Cremasco: problema per Cremona può diventare un’opportunità

5 Febbraio 2023

La provincia di Cremona ha un problema: il Cremasco. Avamposto occidentale, far west, terra di frontiera, territorio di transito, la Repubblica del Tortello confina con il Lodigiano, il Bergamasco, il Milanese e il Bresciano. Mai perfettamente integrata con Cremonese e Casalasco, è stata fino all’altro ieri un protettorato dell’impero provinciale e trattata come tale da Cremona.  Oggi un po’ meno. Recriminazioni e malumori non hanno attenuato la convinzione dei cremonesi di essere i più svegli e autorevoli politici della provincia. Di essere padroni anche in casa d’altri. Probabilmente perché abituati in casa propria ad averne uno al quale sono devoti e proni. Nei cremaschi alcune piccole concessioni non hanno cancellato la sensazione di essere trascurati rispetto alle loro effettive capacità. 

Questa situazione, che si trascina da anni, è giunta ad un punto critico.  Può destabilizzare la provincia e rivelarsi un pericolo per il suo sviluppo. Un aggiustamento di rotta sarebbe auspicabile. Un approccio meno Cremona-centrico e uno stop al capoluogo-sole con il resto della provincia che gli ruota attorno, sono i primi passi per ridare un po’ di ossigeno a un ambiente asfittico. Sfilacciato. Sfibrato. Perdente.

Il cambiamento è necessario. E’ sopravvivenza. Lo impongono l’evoluzione della società, la crisi della politica, l’indifferenziazione dei partiti orfani dell’ideologia e in astinenza di ideali. Lo chiedono la scienza, la tecnologia, l’istruzione, la cultura. Lo sollecita la storia. Lo esige la decadenza di Cremona. Priva dei gioielli di famiglia, svenduti ai lanzichenecchi bresciani e milanesi, con i vestiti lisi, ma orgogliosa per i potenti e inutili totem fallici impiantati in città, pretende di vincere con in mano una coppia di re contro giocatori con un tris di assi. 

Il Cremasco può calare il tris e per la provincia è un problema.

La Repubblica del Tortello si è dotata di un’Area Omogenea, organismo politico strutturato e determinato nella sua azione di aggregazione e rivendicazione delle istanze dei Comuni aderenti.  Ha superato la crisi legata a Scrp –  ora liquidata – e rilanciato Consorzio.it, braccio operativo della stessa Area Omogena. Gode – è il terzo asso – del vantaggio di essere l’unica realtà provinciale organizzata e operativa nel modo descritto.

Il Cremasco è modello da imitare, ma anche nitroglicerina. Sottovalutarlo per Cremona sarebbe atto di masochismo. Harakiri. Sicumera e arroganza. «Giù la testa, coglione», suggerirebbe il Sean Mallory di Sergio Leone.

E’ inutile che i cremonesi s’incazzino, si scandalizzino e accusino i cremaschi di istanze autonomiste e fughe centrifughe verso Milano o altre province limitrofe.

E’ inutile che prendano cappello quando, due mesi fa, all’assemblea dei sindaci, Gianni Rossoni, presidente dell’Area Omogena Cremasca, ha dichiarato con sincerità: «Guardo a  Milano e Lodi».  E ’inutile che sotto il Torrazzo qualche vecchio parruccone e alcuni giovani virgulti, ma già bolsi, facciano le vergini violate, loro che non possono vantarsi di essere santa Maria Goretti.

E’ inutile che costoro blaterino senza un motivo valido. Hanno letto cosa c’è scritto a pagina 76 del Masterplan 3c, documento di posizionamento e orientamento strategico per la provincia di Cremona, realizzato da The European house Ambrosetti e non da Ciccio bombolo cannoniere? E neppure da Topo Gigio.

«La quasi totalità (90%) degli imprenditori rispondenti all’indagine per il Masterplan 3C ritiene che lo sviluppo della Città Metropolitana di Milano rappresenti una opportunità per la Provincia di Cremona. Una percentuale analoga si ottiene nel cluster dei cittadini: il 79% del campione ritiene lo sviluppo della Città Metropolitana di Milano un’opportunità per il territorio cremonese. Indirettamente, l’orientamento riscontrato nell’opinione pubblica segnala che il collegamento efficiente e veloce con la Città Metropolitana di Milano dovrebbe essere un perno centrale nella programmazione degli interventi futuri, intervenendo in particolare sulla rete infrastrutturale». 

Crema e il Cremasco guardano ad ovest. Voltano le spalle all’est.  Quindi, per cortesia muti signori starnazzatori. Muti. Avete preso tre pere, silenzio. Lo direbbero al bar Sport, ma si può anche scrivere. E’ la verità. Garantisce il Masterplan 3c. 

Grande Spirito della tribù autoctona degli industriali locali, il documento è stato osannato e celebrato dal quotidiano La Provincia. Elevato a rivoluzione copernicana nel territorio, è per gli stessi industriali e per l’informazione di regime il più grande evento accaduto in provincia dopo il Big  Bang, con buona pace di Jovanotti.  E con quello che è costato hanno ragione a crederlo. Il Masterplan verrà implementato e reso operativo dall’Associazione temporanea di scopo (Ats).  Voluta dalla provincia, ufficialmente costituita al Ponchielli il 14 aprile dello scorso anno, l’Associazione  è stata lanciata con lo slogan Io ci credo e il claim Fast future, per fare crescere il nostro territorio. A tutt’oggi l’Ats ha nominato il proprio organismo direttivo e sprecato fiato in uno tsunami di chiacchiere. L’implementazione, parola importante e di difficile interpretazione, è rimasta nell’incubatore. Nelle buone intenzioni, che, è risaputo, lastricano le vie dell’Inferno. 

Sono passati dieci mesi dal battesimo tamarro dell’Ats, cerimonia cafona incompatibile con lo stile del teatro che ha ospitato l’evento e il Fast si è trasformato in Slow. In Very slow. In Very very slow. Sembra uno scherzo.  Il futuro può attendere. E il Masterplan è già pronto per la casa di riposo. E neanche il Viagra può rigeneralo.

L’ Io ci credo ha convinto circa 80 sindaci su 113 dell’intera provincia. Non un atto di fede travolgente. Gli imbonitori da fiera fanno meglio.

 L’adesione, costata qualche soldino ai Comuni partecipanti, è valida fino alla fine di quest’anno (articolo 11 del protocollo sottoscritto). Commentare sarebbe poco elegante. Forse imbarazzante. E perché no? divertente. Non sarà una risata che seppellirà.  Di certo, qualcosa di simile.

Il Cremasco è un problema per la provincia di Cremona. 

Non gli serve l’Ats. Può arrangiarsi da solo e meglio. Di Reindustria non ne coglie la necessità. Nelle funzioni, Consorzio.it può sostituire entrambe. Nel frattempo Ats ha affidato a Reindustria il servizio di segreteria. Che dire? Niente.

Il Cremasco è un problema per la provincia.

I leader nazionali e regionali dei partiti che transitano da Cremona in cerca di voti, non si filano il Cremasco e le infrastrutture che lo interessano. Al contrario, promettono ai cremonesi mari e monti. Anche un nuovo ospedale. Pure un’autostrada 

Dimenticano o ignorano che sui 358 mila abitanti della nostra provincia, 150 mila risiedono nella Repubblica del Tortello.  I cremaschi lo ricorderanno in cabina. Nell’attesa, l’Area Omogena recapiterà agli smemorati un pro memoria con le criticità e le esigenze del territorio di propria competenza e terrà una conferenza stampa sulla questione.

 Se questo è vero, è anche vero che sarebbe sbagliato ipotizzare la Repubblica del Tortello un’entità separata dal resto della provincia. 

Una soluzione potrebbe essere il conferimento dell’autonomia di Cremasco, Cremonese e Casalasco per le scelte specifiche dei territori che li riguardano, ma in armonia con gli interessi generali dell’intera provincia.  In altre parole si potrebbe creare una provincia federata composta da tre aree omogenee, coordinate dalla stessa provincia cosi da limitare l’egemonia di Cremona, senza disconoscerle il ruolo di capoluogo. L’intero territorio ne trarrebbe vantaggio. Questa soluzione pone indubbi problemi politici, comunicativi e relazionali. Cremonesi e cremaschi faticano a dialogare. 

 I primi sono convinti di essere la panna del territorio e la quintessenza del machiavellismo in salsa locale. Incapaci di accorgersi che la panna è acida e  la quintessenza è una loro fantasia, confondono spesso l’abilità politica con  la furbizia del mercante in fiera e la destrezza dell’avventuriero da strapazzo.

 I secondi orgogliosi per il pragmatismo e la concretezza, che si attribuiscono insieme ai cromosomi della  razza del fare, s’accorgono solo al termine del giro di giostra che la corsa gratuita la vincono quasi sempre quelli di Cremona. Anche quando non prendono la coda del pupazzetto dispensatore del bonus. E’ questo è il vero problema della nostra provincia. E i cremaschi si sono stancati di perdere anche quando vincono. 

 

Antonio Grassi

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