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Un fantasma si aggira per la provincia: lo Streptococcus  doverensis,  un nuovo batterio della famiglia delle Streptococcaceae Pecuniariae.  

Non è pericoloso come lo spettro del comunismo che si aggirava per l’Europa ai tempi di Marx ed Engels, ma è altrettanto divisivo e può causare una spaccatura del territorio provinciale. 

In ballo ci sono 13 milioni di euro destinati dalla Regione a Dovera, per costruire la tangenziale del paese. Tredici milioni che la provincia propone di trasferire a Casalmaggiore per realizzare un’infrastruttura analoga.

E lo scontro non è tra ricchi e poveri, ma tra proletari con le pezze sul culo e le scarpe con i buchi nelle suole. Perché tutti i Comuni le hanno. Perché tutti i Comuni sono senza soldi. Perché tutti i Comuni sono in apnea finanziaria. Perché tutti i Comuni sono in una valle di lacrime.

Si toglie al Cremasco per dare al Casalasco. Al di là che la scelta sia giusta o meno, l’alternativa fa incazzare chi viene privato di un finanziamento acquisito e crea enormi aspettative in chi intravede la possibilità di ricevere risorse inaspettate. 

Per i primi è uno scippo. Per i secondi, un cadeau che si trasforma in un diritto nel momento in cui la Provincia propone lo scambio e s’impegna per attuarlo.  

Ma non c’è Robin Hood che toglie ai ricchi per dare ai poveri.  E’ un ente pubblico che toglie a un povero per dare a un altro povero.  È la guerra dei poveri. E pace in terra agli uomini di buona volontà. 

Il batterio, prodotto dal laboratorio di ingegneria istituzionale della provincia, è sfuggito al controllo degli scienziati. Ha invaso i media e incrinato i rapporti tra la parte occidentale e quella orientale del territorio. Ha destabilizzato le relazioni tra i partiti politici e all’interno dei medesimi. Ha creato disagio e incertezza nei tre consiglieri regionali locali, i tre Re magi che portano a Milano le nostre istanze.

Matteo Piloni, Pd, ha raccontato con precisione l’iter burocratico che ha condotto al finanziamento della tangenziale di Dovera. Con diplomazia e toni concilianti, ha spezzato una lancia per il mantenimento dello status quo.

Riccardo Vitari, Lega, più diretto e con chiarezza, si è schierato senza esitazioni a favore di Dovera.  Comunque, ha precisato, la decisione compete alla Regione e non alla Provincia.

Marcello Ventura, Fratelli d’Italia, è rimasto nell’ombra. Sotto traccia. Non pervenuto.  La questione pare non lo interessi. Bersagliato dalla sfortuna, era assente all’incontro di giovedì scorso tra la giunta dell’Area Omogenea e i tre ambasciatori provinciali del nostro territorio.  Assenza giustificata da una indisposizione, che i maligni hanno subito imputato allo Streptococcus doverensis. Spiace per la sua salute, ma anche per la sfiga: un detto popolare dice che gli assenti hanno sempre torto. Al netto del malessere, l’apparente latitanza di Ventura ha innescato una serie di interrogativi e di ipotesi sulla linea di Fratelli d’Italia. Linea che dipende dallo stesso Ventura, nel ruolo di coordinatore provinciale del partito. Linea che, se condivisa a Milano, potrebbe originare un conflitto politico-amministrativo nel centrodestra. 

Se il trasferimento dei 13 milioni è di competenza della Regione, la decisione passa dagli uffici dell’assessore al bilancio, Marco Alparone (FdI), e dell’assessora alle infrastrutture e ai lavori pubblici, Claudia Maria Terzi (Lega). Ora se i due assessori condividono le posizioni dei propri consiglieri sul nostro territorio, trovare un accordo non sarà semplice.

Un capitolo a parte meritano i segretari di partito. Di Ventura è già stato evidenziato il silenzio. Di Tiziano Filipponi, segretario della Lega cremasca, c’è da sottolineare la sua scelta di campo a favore di Dovera. Di Gabriele Gallina, alla guida di Forza Italia, e di Michele Bellini, il generale del Pd, non risultano dichiarazioni precise o documenti specifici sui 13 milioni oggetto del desiderio.  

A uscire in maniera convincente da questa storia è stata l’Area omogenea cremasca. Ha scelto di spostare i termini del confronto su un piano meno conflittuale e più costruttivo. Più efficace per contrastare lo Streptococcus  doverensis. Per debellarlo. In un documento approvato nei giorni scorsi ha proposto la «conferma della tangenziale di Dovera all’interno delle opere considerate strategiche per il territorio».  Nel contempo, ha sollecitato il medesimo territorio a muoversi unito per spuntare da Regione e Stato le risorse necessarie, sia per la copertura totale dei costi dell’intervento di Dovera, sia per finanziare quelle previste per Casalmaggiore. 

«È fondamentale che Crema e Casalmaggiore non si trovino contrapposte, ma unite, senza alimentare contrapposizioni che rischiano solo di indebolire l’intera provincia».

Un invito e un auspicio che sono un’involontaria risposta a Michele Bellini, neosegretario provinciale del Pd. 

Nei giorni scorsi, accompagnato da Gianluca Savoldi, ex sindaco di Moscazzano, ora addetto stampa della Provincia, il giovane emergente della politica cremonese è stato in visita pastorale nel Cremasco. Intervistato da Giulia Tosoni, alla richiesta di un parere sull’Area omogenea ha risposto: «È uno strumento utile? Il punto, secondo me, è su com’è concepita per i cremaschi: se significa un modo di lavorare meglio all’interno di una Provincia unita è un valore aggiunto. Se viene intesa come un modo per ovviare alla distanza dell’Amministrazione provinciale, pensando solo al Cremasco, allora tutti ne siamo danneggiati. Il Cremasco non deve disperdere inutilmente energie cercando soluzioni alternative all’Ente provinciale» (Cremaonline, 26 febbraio). 

Bellini, si è formato a Parigi alla corte di Enrico Letta. Appassionato dell’Europa e affascinato dal big data (pagina 20 della sua relazione programmatica) è carente sull’Area omogenea. Su questo argomento un 18 sarebbe un’apertura di credito e un gesto di generosità.

 L’Area omogenea non è un capriccio del Cremasco, ma è prevista dall’articolo 9 dello statuto provinciale (23 dicembre 2014). È dotata di un regolamento approvato dall’assemblea dei sindaci (19 febbraio 2024). Nata per migliorare l’efficienza della politica provinciale, non ha mai sostenuto spinte centrifughe del cremasco. L’Area omogenea non è un movimento secessionista. Non mira all’indipendenza della Repubblica del Tortello. Non aspira a una Gettysburg dei poveri cristi. L’Area omogenea è nata per migliorare la politica provinciale, per sfruttare le energie, non per disperderle. Così è stato ed è tuttora.

Il big data man piddino dimentica che l’operazione A2a non è cremasca. Scorda che l’autostrada Cremona-Mantova non è progetto cremasco. Ignora che il tradimento del referendum dell’inceneritore non è una vergogna cremasca.  Non conosce il motto Medice cura te ipsum, utile da applicare prima di sparare giudizi.

Comunque Bellini può stare sereno: il Cremasco c’è e sta con la Provincia di Cremona.  Ma non ha l’anello al naso. Non risponde signorsì a comando. Non ama piegarsi a 90 gradi. 

Un’ultima annotazione lo Streptococcus doverensis non è uscito dai laboratori cremaschi. Anzi,  quelli dell’Area omogenea hanno proposto l’antidoto. 

E perché no?  se i cremonesi rinunciassero alla citata Cremona-Mantova il batterio della discordia sarebbe definitivamente eliminato. Tutti felici e contenti. E per chi apprezza i cocktail, un Bellini per festeggiare ci sta. Oh yeah!

 

Antonio Grassi

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