Assessore, c’è posta per te: ‘Fare nuova la città? Ti prego, rifalla vecchia’

20 Marzo 2023

GLI EDITORIALI DI ADA FERRARI

Strade cittadine crivellate di buche, manto stradale a macchia di leopardo, marciapiedi tanto dissestati da trasformarsi in trappole per incauti tacchi femminili. La vita del pedone cremonese si svolge ormai in un labirinto di difficoltà e frustranti esclusioni.  Ciclisti e monopattini ti sibilano alle spalle la loro presenza e se non ti scansi in tempo ti mandano sonoramente a quel paese: come osi preistorico intruso intralciare la mia rotta? Già, come osiamo e soprattutto dove dovremmo transitare per non intralciare il ‘nuovo che avanza’ ?  E’ questa la domanda che migliaia di cremonesi si stanno da tempo segretamente ponendo senza l’ardire di esprimerla. Vuoi perché i reticenti pudori della razza padana sono retaggio tuttora ingombrante. Vuoi per la convinzione, maturata a suon di delusioni, che per quanto protesti e ti lamenti, lassù sono duri d’orecchio. E’ peraltro evidente che   le amorose cure dell’Amministrazione locale vanno tutte a ciclisti e monopattini: non inquinano,  sono dunque politicamente corretti. E soprattutto danno modo d’investire la montagna di soldi consacrata alla realizzazione delle ciclabili, nuovo idolo sopraggiunto a spodestare il precedente culto delle famose rotatorie. E dunque il ‘crescete e moltiplicatevi’ è tutto per loro, i politicamente corretti delle due ruote. Che tanto corretti tuttavia non sono visto che, di fatto impadroniti dei marciapiedi cittadini, ti sbucano da ogni angolo ad assurda velocità col rischio di centrarti e stirarti come un qualsiasi tetrapak del latte. E il Comune che fa? Tace. E chi tace acconsente.

Caro Assessore al traffico, sappia che noi pedoni non pretendiamo né di crescere né  moltiplicarci ma, più umilmente, di camminare per strada in condizioni di decente sicurezza. Non fateci sentire così colpevolmente difformi dal ‘mainstream’ solo perché tuttora ci muoviamo su due gambe e non su due ruote. In un’epoca che non nega a nessun infelice un consolatorio neologismo, propongo di non chiamarci più pedoni (marchio penosamente imbarazzante) bensì ‘diversamente ciclisti’. Assessore, si affacci dal palazzo comunale e con un gesto che ben s’addice al clima pasquale ci regali un bel ’Nunzio vobis’ finalmente rivelando dove noi bipedi di vecchio rito dobbiamo camminare: sulla sede stradale fra auto e camion, sul perduto marciapiede, o lungo qualche ignota via Lattea  predisposta per noi  nel famoso ’Fare nuova la città’?  A proposito, a che punto siamo con la serie di prodigi a suo tempo annunciati e via via falcidiati da una realtà impietosa nemica di sogni e sognatori?   Un momento: proviamo invece a ribaltare la domanda e a chiederci se la ‘colpa’ stia davvero in una realtà ostile a ogni correzione o non piuttosto in un sogno contenente fin dalle origini un vizio di prospettiva tale da condannarlo a inevitabile fallimento.  Più passa il tempo più prende quota la seconda ipotesi e il conseguente dubbio.  E’ concettualmente e culturalmente corretto proporsi di ‘fare nuova’ una città  tanto felicemente antica da racchiudere proprio nel passato -cioè nel non nuovo-  le sue stagioni migliori e le eccellenze che tuttora le consentono di vivere di parziale rendita e luce riflessa?

Sono ormai rigorosamente concentrati nel passato i casi in cui qualcuno ha potuto permettersi l’onore e l’onere di un proposito tanto audacemente demiurgico come quello di ‘fare nuova la città’. Potevano dirlo i Gonzaga, per esempio, che prendendo il potere a Mantova nei primi decenni del 1300 la trasformarono via via nel gioiello che conosciamo. Già, ma avevano a disposizione un Leon Battista Alberti e un Andrea Mantegna: calibri di cui s’è perso lo stampo. Tant’è che ai cremonesi del 2022 sono invece toccati quei totem che, dall’indice di gradimento riscontrato, vanno annoverati fra i più infelici ‘vorrei ma non posso’ della recente storia locale.

Lo so, nominare Mantova proprio nei giorni in cui ci infligge brucianti sorpassi è quasi una perfidia. O magari è la realistica constatazione di uno stato di cose in grado di condizionare pregiudizialmente qualunque amministrazione operante nel quadro delle criticità attuali: scarse risorse, serbatoio di cervelli utilizzabili giunto ai minimi storici, tifoseria locale cioè società civile che, in crescente disaffezione verso la cosa pubblica e le sue sorti, silenziosamente giudica e boccia, in ogni caso mantenendosi a cautelosa distanza. Se è vero infatti  che il Comune risponde con assordanti silenzi a qualunque ‘C’è posta per te’  è altrettanto  vero  che la nostra società civile è fra le più restie ad indirizzare ‘posta’ – specie se eroicamente firmata – agli inquilini del Palazzo.  Il gioco delle responsabilità è dunque complesso. Prima l’uovo o prima la gallina? Ma se questo è il quadro,  invece di proporsi di ‘fare nuova la città’ chi la amministra  dovrebbe forse considerare l’ipotesi di  ‘fare nuovi’ gli occhi con cui la guarda, prendendo finalmente atto di un  degrado palese  a tutti tranne che, si direbbe, a chi per primo dovrebbe monitorarlo e contrastarlo. E’ infatti palese ai residenti, ai turisti e a una popolazione universitaria fortunatamente crescente ma non per questo cieca e indifferente di fronte a trascuratezze e macroscopiche carenze, a cominciare da un isolamento ferroviario da Terzo mondo.

Non puoi atteggiarti a chef stellato quando devi rispondere a problemi di fame primaria. E di fame primaria sono purtroppo allo stato attuale i problemi di Cremona. Nel suo significato immediato e concretamente quotidiano la parola ‘amministrare’ vuol dire prendersi materialmente cura di un territorio. Il che non produce passerelle, conferenze stampa e divistiche ribalte ma un tipo di rendita più solida e duratura.  Certo, volare alto, o illudersi di farlo, gratifica. Ma non ti fa vedere le condizioni effettive della realtà che amministri: dalle banali buche nelle strade al degrado sociale e microcriminale che dalle periferie trascurate tracima ormai nel centro storico rendendo urgenti adeguate misure. A cominciare dal mai insediato Vigile di quartiere.

Ovvio che su urgenze di questa natura nessuna moneta astrattamente intellettualistica, ideologica o futilmente modaiola è spendibile.  Ci vorrebbe il semplice e concreto ‘saper fare’ del passato col relativo corredo di competenze tecniche e professionali. Merce introvabile in una stagione che, a dispetto di pur palesi fallimenti, non smette di riservare pregiudiziale culto ideologico al cosiddetto ‘nuovo che avanza’. E su di esso orienta miracolistiche attese della collettività, facendone così un autentico strumento di distrazione di massa. La moda è ormai nell’aria e ha contagiato vari soggetti.  Strumento di distrazione di massa  rischia per esempio di diventare quel chiacchieratissimo nuovo ospedale spesso paragonato, da chi realmente conosce la sanità pubblica e i suoi bubboni, alla classica botte nuova in cui si verseranno  vino vecchio e irrisolte magagne. Mezzo di distrazione di massa fu per un certo periodo persino il quotidiano locale ‘La Provincia’ affidato nel 2019 dall’editore – gli agricoltori de La Libera – a un giornalista che del ‘nuovo che avanza’ fece bandiera e parola d’ordine: svecchiare e ammodernare a suon di caratteri cubitali, overdose di colori, immagini al posto dei testi, sensazionalismo al posto di quel vecchio ragionare critico che ahimè annoia il lettore e disturba il potente. Ma tanto bene non andò visto che  il  ‘nuovo che avanzava’ a quattro anni dall’insediamento fu costretto a battere in ritirata e la poltrona è vacante. Morale della storia: non è tutt’oro quel che luccica. E i cremonesi cominciano a capirlo. Tant’è che a chi proponeva  di ‘Fare nuova la città’ oggi oppongono un eloquente controcanto: rifatela vecchia, che era meglio.

 

Ada Ferrari

 

5 risposte

  1. Tanti argomenti toccati dalla prof. Ferrari che è una delle poche voci che hanno il ‘coraggio’ e la libertà di dire la verità. Come non capita spesso di sentire in terra cremonese. Tutti i temi affrontati in questo editoriale meriterebbero un approfondimento adeguato. Come non essere d’accordo su tutto!!! I nostri politici e amministratori, chi si è sempre sentito potente non si rassegna a prendere in considerazione le critiche, a darsi da fare, a tornare sui suoi passi. La novità cercata in modo inappropriato porta a tonfi colossali dai quali non è così semplice riprendersi. Solo su un piccolo particolare vorrei eccepire: neppure i ciclisti possono essere contenti e sentirsi sicuri. I marciapiedi in comproprietà con i pedoni sono un modo per mettersi a posto la coscienza mettendo a repentaglio la sicurezza di tutti, automobilisti compresi che corrono il rischio di investire ciclisti e pedoni. Per non parlare degli attraversamenti tra strade e marciapiedi. L’unico luogo in cui finalmente si parla di Cremona in modo criticamente libero è questo blog.

  2. Vado oltre. Non capisco perchè sia ancora consentito ai preistorici bipedi umani passeggiare per le vie cittadine, e non sia lasciato totale spazio a funambolici ciclolabili, che se ne fanno un baffo del limite dei 30 km/ora che il sindaco pluriecologista del capoluogo lombardo ha imposto agli imprudenti automobilisti. E’ ora che anche la nostra Amministrazione si adegui !!

  3. Complimenti come sempre! Solo un breve commento: tempo fa ho sentito un signore che ha esternato la propria amara delusione in occasione dell’ennesima promessa disattesa dalla casta:” In politica entrano ormai i mediocri, quelli che cercano il potere e i falliti; la gente normale sta a casa propria.” Parole che si commentano da sole.

  4. Inutile dire che condivido l’opinione di Ada Ferrari e, quando ero assessore o consigliere comunale (per ben venti anni), credo di avere cercato, in tutti i modi, soprattutto nella gestione della città antica, di averne anticipato l’ indirizzo operativo. Avevo allora però il grande vantaggio di lavorare con funzionari che, quasi sempre, condividevano tale impostazione (e non credo proprio per piaggeria, perché nel caso, abbastanza raro, che il loro parere si differenziasse dal mio, me lo dicevano, quasi tutti, apertamente). Non di rado anche alcuni esponenti della opposizione (spesso molto autorevoli) davano una mano a sostenere le posizioni più rispettose verso le tradizioni edilizie del nostro centro storico. L’opinione pubblica cittadina e delle stesse forze politiche locali era infatti allora finalmente uscita dalle “ubriacature” edilizie del periodo fascista ed aveva ormai smaltito la conseguente e duratura “sbornia” edilizia del dopoguerra, sbornia tanto grave che, come spesso mi capita di ricordare, la rivista americana “Life”, pubblicando la foto dell’allora nuovissimo “grattacielo” di piazza Roma, (la sagoma del quale si era sgradevolmente sovrapposta a quella del Torrazzo), aveva citato Cremona tra le città storiche peggio gestite d’Europa! Purtroppo quella sensibilità, allora maturata e da allora consolidatasi, credo, nell’opinione pubblica cittadina, sembra non più molto condivisa, per ragioni a mio parere incomprensibili, da larga parte della politica cittadina verso la quale, certo non a caso, i cremonesi sembrano nutrire sempre meno fiducia…

  5. Condivido quanto espresso dalla Professoressa Ada Ferrari , sui vari temi trattati , a proposito dei monopattini li ritengo piuttosto pericolosi se utilizzati alla massima velocità , ignoro se la stessa possa essere regolata dall’utilizzatore ma nel caso non lo fosse sarebbe utile introdurre una sorta di variatore di velocità in modo di poterla ridurre nelle zone miste con presenza di pedoni e ciclisti . Per quanto attiene ai ciclisti essendo un utilizzatore abituale del mezzo a pedali ritengo che non si debba generalizzare in quanto l’utilizzo del mezzo dipende molto dalla sensibilità e dall’intelligenza di chi lo conduce , come ciclista non ho mai causato nessun infortunio che abbia coinvolto pedoni o altri ciclisti , forse sono stato fortunato o prudente ; debbo sottolineare il fatto che le recenti piste ciclabili ideate dall’amministrazione comunale attuale ad esempio nel quartiere Giuseppina , ottenute con la pitturazione di rosso e suddivisione in due parti degli esistenti marciapiedi in ciclabili e pedonali , complica non poco la loro fruizione in sicurezza portando i ciclisti a ridosso dei pedoni in spazi ridotti ed alla criticità delle uscite pedonali dalle abitazioni private direttamente sulle ciclabili . piccola puntualizzazione e condivisione dei restanti argomenti , per Mantova ricordo anche il contributo artistico di Giulio Romano .
    Ottimo articolo Prof . Ferrari

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