“Laggiù, sul Nilo blu, non v’è che del bambù”, diceva una nota canzone degli anni venti. Da qualche anno c’è qualcosa di più, oltre al bambù. In Italia a metà agosto scorso sono stati segnalati 230 casi di West Nile fever e una decina di decessi. Il vettore è la zanzara: non un tipo particolare di zanzara, ma quella comune che punge per nutrirsi, dall’alba al tramonto, conosciuta come Culex pipiens. La zanzara infettata ha come ospiti accidentali il cavallo e l’uomo e la sindrome che ne deriva non ha caratteristiche diverse dalle comuni malattie virali. Dal momento che sono notoriamente un catalizzatore per ogni genere di flebotomo, godo del favore di certi amici che mi invitano volentieri alle cene d’estate all’aperto con lo scopo di risparmiare sull’uso dei repellenti cutanei. Che, a dire il vero, funzionano sempre meno. Avevo acquistato un dispositivo in grado di emettere ultrasuoni e di allontanare le zanzare, ma intanto che leggevo le istruzioni il salasso
era già stato servito.
Che fare? Oltre agli insetticidi, ai prodotti naturali e alle zanzariere, fondamentale è la disinfestazione. Che andrebbe iniziata in marzo con interventi anti-larvali e solo successivamente con interventi adulticidi. Ma chi frequenta giardini e parchi della città ha la sensazione che la nostra amministrazione comunale abbia iniziato la disinfestazione con un certo ritardo. Ecco, ritardo. Leggo su vittorianozanolli.it , ormai da tempo, una lunga serie di interventi che riportano con precisione un elenco dettagliato di criticità che interessano la nostra città: dal consumo del suolo allo scempio del verde fin all’interno dei parchi pubblici, dall’edificazione di un nuovo “ospedalino” alla costruzione di nuovi poli logistici, dalla qualità dell’aria al sottosuolo inquinato, dal decoro urbano alla gestione dei rifiuti fino alla viabilità. Ma nell’elenco non trovo il termine “ritardo” che forse in una sola parola condenserebbe i problemi della città e la rabbia – inascoltata – del cittadino. E’ la città che è in ritardo, ormai su tutto e da troppo tempo. Non un fisiologico e giustificato ritardo compensato da un impegno per recuperare il tempo perso, ma un ritardo strutturale: legato alla comprensione dei problemi – o peggio – figlio di un’inerzia che inizia da chi ci amministra fino a giungere colpevolmente anche a noi tutti che accettiamo con ignavia le regole di un potentato che non meritiamo.
Anche i grandi possono sbagliare. Walter Ricciardi avvertiva per un possibile picco covid a fine luglio, che non c’è stato (vittorianozanolli.it, 6 luglio 2022). Anzi. Le note agenzie riportano da tempo Rt in discesa e un ridotto numero di posti letto occupati per covid nei vari reparti ospedalieri. Lo stesso Ricciardi presagiva un “autunno difficile” con un aumento di casi di pazienti infetti. L’autunno non è proprio alle porte, ma siamo tutti preoccupati e curiosi di vedere cosa succederà: nel caso contrario, e con un nuovo vaccino bivalente aggiornato pronto a breve (Il Sole 24 ore, Sanità 24, 6 settembre 2022) qualcuno potrà domandarsi il perché di una spesa importante per un vaccino destinato a perdere in breve tempo la sua efficacia, e con problemi di distribuzione in tempi brevi (vittorianozanolli.it , 16 luglio 2022). Materia per i complottisti che pensano ai guadagni delle industrie del farmaco grazie alle regolatorie governative, materia per i no-vax che secondo Enrico Letta sono di destra (adnKronos, 17 agosto 2022).
Vaiolo delle scimmie. Solo qualche settimana fa pareva che il problema fosse relegato nel 95% dei casi a una enclave chiamata dagli epidemiologi Msm, “Men who have sex with men” (“Uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini”), termine a mio parere un po’ volgare per indicare l’omosessualità. Il termine omosessuale a qualcuno può dare fastidio come ricordano “I soliti idioti”, ma di certo è il meno restrittivo. Tassonomia a parte, in Italia i contagi riportati per questo genere di vaiolo sono ad agosto 760 (oltre 40.000 in tutto il mondo) di cui 749 maschi e 205 collegabili a viaggi all’estero. Oltre la metà dei casi vive in Lombardia. Il solito Matteo Bassetti ci ha messo del suo proponendo la vaccinazione per tutti i giovani omosessuali dai 18 ai 45 anni utilizzando il vaccino Imvanex (Mva-Bn) somministrato con due dosi a distanza di almeno quattro settimane l’una dall’altra. Del vaccino in Italia ne sono arrivate 5.300 dosi: dati alla mano,
se consideriamo il numero di infetti, la dotazione di dosi vaccinali dovrebbe essere di gran lunga inferiore, a meno che si tenga conto del numero di pazienti a rischio tra i 18 e i 45 anni: come sono stati calcolati? Più recentemente si legge che, a differenza di quanto descritto a suo tempo, non è da attendersi che il vaiolo delle scimmie rimanga confinato nella comunità omosessuale, vuoi per la promiscuità con la popolazione eterosessuale, vuoi per il fenomeno detto della zoonosi inversa: la possibilità che un animale domestico possa diventare un serbatoio di infezione, come riportato da “Lancet” (Evidence of human-to-dog transmission of monkeypox virus, Seang S et al, August 10, 2022) che descrive un isolato salto di specie. Condivido le perplessità dei miei due golden retrievers che da giorni mi osservano con sospetto per il timore di essere abbattuti: anche se in casa nostra gli eventi ludici fanno ancora parte delle tradizione.
Le storie di queste epidemie non hanno solo in comune l’origine virale, ma la paura e la confusione. Spesso, anche una informazione non sempre scientificamente (e politicamente) corretta. Ma dobbiamo sgombrare il campo dalla paura e dalla confusione perché una serie di nuove (e vecchie) malattie stanno per minacciarci e che trovano la loro causa nel fenomeno del riscaldamento globale. Uno studio pubblicato da “Nature Climate Change” riferisce che oltre 200 malattie potrebbero trasformarsi in mortali proprio a causa del cambiamento climatico: così uccelli, roditori e insetti (pappataci o altri flebotomi) potrebbero migrare col loro potenziale infettante; ma anche le stesse popolazioni mondiali sarebbero costrette a cercare un habitat migliore portando con sé malattie considerate ormai debellate da anni e con il nostro sistema immunitario incapace di far fronte a queste nuove minacce.
Che dire, ancora? Si rischia di inciampare nella solita retorica giornalistica che suggerisce da un lato una nuova medicina di base capace di prevenire e controllare i problemi legati al cambiamento climatico, e dall’altro invoca un freno agli armamenti impegnando quelle risorse per la salvaguardia dell’ecosistema, del pianeta e per chi lo abita.
Sarà pure retorica, ma ormai mancano pochi minuti alla fine dei tempi supplementari. Poi si va ai rigori.
Fernando Cirillo