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Ogni anno, il 23 maggio e il 19 luglio, si celebrano Falcone e Borsellino. Discorso sulla legalità, applausi, retorica. Poi passa il momento, e tutto viene dimenticato. Nel 2023, proprio tra quelle due date, quasi a metà di quei 57 giorni, lo Stato abbassava le bandiere per Silvio Berlusconi. Lutto nazionale, Parlamento fermo, elogi da destra a sinistra.

Peccato che ci sia una sentenza definitiva. Cassazione, sentenza n. 28225/2014. Queste le parole testuali: “Grazie all’opera di intermediazione svolta da Dell’Utri, veniva raggiunto un accordo che prevedeva la corresponsione, da parte di Silvio Berlusconi, di rilevanti somme di denaro in cambio della protezione a lui accordata da parte di ‘Cosa Nostra’.”
Lo ha scritto la Suprema Corte di Cassazione. Non un giornalista, non un opinionista. Tradotto: mentre Falcone e Borsellino cadevano per combattere la mafia, c’era chi – secondo la giustizia – ne comprava la protezione.
Allo stato dei fatti lo Stato li onora entrambi.
Il rispetto non è più un valore. È solo una posa. Le commemorazioni servono a tranquillizzare le coscienze. Non a scuoterle. Falcone e Borsellino sono diventati santini da tirare fuori ogni primavera. Poi via tutto: le verità scomode, le connivenze, la solitudine in cui furono lasciati.
Anche a Crema, Lodi, Cremona ed anche in tutti gli altri piccoli Comuni della nostra provincia, le bandiere scesero a mezz’asta per Berlusconi. Le Amministrazioni si accodarono senza dire nulla. Nessuna voce fuori dal coro.
F
Chi invece lasciò la bandiera al suo posto, lo fece a rischio sanzione. Siamo un Paese capovolto. Dove i morti servono a pulire la coscienza dei vivi. E chi ricorda troppo rischia di dare fastidio.
Associazione Schierarsi Piazze di Lodi e del Cremasco
Nella foto centrale bandiera a mezz’asta per la morte di Silvio Berlusconi

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