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Venerdì sono state inaugurate la casa della comunità di Crema e la sala polifunzionale di Casale Cremasco Vidolasco. Un passo avanti verso quella medicina di prossimità che la pandemia legata al covid ha dimostrato essere il vulnus dell’assistenza socio-sanitaria. Il tassello di un puzzle che completato dovrebbe traghettare un’organizzazione ospedalocentrica a una più territoriale, con una migliore e più efficiente integrazione dei due poli. 

Tra gli obiettivi individuati figurano la riduzione degli accessi al pronto soccorso e i ricoveri ospedalieri e la valorizzazione del lavoro dei medici di medicina generale (MMG) e degli operatori sociali. Si punta a un minor distacco tra medicina ospedaliera e medicina di prossimità, senza nulla togliere al prestigio della prima, ma con un maggior riconoscimento dei meriti della seconda, costantemente in trincea e spesso abbandonata a se stessa.

Il traguardo è un sistema sanitario più equilibrato, attento a non relegare a Cenerentola la medicina sul territorio.  Un sistema che dovrà aderire alla realtà del tempo e alle nuove tecnologie, condizionato dall’esplosione dei costi e dall’esasperata specializzazione, ma che non potrà accantonare il fattore umano.

Telemedicina, statistiche, algoritmi, diagrammi, fogli Excel, peseranno sulle scelte della politica socio-sanitaria, ma la responsabilità del loro corretto utilizzo rimarrà di competenza della politica. Sempre che voglia assumersi questa responsabilità e non delegarla a tecnocrati e privati.

Per esempio, il futuro ospedale di Cremona è progettato per diventare l’ottava meraviglia del mondo, ma se non è supportato da un’adeguata medicina del territorio sarà un diamante in mezzo alla bigiotteria. Un’oasi nel deserto. Un’isola in mezzo all’oceano in tempesta. Se poi non arriverà il riconoscimento per il Dipartimento d’emergenza accettazione (Dea) di secondo livello, Cremona si ritroverà con un’astronave azzoppata. Non abilitata ai viaggi intergalattici e parcheggiata nel cosmodromo.

Alessandro Cominelli, direttore generale dell’Asst di Crema, ha sintetizzato in modo assai efficace il significato delle due inaugurazioni. Un passaggio rapido. Un cameo. Un flash sufficiente per chiarire il significato dell’abbinamento Crema-Casale.  Non due tagli del nastro, ha spiegato Cominelli, ma uno solo in posti diversi. Due strutture funzionali per potenziare la medicina e l’assistenza di prossimità. Per confermare il feeling esistente tra Comuni cremaschi e Asst. Per ribadire e confermare la fiducia reciproca.  Obiettivo ammirevole e meritorio, sarà raggiunto solo se i cittadini non verranno posizionati all’ultimo posto della lista degli stakeholder di riferimento. 

Carolina Maffezzoni, direttore socio sanitario Asst di Crema, ha illustrato e confermato con i fatti il cammino intrapreso dal Cremasco verso una maggiore integrazione tra medicina e assistenza.  Ha evidenziato il dialogo esistente tra Asst e Comuni ad essa afferenti. Un raro caso dove i propositi di fare squadra, fare rete, fare fronte uniti hanno superato il tempo di un’intervista, di un dibattito, di un’assemblea, di una pippa intellettuale, per poi concretizzarsi. Un esempio reale del passaggio dalle parole ai fatti. «La ricchezza di questo territorio – ha sottolineato Carolina Maffezzoni – è data dalla storica collaborazione con i Comuni e con l’Ambito sociale, suggellata anche dalla condivisione di molte linee di azione integrate tra il Piano di Sviluppo del Polo Territoriale e il Piano di Zona, che simbolicamente abbiamo voluto anche approvare (23 dicembre 2024 ndr) nella stessa data».  

Il timbro del presidente della Regione, Attilio Fontana, ha certificato che la strada imboccata dal Cremasco è adeguata ai tempi. «Oggi – ha detto – celebriamo due strutture importanti, che rappresentano concretamente ciò che si intende per sanità vicina al territorio. I profondi cambiamenti demografici e sociali della Lombardia ci inducono a rispondere con nuovi servizi, capaci di rispondere alle nuove esigenze di cura, diverse rispetto al passato: sono aumentate le persone con patologie croniche e si è allungata l’aspettativa di vita. Un tempo il cuore dell’assistenza era l’ospedale. Oggi le condizioni sono cambiate e il modello sanitario deve cambiare con esse. Vogliamo e dobbiamo riportare al centro del sistema il territorio, la prossimità, la continuità delle cure».

Al di là di tutto questo ci sono alcuni dettagli che meritano di essere sottolineati.

Il primo è il ruolo dell’Area omogenea cremasca. All’inaugurazione sdoppiata erano presenti numerosi sindaci, sia a Crema che Casale, con in testa il presidente della stessa Area omogenea Gianni Rossoni e Fabio Bergamaschi, primo cittadino del capoluogo cremasco.  Un segnale importante, un messaggio positivo di coesione della Repubblica del Tortello e di maturità dell’organismo che la rappresenta. Un ottimo viatico per il conseguimento del prossimo impegnativo obiettivo: lo stato di Comunità di pianura. 

Il secondo, la vicinanza al territorio dei consiglieri regionali cremaschi Riccardo Vitari (Lega) e Matteo Piloni (PD). Il  leghista presente a Crema e a Casale. Il piddino a Casale.  Continua l’assenza in riva al Serio del loro collega Marcello Ventura (Fratelli d’Italia), probabilmente allergico al clima cremasco. Dispiace. Ma l’allergia potrebbe diventare un problema, soprattutto se si dovesse ricandidare alle prossime elezioni regionali. 

Vicinanza al territorio anche della parlamentare Silvana Comaroli (Lega) in prima fila a Crema e Casale. Assente giustificato il senatore Renato Ancorotti (Fratelli d’Italia).

Il terzo, una lettera del presidente della provincia Roberto Mariani inviata ad Asst e al Comune di Casale Vidolasco.  Declina l’invito a presenziare ai due appuntamenti. Motiva il suo diniego: ritiene che «la mancata previsione di un intervento istituzionale da parte dell’Amministrazione Provinciale e l’assenza di una qualsiasi forma di interlocuzione preventiva – pur senza che da parte mia vi fosse alcuna richiesta di spazi o visibilità – rappresentino non solo uno sgarbo istituzionale ma soprattutto il segnale di una insufficiente collaborazione tra le istituzioni del territorio provinciale».

Ora, con tutto il rispetto e la stima per il presidente Mariani, non si comprende dove stia lo sgarbo istituzionale. La Provincia era stata invitata ufficialmente a presenziare. La Provincia non ha nessuna competenza sulla sanità. La provincia non è l’amministratore di sostegno di Asst e Comune e non sono sotto la sua tutela.  Non hanno l’obbligo di avvertirla preventivamente delle modalità di organizzazione di un avvenimento su una materia non di sua competenza. Precisato tutto questo: ora dove sta lo sgarbo istituzionale? Senza intenzioni polemiche viene da pensare che la causa reale del disappunto di Mariani si trovi nella coda della lettera. Là dove Mariani scrive: «Prendo atto che in questo caso l’interlocutore individuato sia stato l’Area Omogenea Cremasca e non l’Ente Provincia, pur ricordando che l’Area Omogenea è una emanazione della Provincia e non un ente autonomo per quanto riconosca il buon lavoro svolto».

In sostanza Asst e Comune hanno commesso un peccato di lesa maestà. Un po’ come i francesi che s’incazzano per Bartali (Paolo Conte). Lui, invece, gli girano le palle per l’Area omogenea. 

Rendere pubblica questa lettera serve per evitare interpretazioni fuorvianti per la mancata presenza della Provincia a Crema e Casale. 

Massimo considerazione per il pensiero Presidente, ma sia concesso, con un sorriso e senza acredine, un’osservazione: non è con un atteggiamento da Wanda Osiris, la wandissima, che si tiene unita la provincia. Che si costruisce la coesione di un territorio.  Al contrario, è la strada maestra per dividerlo.

Il quarto. La realizzazione della sala polifunzionale è stata resa possibile dalla collaborazione tra Regione, Comune, enti e società pubbliche (Asst e Padania Acque) e private (Galbani) e banche (BCC Cremasca e Mantovana).

Venerdì nel Cremasco è stato gettato un piccolo seme per una sanità territoriale diversa dal passato. Una sanità lombarda che garantisca l’applicazione dell’articolo 32 della Costituzione: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti».

Speriamo che il seme attecchisca e i risultati corrispondano alle attese. Incrociamo le dita.

 

Antonio Grassi

Nella fase centrale l’inaugurazione del Centro Polifunzionale di Casale Cremasco

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