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Leggo con attenzione e, lo ammetto, con un certo sconcerto il comunicato diffuso da Arci Cremona in merito alle misure adottate in questi mesi per contrastare i crescenti episodi di violenza e degrado in città. Un testo che, dietro l’apparenza della denuncia sociale, nasconde un’impostazione ideologica che rifiuta di guardare in faccia la realtà.
La sicurezza non è uno slogan, è una necessità concreta, avvertita quotidianamente dai cittadini di ogni estrazione sociale. E lo dico con chiarezza: chi oggi critica le misure messe in campo – dal daspo urbano alla presenza dei militari nell’ambito dell’Operazione “Strade Sicure” – sembra più preoccupato di difendere una visione ideologica che di garantire una città vivibile e sicura per tutti.
L’Arci si lamenta della “militarizzazione” della città. Ma cosa si propone in alternativa, nell’immediato, a un’escalation di episodi violenti sotto gli occhi di tutti? I militari non sono lì per spaventare nessuno, ma per fungere da deterrente efficace contro furti, spaccio, aggressioni e vandalismi. La loro presenza ha già dimostrato, in molte realtà italiane, di abbassare il tasso di microcriminalità e aumentare la percezione di sicurezza. E anche a Cremona, i cittadini onesti che passano ogni giorno in stazione o in piazza Roma hanno diritto a sentirsi protetti, non lasciati in balìa di baby gang o balordi.
Ci troviamo di fronte a una situazione che non può più essere minimizzata: aggressioni gratuite, atti vandalici, consumo e spaccio di sostanze, bullismo. Chi minimizza questo disagio o lo attribuisce unicamente alla “mancanza di spazi di ascolto” fa un grave torto alle vittime e alla comunità. Nessuno nega il valore del lavoro educativo e sociale, ma non si può pensare che la prevenzione basti da sola, senza controllo e presenza dello Stato.
Fratelli d’Italia ha sempre detto chiaramente che senza regole non c’è libertà. E che lo Stato deve tornare ad essere visibile, credibile, presente. Lo Stato che si vede – anche in divisa – è uno Stato che protegge. Non si tratta di “mostrare i muscoli”, come qualcuno sostiene, ma di assumersi la responsabilità di agire, di fronte a un disagio reale che produce insicurezza.
Ciò che trovo più preoccupante, da consigliere comunale, è la distanza tra una certa sinistra e la percezione concreta della cittadinanza. Parlano di “fiumi di inchiostro” sui media locali, ma tacciono sul fatto che sono sempre di più le famiglie, i commercianti, gli anziani, i pendolari e gli studenti che si sentono insicuri e che chiedono una svolta decisa. A loro dobbiamo rispondere, non con convegni o retorica, ma con presidi, pattuglie, videosorveglianza e controlli.
L’Arci dice che “il tema sicurezza è sociale”. Anche noi lo sappiamo. Ma è anche giuridico, amministrativo, operativo. Non bastano le buone intenzioni, servono interventi chiari e misurabili. Ed è su questo fronte che Fratelli d’Italia si sta muovendo in Consiglio comunale.
Concludo dicendo che non c’è nulla di progressista nel girarsi dall’altra parte quando la violenza esplode. Non c’è nulla di inclusivo nel lasciare interi quartieri in mano al degrado. E non c’è nulla di rassicurante in chi critica ogni misura di controllo senza proporre alternative credibili.
Fratelli d’Italia continuerà a battersi perché Cremona sia una città dove legge e sicurezza valgano ovunque, non solo in centro. E l’Operazione “Strade Sicure”, che oggi qualcuno disprezza, rappresenta un tassello fondamentale di questa strategia e un valido deterrente contro la delinquenza.
Matteo Carotti
Consigliere comunale Fratelli d’Italia Cremona

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