Zampette giovani

17 Novembre 2023

Dopo quasi vent’anni di matrimonio e una trentina di medico condotto a Vigevano, il dottor Pietro, prossimo alla sessantina, decise di rivoluzionare la sua vita fino ad allora di tranquillo borghese. Fu una scelta non annunciata. Nessuno, negli ambienti che frequentava, l’avrebbe potuta prevedere: mai un lamento sul ménage familiare, mai un attimo di insofferenza nel gioco degli incontri quotidiani. Da un giorno all’altro abbandonò la moglie, sua coetanea, e tornò a vivere con l’anziana madre, facilitato dal fatto di non avere figli. Alla consorte, una signora dallo sguardo arcigno, con quell’aria di superiorità che la rendeva a molti sgradita, comunicò di aver bisogno di un periodo di riflessione, senza dire altro. L’indomani diede le dimissioni dall’abituale occupazione ma continuò a esercitare la sua attività di medico aprendo un ambulatorio, non lontano dalla via in cui aveva abitato fino a pochi giorni prima. Nel cambiamento portò con sé, oltre al camice e ad alcuni strumenti, anche l’infermiera, che aveva da anni, assumendola con la qualifica di segretaria. Si chiamava Anna, ventitré anni meno di lui e un seno che faceva risaltare indossando indumenti attillati. Conosciuta una decina d’anni prima a una festa da ballo della Croce Rossa, prese a frequentarla anche nel tempo libero, attratto, più che dalla capacità lavorativa, dai saliscendi del suo corpo in posizione orizzontale.
Su quel seno aveva libato amore fin dai primi appuntamenti fuori orario, ma poi, con il passare del tempo, l’esercizio della passione da quotidiano era diventato settimanale, poi quindicinale e infine mensile. Tuttavia, nonostante il calo della concupiscenza, siccome l’idillio continuava, in lei si era fatta strada l’idea che la possibilità di andare a convivere con il dottore non fosse campata per aria. L’ipotesi si era rafforzata con l’uscita di scena dalla casa in cui il medico aveva vissuto per tanti anni con la moglie.

Sbocciava la primavera del 1979, una stagione contrassegnata da un caldo prematuro. L’anticipato risveglio della natura era accompagnato dal soffio di zefiri talmente tiepidi da far uscire anzitempo dall’armadio camicette di seta e minigonne. Lungo le vie del centro e nei viali del parco pubblico, durante il passeggio serale, era tutto un proliferare di curve e controcurve, di seni e coseni. Pietro, terminate le visite, si tratteneva in ambulatorio e, nonostante l’atteggiamento dell’infermiera fosse un chiaro invito a rendere omaggio alla passione, manteneva la cadenza erotica mensile con la precisione di un orologio svizzero. Né le belle giornate di primavera né i freddi pomeriggi invernali né i rosseggianti tramonti né le gonne corte e le camicette trasparenti riuscivano ad accelerare il ritmo lento degli amplessi. Con una sola eccezione: un sabato mattina volle sperimentare, come giaciglio amoroso, anziché il solito divano dell’ambulatorio, i sedili ribaltabili della macchina da poco acquistata, una Mercedes 200 diesel, sulla quale portò l’infermiera lungo una stradina di campagna e officiò il rito più antico del mondo. Fu l’unica volta in cui interruppe l’abitudine, consolidata da anni, di consumare al chiuso dell’ambulatorio.

Trascorrevano i mesi e le sue abitudini sociali non cambiavano, nonostante fosse tornato a vivere con la madre. Gli amici abituali si ponevano domande, facevano ipotesi, azzardavano previsioni, congetturavano su che cosa l’avesse indotto a un cambiamento tanto radicale, ma non emergeva neppure un indizio che potesse offrire una spiegazione. Fino a quando qualcuno raccontò di averlo visto in una trattoria in compagnia di una donna che doveva avere la stessa età dell’infermiera, presa come termine di paragone in quanto tutti sapevano della relazione, tenuta inutilmente segreta. Fu notato anche in altre occasioni con la nuova accompagnatrice che, a differenza dell’infermiera, non teneva nascosta, perché, essendo ancora signorina, non aveva motivo di evitare di mostrarla in pubblico, come del resto anche lei stessa desiderava. Frattanto, l’altezzosa moglie legittima continuava a ignorare il vento profondo che aveva travolto la vita sentimentale del marito sicura che la voglia di solitudine del consorte rispondesse a un effettivo bisogno intimistico. Fiduciosa, ne attendeva il rientro, ma ben altro le riservò il futuro.

Dopo poche settimane dal colpo di fulmine, Pietro prese in affitto un appartamento in cui si trasferì a vivere con la nuova fiamma. Sembrava che tutto continuasse senza sussulti, ma nell’ambulatorio qualcosa cambiò. La segretaria, infermiera, ex amante venne improvvisamente licenziata. Fu lei, la fresca convivente, che volle sbarazzarsi della rivale.

Tra i conoscenti, il mistero di quella rivoluzione coniugale continuava. Si chiedevano cosa l’avesse spinto a tanto, senza trovare risposta. Mesi dopo, durante il viaggio di ritorno da una cena conviviale, un amico osò chiedergli la causa di un tale cambiamento. Lui restò in silenzio per molti chilometri, pensieroso. Soltanto quando arrivarono davanti a casa, aperta la portiera della macchina, disse: “Meglio avere nel letto due zampette giovani anziché due gambe vecchie”.

 

Sperangelo Bandera

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