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All’inizio degli anni Duemila, Tonino Guerra, in uno spot Unieuro assicurava che “l’ottimismo è il profumo della vita”. Oggi, chi segue le vicende della pubblica amministrazione locale può garantire che le partecipate sono una iattura per la politica.

Negli anni Cinquanta, Tino Scotti a Carosello prometteva che, con Falqui, bastava la parola per ottenere un effetto lassativo. Ora, con la battaglia delle poltrone nelle società pubbliche, è assicurato il medesimo risultato.

Negli anni Ottanta la pubblicità ci convince che “dove c’è Barilla c’è casa. Oggi non è necessario un video con la musica di Vangelis per confermare che dove ci sono le partecipate c’è casino.

Negli anni Novanta Steve Jobs aveva rilanciato l’Apple con lo slogan Think differentLa confraternita della spartizione, ne ha coniato uno contrario stick to the script.  Evita sorprese. Protegge dagli intrusi la casta dei pasdaran delle poltrone. Quella del toglietemi tutto, ma non la seggiola – mia o dei miei amici –  sia essa di un consiglio di amministrazione di partecipate oppure di enti e fondazioni pubbliche.  Nonostante stick to the script, anche i guardiani dello scranno spesso dimenticano il copione e non tutte le ciambelle escono con il buco.  Allora si sgretolano alleanze politiche e finiscono nell’immondizia accordi sottoscritti alla luce del sole e quelli siglati nel sottoscala. Ma anche i più imbarazzanti presi nelle catacombe. Saltano promesse e amicizie politiche, che comunque sono sempre un po’ precarie e costantemente sul filo del rasoio. Il pacta sunt servanda è buono per il cesso, illusione adolescenziale, ottima per gli aderenti al Club delle giovani marmotte. 

La divisione delle sedie più che competizione, anche dura ma corretta, è scontro senza regole. E’ il Fight club del Torrazzo. 

L’ultima puntata di questo duello rusticano è iniziata il 9 maggio dello scorso anno con la nomina del consiglio di Padanie Acque, protagonista indiscusso Luciano Maverick Pizzetti, Pd, top gun in fase di atterraggio. Nei giorni precedenti l’appuntamento si era dannato l’anima per rinviare la decisione a dopo le elezioni comunali in programma il mese successivo. 

Marcello Ventura, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, complice la liquidità della politica odierna, il leaderismo imperante, l’apatia della stragrande maggioranza dei cittadini verso la politica si accodava e sponsorizzava la proposta Pd. E’ un feeling perfetto con Pizzetti, ma è rottura con Forza Italia e Lega che si oppongono al rinvio. La strana coppia viene sconfitta, ma non dimentica.  Sarà vendetta, tremenda vendetta. 

Passano poche settimane e il duo rossonero e distopico della politica locale si prende la rivincita. L’occasione è la nomina di due membri nel Consiglio di amministrazione di Centro Padane Srl, società partecipata dalla Provincia. Stoppano il candidato di Forza Italia e promuovono quello di Fabio Bertusi, pokerista – sempre con la scala reale in mano – e battitore libero della politica provinciale. «La sua candidatura – confessa Ventura – è stata da me sostenuta personalmente.» (La Provincia, 24 maggio 2024). 

Poi ci sono state le elezioni comunali e le provinciali. L’intesa Pizzetti-Ventura non scritta ma certificata dai fatti, si rafforza.  Con una battuta verrebbe facile definirla il patto  Molotov-Ribbentrop in salsa cremonese, ma sarebbe una cattiveria gratuita e non reale. Pizzetti è determinato e ha radici nel Pci, elementi che in determinate circostanze e in alcuni atteggiamenti si fanno notare.  Sfumature autoritarie, ma non tali da collocarlo tra gli stalinisti, ma sicuramente tra gli arroganti.

E Ventura non è fascista. Nemmeno la brutta copia di Farinacci.  E’ un democristiano non svezzato. Un apprendista moroteo, che si arrabatta per riuscire ad esserlo, ma con scarse possibilità di farcela. Poco empatico gli manca la capacità di raggiungere i propri obiettivi senza scontentare nessuno. Di spellare le galline senza farle gridare. Un vorrei, ma non posso.

Pizzetti pigmalione e mentore di Andrea Virgilio ha visto il suo protetto incoronato sindaco. Lo affianca e lo protegge. Per sé si è ritagliato il ruolo di king maker della politica cittadina. Tiene il banco e distribuisce le carte. Decide. Il sindaco esegue. Si adegua. Probabilmente l’allievo prediletto del maestro resterà tale. Non bastano sicumera ed eccessiva autostima per diventare un top gun.  E’ vero che nulla è perduto, però il buon giorno si vede al mattino e il primo anno al vertice della città non è stato per Virgilio un buon giorno.  Tutt’altro.

Alla Provincia è stato eletto il piddino Roberto Mariani. Amministratore esperto, amico di Pizzetti, è un decisionista convinto, secondo a nessuno nel perseguire le proprie scelte. Nel consiglio è parità: sei membri al centro sinistra, sei al centro destra.   Dopo un periodo di convivenza i tre consiglieri di Fratelli d’Italia costituiscono un gruppo autonomo. Non separati in casa, ma separati di fatto dagli alleati Forza Italia e Lega.

Nei giorni scorsi, il colpo di scena. Un anno dopo la nomina del Consiglio di amministrazione di Centro Padane Srl  e lo scazzo nel centrodestra,  un comunicato diffuso dai consiglieri provinciali Valeria Patelli e Giovanni Rossoni, entrambi di Forza Italia e Filippo Raglio della Lega, accusano  la società di  cattiva gestione. Un attacco alzo zero alla Provincia, ma anche un siluro indiretto a Ventura colpevole di avere preferito per il consiglio di amministrazione di Centro Padane srl il candidato di Bertusi a quello di Forza Italia. 

 «Il bilancio 2024- scrivono i tre firmatari del documento – anno nel quale è avvenuta anche la nomina dell’attuale Cda (28 maggio 2024), composto da soli rappresentanti degli altri gruppi consiliari, si è chiuso con una vistosa perdita quantificata in euro 1.049.600, in controtendenza rispetto ai bilanci degli anni precedenti che hanno fatto registrare un segno positivo seppur contenuto». (vittorianozanolli.it, 27 giugno)

Servizio completo: shampoo, barba e capelli. Se la vendetta è un piatto che si serve freddo, e dopo un anno lo è, quella dei consiglieri di Forza Italia e Lega è anche circostanziata e documentata.  Vengono indicate le cause del disastroso risultato e suggerite le terapie per migliorare lo stato di salute del paziente. Tra queste, manco a dirlo, il rinnovo integrale del Consiglio di amministrazione e del Comitato di indirizzo e controllo. 

E poi la stoccata alla Provincia che secondo Patelli, Rossoni e Raglio «ha le maggiori responsabilità del risultato negativo del bilancio 2024 e in prospettiva anche per il 2025, e pertanto dovrà coprire con il proprio bilancio circa 500.000 euro che verranno sottratti a interventi urgenti di manutenzione di strade ed edifici».

Che dire? Che siamo nella palta fin qui. Che la politica di Cremona è una storia di ordinaria follia. Di impuntature, di vendette dirette e trasversali. Di poltrone da assegnare e da togliere. Di soldi sprecati.  Del bene comune dimenticato.   

Che fare? La risposta la fornisce Marguerite Duras in una storia (L’amante)  che con la politica c’entra assai poco, ma che funziona. «Il difficile non è raggiungere qualcosa, è liberarsi dalla condizione in cui si è».

E per il futuro?  Rivolgersi a Unieuro. E pensare diversamente come suggeriva Steve Jobs.

 

Antonio Grassi

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