Il Pd si riorganizza. Partendo dal finanziamento pubblico

17 Ottobre 2021

Giovedì scorso Vittore Soldo, segretario provinciale del Pd, ha annunciato la svolta
organizzativa del partito. Concetti e formula del nuovo corso sono contenuti in un
documento di dodici pagine. Ampi stralci sono stati riportati da Cremonasera (14 ottobre)
e dagli altri media locali.
L’idea portante è il coinvolgimento dell’intera provincia nella gestione e nelle scelte del
partito. L’obiettivo è chiaro e il percorso per raggiungerlo indicato con precisione. La
proposta non è acqua fresca e merita l’applauso.
Saranno – viene scritto nel programma – «i territori ed i suoi rappresentanti protagonisti
nel formulare ed elaborare la proposta politica che aiuti la crescita del proprio territorio
e scongiuri la forte tendenza, tuttora in atto, al disimpegno e all’allontanamento dalle
istituzioni e dalle organizzazioni politiche».
La nuova struttura avrà un «carattere federalista, nel senso che deve dare modo ai
territori di influenzare i processi decisionali della federazione di cui fa parte».
Invece del centralismo democratico, la centralità del territorio e la partecipazione. Tanta
roba e di lusso, pietra angolare sulla quale costruire un edificio dalle caratteristiche
innovative e lungimiranti.
Il Pd, incartapecorito e svogliato, più interessato ai consigli di amministrazione delle
partecipate e agli incarichi negli enti pubblici che ai bisogni dei cittadini, con risultati
spesso deleteri e suicidi, ha annunciato un cambio di rotta. È un’ottima notizia,
un’iniezione d’ottimismo. Una botta di speranza.
Se attuata, la svolta potrebbe ridurre il rischio di accordi contro natura e il pericolo di
rivedere film dell’orrore di infima produzione, quali l’annullamento e la ripetizione
dell’elezione del presidente della Provincia e la doppia assemblea per la nomina del
consiglio di amministrazione di Padania Acque. Senza dimenticare la frettolosa cessione
di Lgh ad A2A, la fantozziana gestione del potenziale candidato a sindaco di Crema,
Umberto Cabini, il fallimento dell’Area omogenea cremasca, il ricorso alle carte bollate
per opporsi al recesso di otto Comuni da Scrp, con la conseguente spaccatura dell’unità del
Cremasco.
Potrebbe spronare altri partiti all’emulazione, al rinnovamento e all’adozione di un diverso
modo di procedere, risultato tutt’altro che disprezzabile.
Potrebbe aiutare la politica a sostituire le camarille e le intese sottobanco con il confronto,
ad abbandonare la spartizione dei pani e dei pesci, a decidere in funzione degli interessi dei
cittadini. Confermerebbe che l’utopia può essere un traguardo.
Potrebbe evitare il finto scannamento per garantire un incarico remunerato a un trombato,
oppure per gratificare un militante di lungo corso, figura in via d’estinzione.

Il trionfo della fluidità ideologica, le migrazioni da un partito all’altro sull’onda dei
sondaggi hanno ridotto drasticamente i militanti, in alcune circostanze militonti. Ha
limato il numero degli idealisti che si sacrificano e si immolano per il partito e per capi
poco carismatici e molto scartine, pompati come panna montata, consistenti come lo
zucchero filato.
I compagni, quelli con la ci maiuscola, sono storia. Reperti da museo. Sono racconto
nostalgico. Icone di reduci. Sono foto di sconfitti.
Finite le pippe su Marx, sul proletariato, sull’obsoleta classe operaia che mai andrà in
Paradiso, ma sempre all’Inferno, alle residue anime candide è rimasta l’illusione di
appartenere ad un partito diverso dagli altri, favola di Babbo Natale, ma per loro dogma
intoccabile. «Siamo diversi, ma siamo uguali agli altri, ma siamo diversi» grida Nanni
Moretti in Palombella rossa.
È l’epoca dei carrieristi che considerano il partito e la politica un ascensore per i propri
affari e occasione di riscatto sociale. «Non è tempo per noi che non ci svegliamo mai.
Abbiam sogni però troppo grandi e belli» ma, con buona pace di Ligabue, da alcuni anni in
provincia di Cremona i sogni sono congelati. E se per qualche fortunata congiunzione
astrale qualche idea visionaria viene messa in circolo, è inutile brindare: all’alba si dissolve.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e sulla caducità e l’inaffidabilità delle intenzioni si
sprecano battute e aforismi. Il Pd dovrà convincere con i fatti scettici e pecorelle smarrite.
Lo attende il compito di dimostrare che la riorganizzazione non è il make up per
nascondere le rughe e neppure lo specchietto per le allodole e altro ancora di più volgare.
Con l’annuncio del new deal politico, Soldo si è guadagnato un’apertura di credito che è
doveroso concedergli.
A onore del vero e per onestà intellettuale e senza nessuna acrimonia verso il Pd e il suo
segretario è però corretto informare che la partenza non è stata delle migliori.
La dichiarazione di Soldo durante la presentazione non entrerà tra quelle memorabili.
Probabilmente finirà tra i peggiori esempi di autolesionismo. Una cacchetta di piccione su
uno smoking bianco. Forse anche qualcosa di più di una cacchetta. Una cacca tout court.
«Tutti i partiti – ha spiegato il Segretario – scontano il progressivo allontanamento dei
cittadini dalla politica che ha prodotto anche la fine del finanziamento pubblico. Ed il Pd
ha dovuto fare di necessità virtù. In provincia di Cremona non abbiamo nemmeno un
funzionario. Io stesso non lo sono. Poiché facciamo tutti dell’altro, ci occupiamo di
politica nel nostro tempo libero. Il che, è venuto il momento di dircelo, provoca uno
scadimento dell’offerta politica. I partiti si stanno trasformando in associazioni di
volontariato. C’è invece bisogno di politici a tempo pieno. E da qui la necessità di
ripristinare il finanziamento pubblico dei partiti magari in altre forme. Insomma
abbiamo accettato il professionismo nello sport a maggior ragione dovremmo farlo per
la politica che deve tornare ad essere di qualità». (La Provincia, 15 ottobre).
Diciamocelo pure Soldo: se questo è il pensiero del segretario del Pd, allora non siamo
messi bene. Anzi, siamo messi malissimo e non si intravede la luce in fondo al tunnel.
Forse ha le idee un po’ confuse. Non sono i partiti che scontano l’allontanamento dei
cittadini. Ma sono i partiti che hanno allontanato i cittadini.
Se la politica locale è scadente per mancanza di funzionari di partito a tempo pieno, allora
siamo alla frutta.
Se si paragonano i politici agli sportivi professionisti, allora non c’è futuro. No future
secondo i Sex Pistols. E per non infierire è giusto fermarsi.
Soldo, la politica è passione, è cuore e fisico. Anima e corpo. È sacrificio. È scelta di vita. È
ethos civile che privilegia gli altri e il bene comune prima che se stessi. È testa ed emozioni.
È Gian Maria Volonté che in Quien Sabe? consiglia a uno sfigato lustrascarpe «E tu,
non comprarti il pane con esto dinero, hombre! Compra dinamite! Dinamite!!».
E, caro Soldo, questa non è l’apologia di banalità scontate e luoghi comuni. Non un
predicozzo a buon mercato. Non qualunquismo. È espressione di stupore e di disincanto. È
profonda amarezza.
I travet non migliorano la politica. I travet la distruggono. E se la riorganizzazione è solo
burocratica non serve.
I travet conducono la provincia di Cremona negli abissi. Alla decadenza.

 

Antonio Grassi

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