo. Poi se l’argomento trattato coincida perfettamente con gli indici di valutazione considerati, ha un’importanza relativa. Sempre di verde cittadino infatti si tratta.

Nel precedente articolo dicevo che la buona qualità del verde non dipende dal numero di  piantumazioni, ma dal loro stato di salute; se sono sane oppure se più o meno gravemente malate, pericolanti, ridotte a ceppo, a spettro o infine abbattute.

Ad entrare nei boschetti a fianco della via Mantova sotto il cavalcavia, a differenza che nei boschi incontrati salendo sul primo Appennino, il quadro è assolutamente sconfortante.

Già l’anticamera è sintomatica: azzeccata premessa di ciò che vedremo moltiplicato  per cento e anche più. Un albero spezzato a metà (foto 1). Sarà anche stata la tempesta dello scorso anno, ma a vedere il bosco che ci aspetta, essa non appare l’unica causa del danno generalizzato, e neppure la più importante, ma se lo fosse dovrebbe allora indurre a ripensare seriamente il tipo di piantumazioni.

Il bosco al di là dei binari della ferrovia venendo da via Cascina Corte, appare diviso in due parti. Quello più antico a destra ha le caratteristiche della selva caotica, selvaggia, abbandonata a se stessa, lasciata quindi naturalmente progredire con l’edera che fa da mattatrice, aggredendo e soverchiando anche colossi di decine di metri. Un bosco impenetrabile per diversi mesi all’anno. Ma non è di questo che voglio parlare, per ora, bensì del bosco che sta alla sua sinistra diviso dal primo  da un fossato, e che ha le caratteristiche di un bosco di recente generazione, ampiamente piantumato.

Le piante, almeno all’ingresso, sono più rade, distanziate, l’edera è ancora poco presente e questa è teoricamente una cosa buona perché consente loro di avere più luce e maggior superficie disponibile per i nutrienti. Ciò nonostante (foto 2) gli alberi cadono ugualmente, e  tanto più quanto più  si procede verso la via Mantova dove l’affollamento arboreo/arbustivo aumenta.

Colossi abbattuti (foto 3, 4) che riempiono di rami  secchi il sottobosco, rendendo non agevole il cammino.  Altrimenti lunghi e ramificati rami spezzati, ormai privati di foglie, piombano dall’alto prima dell’abbattimento dell’albero (foto 5, 6). 

Ormai lo scenario si fa sempre più avvilente, spettrale appunto , ampiamente devastato (foto 7): piante che cadono da tutte le parti, e  con quei lunghi rami (foto 8) che sembrano aggressivi tentacoli di qualche mostro di terra.

Ma ecco comparire quello che non t’aspetti e cioè le prove dell’inefficacia dell’intervento umano (foto 9). Piante abbattute nonostante alla base abbiano un sostegno che rispetto allo sviluppo dell’albero appare ben poca cosa. Piantumazioni finite male dunque.

Allargando lo sguardo il  numero di alberi e anche arbusti così trattati e atterrati aumenta notevolmente (foto 10, 11), sino a costituire un ammasso di ramaglie quasi invalicabile, lasciate lì a marcire (foto 12), o a prender fuoco perché il rischio di tanto legname secco non ripulito è anche questo. 

A questo punto è lecito porsi alcune domande. A che scopo è  stato creato questo bosco? Esclusa la destinazione a parco usufruibile, viste le condizioni.  A quella allora, come l’altro a fianco, di  un’evoluzione naturale lasciata a sè?. Ma  rispetto a questo è evidente che tutte quelle piante e pianticelle piantumate e abbattute si rivelano un grosso spreco, non solo in termini biologici, ma anche in termini economici. Spreco ovviamente fatto con i soldi dei contribuenti ai quali non è chiesto mai parere sul destino di opere che vengono fatte ma cui è chiesto semplicemente di pagare le tasse. Cosa volete che sia?

Se il fine  allora era quella del bosco selvaggio, (ma anche questo non può essere un criterio indiscriminato, riguardo almeno al che fare del controverso problema delle ramaglie cadute) .non era necessario sprecare del denaro pubblico in piantumazioni che si sono rivelate estremamente fragili già da piccole e insensatamente in diversi punti poste troppo ravvicinate tra loro.

Il bosco sa infatti riprodursi da solo e allora lo si lasci fare, ma anche rispetto a questo, bisogna tener conto dei fattori climatici.; non tanto delle tempeste improvvise che abbiamo visto comunque essere per il momento abbastanza rare, quanto dell’ingravescente e sempre più prolungata siccità, con mesi estivi sempre più caldi e poco piovosi.

Ne deriva che se decidiamo di piantumare, dobbiamo quantomeno garantire quelle necessità di sopravvivenza delle essenze, perché in questo senso le specie piantumate sono come gli animali domestici di cui ci prendiamo cura.  Non dar loro gli alimenti necessari, l’acqua in primis, vuol dire farle seccare e quindi morire rapidamente e i risultati sono quelli che abbiamo visto nel servizio fotografico.

Le piante cercano di reagire a loro modo alle condizioni ambientali avverse, dimostrando anche una notevole resistenza e producendo degli effetti a volte spettacolari, come i rami di questo albero (foto 13) che  si allungano enormemente in senso orizzontale disegnando una sorta di arco  per andare a cercare la luce o i nutrienti altrove, prima di afflosciarsi definitivamente.

E’ il caso di parlare di buono stato del verde pubblico e del patrimonio arboreo in questo bel quadretto ora presentato?

Direi che è vero esattamente il contrario, con buona pace di Legambiente.

 

Stefano Araldi

 

5 risposte

  1. Articolo veramente interessante che mette in evidenza la situazione precaria del nostro ambiente verde, che avrebbe bisogno di una migliore cura e attenzione.

  2. Sono parchi di facciata, sono tenuti male così poi c’è la scusa di abbattere tutto e far costruire qualcosa a qualche privato.

    1. E’ un’ipotesi plausibile. Se vera, sarebbe diabolico. Recentemente il Comune ha annunciato che saranno piantati 3000 alberi, di cui 300 a pronto effetto. Intende annaffiarli? Perchè se no, come questi, è meglio lasciar perdere ed impiegare diversamente le risorse tributarie dei cittadini.

  3. C è l’assalto ai bandi, Poi inaugurazioni con foto e articoli sulla stampa …….e tutto poi finisce con un AMEN.Spiega tutto il fatto che dopo parecchi anni ci siano ancora le protezioni di plastica,non biodegradabili, che servivano a proteggere le
    piantine giovani. By

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