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Abbiamo letto dell’evento “ORA!” in programma a Crema (9-11 maggio), presentato dalla giunta comunale come uno spazio “aperto e provocatorio” sulla crisi della democrazia europea. Tuttavia, scorrendo il programma, soprattutto nei panel di geopolitica, il pluralismo evocato sembra più annunciato che reale.
A dominare è un coro trasversale, da Pd, FI, Italia Viva a FdI,  che, con toni diversi, sostiene la stessa linea: più armi, più spese militari, più deterrenza. Si accetta il piano von der Leyen in vista di un esercito europeo, affermando che l’alternativa sarebbe rinunciare a ciò che è “realizzabile”. In sostanza: via libera a 800 miliardi di euro per il riarmo, a scapito di sanità, istruzione e welfare. Poi si vedrà.
Tra gli ospiti: il senatore Alfieri (Pd), che propone droni, cyberdifesa ed eurobond per finanziare le armi; Salini (FI), favorevole all’uso di armamenti occidentali anche in Russia; Maran (Pd), Paita (IV) e Ancorotti (FdI) sulla stessa linea. La giornalista Lapa arriva a proporre truppe europee in Ucraina.
Anche Bellini, segretario provinciale del Pd ed ex responsabile della segreteria di Enrico Letta, è presentato come semplice “analista”. Nessuna voce fuori dal coro a fare da contraltare alla celebrazione del nuovo futuro armato. Nessun pacifista, nessun economista critico, nessun pensiero alternativo sulla corsa al riarmo, sulle sue ricadute sociali o sui rischi finanziari.
Nessuno che faccia notare come la spinta alla riconversione bellica possa essere un paravento per salvare l’economia tedesca, francese e di altri ex colossi industriali, con il beneplacito di banche e finanza.
Nessuno che ricordi che l’esercito unico europeo è una leva politica per spingere l’UE da un’unione monetaria a una politica, forzando la perdita di sovranità nazionale e accelerando la privatizzazione di ciò che resta dello Stato sociale.
E colpisce un’assenza assordante: la Palestina. Nessun panel sul genocidio in corso a Gaza (foto centrale), sulle vittime civili, sulle violazioni dei diritti umani da parte di Israele, sulle violenze nei territori occupati, sul silenzio occidentale. Tema troppo scomodo per i rappresentanti nelle istituzioni?
Avere una linea politica è legittimo, ma allora non si parli di pluralismo se si escludono le voci critiche. Si abbia almeno il buon gusto di non celebrare il dibattito democratico se si costruisce un palinsesto a senso unico, dove il dissenso dalla narrazione dominante è l’assente principale, o relegato ai titoli di coda.
Sarà forse per la prossima volta, ma non ORA.
Associazione Schierarsi, piazza del Cremasco e di Lodi

L'Editoriale

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