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Sabato 6 settembre, presso il Famedio del Cimitero Maggiore di Crema, si è tenuta una breve ma significativa cerimonia di svelamento dell’iscrizione dedicata al compianto dottor. Camillo Lucchi. Sono sinceramente grato al sindaco Fabio Bergamaschi e all’Amministrazione comunale cittadina per aver avuto la sensibilità di accogliere e porre in essere una mia proposta in tal senso. Si è trattato di “un gesto – come ha scritto bene il Sindaco – con cui la città ha inteso rendere omaggio a una figura che, attraverso il proprio impegno civile, professionale e umano, ha lasciato un segno profondo e duraturo nella vita della nostra comunità”. Già nel 2014 il dottor Lucchi ebbe la gioia di vedersi consegnare, dall’allora vescovo di Crema e oggi cardinale monsignor Oscar Cantoni, l’onorificenza della “Croce pro Ecclesia et Pontifice”, conferitagli da papa Francesco, per aver dedicato “l’intera esistenza al servizio del bene comune…e per l’impegno appassionato e generoso in seno alla comunità ecclesiale cremasca”, per citare le significative parole di monsignor Cantoni.
Nel giugno del 2015 fu la ‘Fondazione Benefattori cremaschi’ ad accogliere la proposta di 110 cittadini, coordinati dal compianto amico Mario Bettini, di intitolare a Camillo Lucchi – scomparso il 17 ottobre 2014 – la RSA di via Zurla, “per la sua lodevole attività come cittadino, come presidente degli Istituti di Ricovero di Crema – dal 1991 al 1994 – e come benefattore, vicino al “Kennedy” lungo tutto il corso della sua vita, lasciando, in punto di morte, ancora disposizioni a favore della Fondazione”, come ebbe a rimarcare l’allora presidente della medesima, Paolo Bertoluzzi.
Penso che fissare e trasmettere la memoria di un uomo che ha fatto della fede cristiana e del senso del dovere il riferimento costante della sua esistenza – nel privato, nell’impegno in seno alla comunità ecclesiale, nell’esercizio della professione medica, nel servizio reso alla buona politica e alle istituzioni – possa costituire un antidoto alla sfiducia, dimostrando alle generazioni presenti e future che non è impossibile nutrire di valori la politica, spendendosi con passione e onestà per il benessere della propria comunità e per lo sviluppo del territorio in cui la stessa vive e opera. Nella vita di Camillo Lucchi – ma il suo percorso è per così dire paradigmatico, comune cioè a tante figure che hanno ben impiegato la loro esistenza a servire la Repubblica e le sue autonomie locali – la dedizione al prossimo inizia in seno alle comunità parrocchiale e diocesana, per proseguire con le responsabilità all’interno dell’Azione Cattolica, fino al passaggio sfidante al “fare politica da cristiani”, attraverso lo strumento del partito laico d’ispirazione cristiana: la DC.
Della DC Lucchi vive tutta la parabola storica, dal 1945 allo scioglimento, avvenuto nel 1993. A lungo segretario, consigliere comunale, capo gruppo consiliare a Crema, poi consigliere e vicepresidente presso il Consiglio regionale lombardo, vicepresidente dell’allora Ussl 53, presidente degli Istituti di Ricovero di Crema, Lucchi è stato indiscusso protagonista dell’infrastrutturazione, dell’implementazione dei servizi pubblici e del sistema d’istruzione, della pianificazione della crescita socioeconomica e culturale della città di Crema e del circondario cremasco, la cui coesione e rappresentanza nelle Istituzioni di livello superiore – Provincia e Regione in primis – ha sempre perseguito, ritenendola, a ragione, decisiva per assicurare lo sviluppo del nostro comprensorio.
Penso, tuttavia, che l’incarico di presidente degli Istituti di Ricovero – l’ultimo rivestito, per altro a titolo gratuito – sia stato quello che ha consentito a Lucchi di mettere a frutto tutta l’esperienza professionale e politico-amministrativa maturata, con grande beneficio per la nostra comunità. In quegli anni – tra il 1991 e il 1994 – vennero a maturazione radicali cambiamenti normativi nell’ambito delle cure e dell’assistenza alle persone anziane, imponendo nuovi standard gestionali e rivoluzionando le strutture esistenti, nella distribuzione degli spazi e nell’erogazione dei servizi; lo Stato e la Regione misero, conseguentemente, a disposizione finanziamenti agevolati e, in qualche caso, anche a fondo perduto. Crema seppe cogliere e ben gestire tali opportunità, trovando in Camillo Lucchi un interprete illuminato e decisivo nell’avvio di tutto questo processo di rinnovamento. Nei contatti con gli uffici regionali la conoscenza dell’ambiente, da parte di Lucchi, fu di grande aiuto; così come la sua presenza assidua e le costanti richieste di informazione circa le attività in svolgimento ottennero che i tempi della progettazione e dell’acquisizione dei pareri favorevoli (dalla Soprintendenza ai beni architettonici, dal Comune di Crema, dall’Asl, dal Genio civile, dagli Uffici provinciali…) fossero rispettosi delle tempistiche imposte dalla Regione. In quegli anni si progettarono la ‘struttura protetta’ (60 posti letto riservati ad anziani non autosufficienti) e l’ampliamento del piano interrato dell’allora “Casalbergo”, con la creazione della chiesa, di una sala polifunzionale e della cucina; maturò, inoltre, l’idea di adeguare l’intero complesso monumentale di via Kennedy, sostanziandosi nel progetto esecutivo del padiglione San Gabriele e del primo lotto dell’edificio monumentale, per un totale di 120 posti letto. La ‘struttura protetta’, il “padiglione San Gabriele” e il primo lotto dell’Edificio monumentale furono ultimati sotto la presidenza del dottor De Petri, succeduto a Camillo Lucchi. Il percorso tracciato da Lucchi, quindi, ha retto nel tempo, trovando il suo compimento nel 2015, con la fine dei lavori relativi all’Edificio monumentale.
Credo di poter affermare, in definitiva, che il dottor Lucchi rappresenti un esempio luminoso di ‘potere’ non concepito e ricercato come fine a se stesso ma realmente interpretato come strumento per promuovere il bene comune. Lo testimonia, con la dolcezza dei suoi ricordi, anche la moglie Carla Campari, che ha scritto – per la circostanza dello svelamento dell’iscrizione dedicata al compianto marito al Famedio, presso il Cimitero Maggiore di Crema – alcuni versi che restituiscono – a chi l’ha conosciuto – i tratti salienti del profilo umano di Camillo Lucchi.
Antonio Agazzi
Eri Tu…
Eri davvero così,
ma non perché a me piaccia giocare con le parole.
Eri davvero Tu,
la semplicità fatta persona,
la capacità di intenderti con gli altri,
il potere di intuire anche i pensieri più nascosti,
che Ti aiutassero a scoprire il dolore e la malattia.
Eri medico, è vero.
Ma anche consolatore e amico.
Non era facile, ma Tu lo sapevi fare, e bene.
Eri Tu,
indimenticabile.
………………………………………………………………………
TI dicevano uomo in carriera,
ma questo a Te non garbava.
Uomo di cuore, piuttosto,
per la Tua profonda capacità di curare i mali,
sia fisici che morali.
Sì, perché a Te
l’indifferenza pura
faceva davvero e soltanto paura.
Carla Campari Lucchi

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