‘Alle origini della bicicletta’, il libro di Azzini risveglia ricordi lontani

16 Ottobre 2023

‘Alle origini della bicicletta’ è il primo volume e tratta dell’evoluzione tecnica; seguirà il secondo più centrato sulla sportività. Bellissimo questo volume. Che tuffo nel passato per me, almeno tre quarti di secolo, quando a Monterossso al Mare, capitale delle Cinque Terre non era mai apparsa una bici e la strada carrozzabile, tutta sterrata, sarebbe arrivata dieci anni dopo, verso il ’55.

La bici è stato il primo vero cavallo d’acciaio al servizio dell’evoluzione dell’umanità. Dopo arriveranno la moto, l’auto, il treno, l’aereo, la nave etc. ben più veloci e resistenti del cavallo ma il vero salto per affrancarsi dalla tirannia della pochezza umana circa il viaggio, resta sempre come prima scintilla del genio umano, la bici. A dieci anni incominciò il mio amore per la velocità, non con la bici ma con le scarpette chiodate. Andavo forte e stava avvicinandosi Helsinki ’52 ma mia madre non mi mandò a correre nemmeno a Levanto, cinque minuti di treno da Monterosso, verso Genova. Si sa,  l’erba del vicino è sempre più verde. Arrivata la prima bella bici a Fegina, la parte nuova del paese, vivevo a Villa Montale, quella di Eugenio, ero riuscito subito a metterci su mani e piedi. La strada che costeggia la spiaggia e da Fegina va al paese vecchio era cementata e di sera facevo pericolosi slalom tra i villeggianti che tranquilli volevano passeggiare lungo le tamerici con la suggestiva visione a destra di Punta Mesco e a sinistra di Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore.

E due volte con la bici la tragedia mi sfiorò benigna. Vado forte anche in bici e non sarebbe proprio il caso ma sono solo un ragazzo. Un bimbo scappa dalla mano del padre e mi attraversa la strada, alla curvetta dopo la stazione ferroviaria, inchiodo e sterzo la ruota per non prenderlo di punta. Volo via e nel volo mi dico che l’ho ammazzato. Ma miracolo, solo miracolo della nostra Madonna di Soviore, il bel santuario sopra il paese vecchio, il bimbo non si fa niente ,io e la bici non ci facciamo niente.

L’altra tragedia sfiorata non riguarda direttamente me ma l’amico Fabio. Finalmente ho la mia bici, una bella Legnano col cambio a tre velocità ma ben presto i freni sono rotti.E’mattino  presto e Fabio viene a casa mia e mi chiede la bici per andare in paese, solo un chilometro, per telefonare a La Spezia. Aveva sostenuto l’esame di Stato del liceo classico e voleva sapere com’era andata. Lui passava, tra noi ragazzi, come gran latinista e grecista. Ovviamente gli dico di prendere la bici ma attenzione che è senza freni. Io la usavo lo stesso frenando con gli zoccoli solo sulla ruota posteriore e andando piano.

Per entrare al paese vecchio c’è la galleria, in forte discesa per circa 400 metri.

L’amico Fabio urla e si schianta contro una delle colonne in pietra della canonica, vola in alto e quasi  entra nella stanza del prevosto, ricade a terra, non si fa niente ma questa volta la mia bella bici è un rottame e per di più Fabio, molto sconsolato, mi riporta a mano quel che resta e mi dice che era stato anche bocciato.

La Madonna di Soviore gli aveva salvato la vita ma non la bocciatura.

Il bel libro di Azzini ha fatto riemergere questi ricordi di ragazzo di Monterosso.

Tornando strettamente al libro c’è un’immersione nelle foto antiche e rare di personaggi, opifici, e sviluppo tecnico della bici, dalla prima vaga idea di Leonardo alla prima bici, ma senza pedali, la famosa draisina in legno, costruita attorno al 1817 dal barone Karl von Draiss.

E poi le gomme Michelin, Edoardo Bianchi e Coppi  non c’era ancora, Pierre Michaux inventore delle pedivelle, Charles Goodyear, Mr. Dunlop, la nostra Pirelli, Adolphe Clement, la pubblicità del 1899 della Bianchi con belle fanciulle e poi il mitico Umberto Dei, ottimo corridore e costruttore di bici inimitabili. E poi belle foto della catena, cambio di velocità, freni, i vari materiali usati nell’evoluzione del tempo, le selle, il telaio, la moltiplica, e i vari rapporti posteriori al cambio di velocità

Insomma altro non resta che leggere il libro, salire in bici e via. Mi raccomando con i freni in ordine.

 

Pietro De Franchi 

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