Resistenza trasversale privatizzata dalla sinistra

29 Aprile 2024

GLI  EDITORIALI  DI ADA  FERRARI

Pur con tutto il rispetto per la famosa Resistenza con la erre maiuscola, sia consentito osservare che parecchia resistenza negli ultimi giorni è stata dimostrata pure dagli italiani storditi e sfiancati da una sovraesposizione mediatica del 25 aprile di non comune virulenza polemica. Totalmente condivisibile, pertanto, è il sollievo di Antonio Grassi: se Dio vuole, anche quest’anno la festa della Liberazione è archiviata. Ma per rendere ancor più liberatorio il mio sollievo, ecco qualche ulteriore considerazione.

Primo: temo che l’unico serio effetto dello stucchevole vittimismo orchestrato dalla sinistra riguardo al caso Scurati sia stato di rendere ancor più manifesta l’abissale distanza ideale e morale fra il valore testimoniale di chi, non a parole ma a fatti, mise a rischio e spesso perse la vita in nome dei valori di libertà  e democrazia e quello di chi, ad ogni 25 aprile, si produce in epiche esaltazioni di quei valori, comodamente pontificando nei salotti televisivi ed emettendo a stretto giro relativa e salata fattura.

Secondo: benché la sinistra abbia da decenni privatizzato e monopolizzato la Resistenza come ‘cosa propria’ riconvertita in perpetua rendita politico propagandistica, giova ricordare la natura politicamente trasversale di un’eroica pagina che vide battersi fianco a fianco, rossi, cattolici, liberali, e persino monarchici. Fu questo il caso, per restare in zona cremonese, di Stefano Jacini junior.

Terzo: il Paese è, a forza e contro la volontà dei più, trattenuto sotto la spada di Damocle di una specie di ‘passato che non passa’ e che non smette di suonare la Diana di guerra per chiamare a raccolta le eroiche truppe dell’antifascismo  militante  contro un immaginario fascismo che, fortunatamente, non è ormai che un fantasma da tempo archiviato nel cruento museo del ’900. Scelta politica, quest’ultima, pericolosamente divisiva e indizio di una crisi di capacità di progetto e investimento sul futuro che pare costringere tanta sinistra a camminare con la testa ostinatamente girata all’indietro in perenne evocazione di un ‘passato che non passa’. E non passa  per la semplice ragione che appare politicamente più redditizio tenerne in vita  le antiche ombre.

Stupisce la conseguente resistenza a riconoscere e accettare quel che, grazie anche a un imponente lavoro di ricostruzione storica del ventennio (vedi Renzo De Felice) è via, via filtrato nella consapevolezza collettiva degli italiani: antifascismo e democrazia non sono dimensioni completamente sovrapponibili. Se è vero infatti che non si può essere democratici senza  essere antifascisti, è altrettanto vero che non basta essere antifascisti per essere democratici. In tal caso infatti ci toccherebbe catalogare come democrazie liberali le sanguinarie dittature rosse che, via via scaturite dal ceppo originario della Rivoluzione sovietica del 1917 e delle sue pratiche di sterminio di massa misero capo nel mondo asiatico e non solo  alle più aberranti forme di negazione della dignità umana.  Il che, ragionando in senso lato, suggerisce  qualche riflessione circa un’innegabile tirannide dell’antifascismo che, pur manifestandosi in. forme di diversa natura e gravità – ma tuttavia giunta fino all’aperto disegno eversivo – accompagna di fatto l’intera storia dell’Italia repubblicana.

Innegabile che, accanto a un’eversione nera sfociata nel più criminale stragismo, abbiamo conosciuto ‘anni di piombo’ in cui un partito armato, spezzone deviante e impazzito dell’originario nucleo armato della Resistenza,  tentò, in preda a delirio antistorico, di indurre le istituzioni alla sospensione delle libertà democratiche per provocare un’insurrezione di massa. La quale grazie a Dio e al buon senso degli italiani restò ben al di là da venire

Ciò non toglie che ogni anno -e con l’attuale aggravante di Meloni al governo- il 25 aprile si trasformi in logorroico palcoscenico di infervorati giudici e giustizieri intenti a impartirci non richieste lezioni di vita e moralità pubblica. Vizietto per il quale non c’è che una cura: attenersi alle differenze fra i diversi ruoli giudicanti e i rispettivi statuti. Per i crimini del presente esiste la giustizia penale che con tanto di toga emette i suoi verdetti. Per quelli del passato c’è, invece, il lento ma inesorabile tribunale della Storia che, pur tortuoso e apparentemente indifferente a lacrime e sangue dell’umana vicenda, infallibilmente giunge ad emettere le sue condanne e le sue assoluzioni, a ristabilire le distanze fra valore e disvalore, consentendo ai popoli di rialzare la testa, liberare il proprio cammino dalle macerie materiali e immateriali dei propri errori per riaprirsi, come fece l’Italia nella luminosa primavera del 1945 a orizzonti di ritrovata libertà.

 

Ada Ferrari

     

10 risposte

  1. Certo,un passato che non passa perché qualcuno è talmente povero di argomenti da proporre , soprattutto in campagna elettorale, che non può che continuare a battere il chiodo su un passato di cui è conveniente continuare ad agitarne lo spettro, sperando gli porti tanti voti. Meglio sarebbe associarne il ricordo alla denuncia delle varie dittature operanti nel mondo e quelle sì a rischio attuale anche per le nostre libertà attuali conquistate con la resistenza.

    1. Le ricordo che, giusto per rispettare la realtà storica, il fascismo nacque da una costola del socialismo rivoluzionario: vedi anni giovanili di Mussolini….Che poi la Destra attuale sia, come Lei evidentemente pensa, la replica di un fenomeno nato ed esaurito nello specifico contesto dell’ Europa post prima guerra mondiale, è una fantasia lecita ma anche un notevole strafalcione culturale

  2. E questo modus operandi ha i suoi frutti beceri soprattutto laddove il substrato è di basso livello. Poco tempo fa incontrai un’amica la quale mi disse che non avrebbe votato a destra perchè la destra è fascista. Ecco una “perfetta” generalizzazione distorta di un pregiudizio, ma frutto di un “lavaggio del cervello” pluridecennale per il quale chi non è dichiaratamente antifascista , ovvero allineato secondo i canoni di un certo colore politico , è esattamente il suo contrario ; ottimo specchietto per le allodole da distrarre rispetto ai gravissimi problemi interni ( errori di comunicazione?) ; “ottimo” sistema per chiudere il dialogo con gli avversari perchè “saggiamente” etichettati come “fascisti”, dimenticando che uno dei frutti buoni della libertà acquisita con la Resistenza, fu quello di dare libera parola a tutti, attraverso elezioni democratiche, senza l’obbligo di dichiarare apertamente il proprio credo. Più che celebrazioni della Memoria di un evento fondamentale per la nostra storia repubblicana, allora, certe manifestazioni paiono portatrici di gravi profonde amnesie che inquinano assai il libero dibattito politico, dimostrandosi incapaci di maturare ad un più corretto ed elevato livello di confronto ed i cui frutti, pertanto, non possono che essere perennemente acerbi.

  3. E per concludere giusto citare Tommaso Cerno che dice il 29 aprile scorso che “a Pescara dove la destra applaude Enrico Berlinguer, al cospetto della figlia Bianca, la sinistra in piazza brucia le foto di Giorgia Meloni. Nell’ inversione tra realtà e immaginazione, mentre gli ecoterroristi (fascio sinistri) spendono belle parole sul futuro del mondo e poi lo riempiono di violenza, noi figli dell’Italia liberale,dove la dialettica prevede idee diverse ma si riconosce l altro come interlocutore,ci facciamo quattro risate quando questa gente parla di democrazia e sventola la Costituzione come una clava”

  4. Fascismo, comunismo… Basta, siamo fuori tempo massimo! Sembra di essere tra comari che si rimbalzano responsabilità e colpe. La situazione attuale che dovrebbe interessare non sono le scaramucce tra destri e sinistri, che sono evoluzioni rivedute e corrette di realtà superate. C’ero non c’ero, la storia esiste e dovrebbe servire per non ripetere errori. Siamo in campagna elettorale, siamo alla ricerca di un sindaco che aiuti la città a rialzare pian piano la testa, la storia, materia di cui la professoressa Ferrari è esperta, ci dovrebbe fare riflettere non continuare a girare intorno inutilmente agli stessi argomenti guardandoli ognuno dal proprio punto di vista. Invece di schierarsi a favore o contro le opinioni dell’uno o dell’altro, invece di applaudire o stracciarsi le vesti, cerchiamo di non distogliere lo sguardo e l’attenzione da quelli che sono i problemi veri di Cremona. Tutti gli anni c’è un 25 aprile e tutti gli anni da una parte e dall’altra ci si indigna. Non se ne esce e quest’anno con la situazione in cui versa la città sarebbe meglio e più importante focalizzare l’attenzione su altro. Sono d’accordo con Francesco che certi argomenti durante la campagna elettorale servano solo a perdere la mira. E intanto i candidati sindaco sono pronti a esprimersi sul 25 aprile e sul recupero del cinema Roxy che accolgono con entusiasmo, e non parlano di salute, inquinamento, ospedale, BiometaNo e ciò che davvero deve essere al centro della campagna elettorale. State sul pezzo!!!

    1. ‘State sul pezzo ‘ lei scrive. E cos’altro fa uno storico che riflette sul passato se non ‘stare sul pezzo’ che il ruolo gli assegna? Capisco e condivido la preoccupazione per le sorti di Cremona ma non al punto da farci dimenticare che oltre le mura cittadine esiste un più vasto mondo e oltre la rumorosa attualità esiste quell’irrinunciabile dimensione che è il passato, vitale chiave di comprensione del presente.

      1. Gentile professoressa, forse sono stata poco chiara. Nel rivolgere a Lei il mio apprezzamento di studiosa ed esperta di fatti storici, nel riconoscere a lei il diritto di fornire spunti di riflessioni e motivi per confrontarci su avvenimenti del passato per evitare di ripetere errori e procedere con un occhio al passato, ho esortato i politici nostrani, o sedicenti tali, a non perdere di vista il presente per non creare un futuro ancora peggiore. ” State sul pezzo” era rivolto a loro che sembra che preferiscano dibattere in modo sterile e quasi puerile, sicuramente indossando paraocchi che impediscono di vedere anche quello che sta al di là della loro visione limitata dall’ideologia. Ho l’impressione che tutto faccia brodo pur di non affrontare i problemi che affliggono la città. Mi pare che su questo blog molti abbiano notato il silenzio da parte dei candidati sui temi che ho elencato. Lungi da me il pensiero di criticare Lei in qualità di studiosa. Non mi permetterei, non sarei in grado: pur essendo estremamente interessante e colto ogni suo intervento, non era mia intenzione mettere Lei al centro del discorso.

        1. La ringrazio e a mia volta, come ha modo.di constatare, leggo sempre i Suoi commenti. Che i candidati non si sbottonino sui temi più caldi della situazione cremonese è anche a mio avviso brutto segnale!

  5. La faziosità è il volto degenere della libera espressione; le parti politiche si sono dimenticate della partecipazione di tutti- come ricorda la prof. Ferrari- alla creazione, con la Resistenza, della democrazia, il cui concetto fondamentale può essere riassunto con una parola: RISPETTO. C’è da chiedersi se in parlamento ci sia una concentrazione di ignoranza o malafede… magari tutte e due.

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