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Lo sapevamo già, ma adesso c’è la conferma ufficiale che anche il Partito Democratico è schierato ufficialmente per la costruzione di un nuovo ospedale e per la demolizione dell’attuale. Senza se e senza ma, visto che il nuovo Segretario provinciale sostiene che  la realizzazione dell’opera “è un dato di fatto”. Quello che ci metteranno dentro importa meno, visto che si intende “raccogliere idee e suggerimenti concreti per orientare il progetto nella direzione più efficace”.  Le vecchie previsioni erano quindi azzeccate: l’importante è costruire, quello che conterrà la nuova struttura è del tutto secondario, si deciderà strada facendo o magari dopo averlo costruito. Un’idea alquanto bizzarra: si è mai visto un investimento sull’assistenza sanitaria affidato  non tanto alle persone e alla loro organizzazione quanto al cemento?

Forse a qualcuno è sfuggito che si può essere curati bene anche in ospedali più anziani del nostro (ad esempio il Niguarda risale al 1939 ed è tra i più prestigiosi ospedali italiani) e che magari i buoni risultati in termini di salute dipendono da buoni operatori, non dai laghetti progettati da architetti alla moda. Da noi invece l’importante è costruire un nuovo ospedale senza sapere che cosa conterrà l’edificio, quali saranno le sue funzioni, quali saranno i costi di manutenzione, quali le modalità assistenziali, in che modo si collegherà al territorio, quale sarà il suo ruolo rispetto a Mantova (DEA, Dipartimento di Emergenza e Accetazione), con quali reparti e soprattutto con quali e quanti operatori potrà operare.

Naturalmente nessuno si è fatto alcuna domanda sulle reali esigenze sanitarie del territorio, sul numero dei residenti che decidono di farsi curare in altre strutture, per quali malattie,  per quali motivi e neppure sulle liste d’attesa (non solo ospedaliere…. ). Tutto così assurdo da sembrare irreale, anche se ormai siamo abituati ( gli ultimi dati del Ministero lo certificano) ad una sanità pubblica lombarda in continuo e inesorabile declino. Mancano i soldi per i dipendenti, manca il personale per l’assistenza, quello che c’è soffre di una condizione sempre più al limite e l’unica soluzione per risolvere tutti i problemi della sanità pubblica è spendere il denaro dei cittadini, a tutti i costi e ad ogni costo. Certo, così si fa girare l’economia,  però l’assistenza sanitaria è un’altra cosa. Perché invece di costruire senza sapere cosa dovrà contenere il nuovo ospedale  non andate  a vedere come funziona l’altra  sanità, quella migliore, quella in grado di avere i conti in ordine, quella che attira pazienti anche dall’estero, quella che attrae i giovani specialisti?

Magari potreste comprendere che l’aspetto fondamentale di un’ottima assistenza è costituito da un investimento sul personale e dalla sua motivazione, dall’organizzazione, dall’efficienza, dall’accoglienza, dalla strumentazione, dalla corretta gestione delle risorse, dalla digitalizzazione e, perché no, anche dalla competizione. Certamente esiste anche l’edilizia, ma in un contesto nel quale si fa seria programmazione sanitaria e dove l’edilizia non è l’obbiettivo da raggiungere a tutti i costi, ma solo uno strumento da utilizzare una volta individuata la sua necessità. Proprio il contrario di quanto sostenuto dai nostri politici e ovviamente da tutti quelli che ci guadagnano nella costruzione di un nuovo edificio (questa è la traduzione corretta del termine “stakeholder”) e purtroppo nell’indifferenza di molti cittadini.

Nulla di nuovo, siamo a Cremona e in fondo si tratta solo di restare indifferenti anche sul modo in cui vengono spesi i soldi delle nostre tasse. Però bisognerebbe anche ammettere che c’è una bella differenza tra spendere bene e spendere male e che magari potrebbe essere opportuna un’analisi un po’ più rigorosa sulle scelte sanitarie che, prima o poi, riguarderanno tutti noi.

 

Pietro Cavalli

L'Editoriale

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