Così parlò Cicerone

1 Dicembre 2023

Ascoltando qua e là la catena fonica della lingua italiana si avvertono varie cadenze, secondo la località di provenienza dei parlanti. Sentendo una persona parlare italiano, infatti, è possibile capire in linea di massima da quale zona geografica proviene: si riconosce un bresciano, un piacentino, un cremonese, un romano, un fiorentino, un napoletano e così via. Queste tipiche “cantilene” quando si sono formate?  Impossibile stabilirlo con esattezza, ma poiché le cadenze non hanno alcuna rilevanza semantica, cioè non influiscono sul significato delle parole, non possono, come sostengono gli studiosi, aver subito variazioni e da millenni si conservano uguali. Con ogni probabilità sono state ereditate da lingue precedenti.
Ciò significa che Cicerone, (106-43 a. C.) nato ad Arpino, pronunciava il latino con la stessa cadenza con cui un arpinate di oggi parla in italiano; Ovidio (43 a.C. – 17 d. C.) aveva l’inflessione che gli abitanti di Sulmona danno alla lingua di Dante; ascoltando l’eloquio di Virgilio (70-19 a. C.) si sarebbe capito che era di origine mantovana. Con una differenza rispetto a quanto possiamo supporre, perché i latini pronunciavano diversamente la loro lingua rispetto a noi, che seguiamo la pronuncia ecclesiastica. In epoca classica, le parole erano pronunciate seguendo regole diverse, che gli studiosi hanno individuato grazie alle allusioni di alcuni autori latini.

Ecco alcuni esempi: “ae” veniva pronunciato come è scritto mentre noi leggiamo “e”; la “v” suonava come “u”, come dimostra il verbo “vagire”, che alla prima persona del presente indicativo fa “vagio” (io vagisco), una parola di origine onomatopeica. Quando vagisce, infatti, il neonato ci fa sentire esclusivamente una serie di “ua”. Impossibile che fosse “va” (come è scritto) per il semplice fatto che per articolare la “v” occorrono i denti. Altre diversità: la “C” di Caesar veniva pronunciata con la “c” di “cosa” come testimonia il derivato russo “Czar”. Il nesso “ns”, per esempio in “fons” (fonte), suonava senza la “n”, cioè si pronunciava “fos”.

Un romano di oggi, se leggesse il latino con la pronuncia classica, offrirebbe un’idea molto vicina alla realtà della parlata perduta degli antichi romani. Sembrerebbe di ascoltare, con un balzo all’indietro di quasi duemila anni, Cicerone, Cesare (100-54 a. C.) o lo stesso Marco Porcio Catone (234-139 a. C), quando, con la frase finale dei suoi discorsi “Ceterum censeo Carthaginem esse delendam”, dichiarava che quella città doveva essere distrutta. Allo stesso modo Virgilio avrebbe dato al suo tono espressivo l’inflessione del dialetto mantovano di oggi e, ascoltando parlare Furio Bibaculo (78-31 a. C.), poeta cremonese nominato da Catullo nel carme XI (“Furio, Aurelio), si sarebbe capito che proveniva dalle nostre parti per l’inflessione che caratterizza il nostro dialetto, per cui, anche quando parliamo in italiano, riveliamo che siamo cremonesi.

Il dialetto è la nostra lingua mentre l’italiano, si sa, è il dialetto fiorentino che si è imposto come lingua nazionale. Il cremonese poi, del latino, conserva una caratteristica unica tra le lingue “romanze”, come si definiscono i linguaggi che traggono origine dalla parlata dell’antico popolo di Roma, perché come il latino conserva le vocali brevi e lunghe con valore semantico, che danno cioè un significato diverso alla parola che le contiene. Qualche esempio: “paas” (la lunga per convenzione si scrive raddoppiando la vocale) significa “pace” mentre “pas” significa “appassito”; “pees” indica la “pece” mentre “pes” significa “peggio”; “cavài” si traduce con “cavalli” mentre “cavàai” significa “estrarli”. Quest’aspetto del dialetto cremonese, tra l’altro, dà un’idea della struttura del latino: “Roma” (nominativo con la a breve) significa “Roma” mentre l’ablativo “Roma” ha la a lunga e vuol dire “da Roma”.

L’argomento è vasto e, a chi lo vuole approfondire, consiglio:
Ferdinand de Saussure, Corso di Linguistica Generale.
Alfonso Traina, L’Alfabeto e la Pronunzia del Latino.
Romano Oneda, Fonologia del Dialetto Cremonese

 

Sperangelo Bandera

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