Asst, celebrata la Giornata mondiale del servizio sociale

22 Marzo 2023

“Rispettare la diversità attraverso un’azione sociale comune”. Questo lo slogan della Giornata Mondiale del Servizio Sociale – che si è celebrata il 21 marzo 2023 – che riassume il ruolo delicato e insostituibile degli assistenti sociali, professionisti che lavorano anche all’interno dell’Asst di Cremona e si prendono cura quotidianamente di situazioni di fragilità, spesso ad alta complessità.

Il servizio sociale aziendale può contare su 16 professionisti che lavorano all’interno degli ospedali di Cremona e Oglio Po, nei consultori familiari, nei Centri psico sociali (CPS) e Servizi Dipendenze (SerD) territoriali, in Neuropsichiatria Infantile e nella casa circondariale di Cremona. Numerosi i percorsi e i progetti in cui sono coinvolti, ad esempio: dimissioni protette, genitorialità, supporto alle fragilità psichiche, sostegno alle famiglie con minori disabili, aiuto nei percorsi di riabilitazione dalle dipendenze, protezione e tutela giuridica.

«Diversi ma insieme, considerando tutti e tutto, nessuno escluso». Come sottolinea Gianmario Pedretti (dirigente delle professioni sanitarie e sociosanitarie del polo territoriale), l’attività degli assistenti sociali «si svolge in stretta sinergia con il personale sanitario, i servizi territoriali ed il terzo settore. Lavorano in un’ottica di rete e di prossimità, al fine di costruire progetti di salute centrati sui bisogni e risorse della persona».

CRESCE IL BISOGNO DI ASSISTENZA

La presenza capillare del servizio sociale risponde ad un crescente bisogno di assistenza riscontrato su scala territoriale. I dati lo confermano: nell’arco del 2022 il servizio sociale dell’Asst di Cremona ha ricevuto dal servizio Dimissioni Protette 2350 segnalazioni di pazienti fragili, di cui 35 afferenti all’area materno-infantile. A queste si aggiungono 36 richieste di nomina di assistente di sostegno in urgenza sanitaria.

«Questo tipo di utenza e di richiesta è decisamente aumentata nel corso degli ultimi anni – commenta Pedretti – perché è cresciuto il livello di complessità sociosanitaria dei nuclei familiari a carico del servizio. Si tratta in prevalenza di persone sole e in contesti di precarietà economica, correlata agli effetti sul lungo termine della pandemia. Ciò trova riscontro nell’evoluzione sociodemografica del nostro territorio, sempre più caratterizzata dalla presenza di persone over 75, spesso senza una rete di supporto familiare o solidale». A questo si aggiungono le fragilità emerse nell’ambito della salute mentale e delle dipendenze (SerD) che in fase post pandemica ha rimarcato un netto aumento degli accessi (ad oggi +17% rispetto al 2022), soprattutto tra gli adolescenti e tra gli anziani.

“È UN LAVORO DI CURA”

Come spiega Manuel Paletti, assistente sociale del Servizio Dipendenze di Cremona, «Il nostro compito è sostenere e accompagnare le persone in momenti di fragilità e difficoltà, con l’obiettivo di prevenire, ove possibile, situazioni di criticità. È un lavoro di cura: l’assistente sociale non si sostituisce alla persona, ma la affianca per aiutarla a sviluppare al meglio il proprio potenziale, nel rispetto dei diritti civili, politici, economici e sociali, delle diversità e delle possibilità di determinare la propria direzione, o cambiare strada».

Per Manuel «Questa professione offre una crescita continua – commenta – ogni storia è diversa e ogni esperienza è un’occasione per imparare qualcosa di nuovo. Per fare questo lavoro è necessario essere professionisti molto preparati, in grado di affrontare le complessità della società in cui ci muoviamo e dei bisogni che incontriamo».

Tra le attività in capo agli assistenti sociali del SerD, c’è il servizio di supporto psicosociale e reinserimento rivolto ai detenuti della casa circondariale di Cremona: «Alla base di questo – aggiunge Manuel – c’è l’idea che a fronte di uno sbaglio, la persona possa avere anche l’opportunità di lavorare su sé stessa e riparare la frattura creata con la società. In collaborazione con psicologi ed educatori, cerchiamo di costruire con loro un percorso individuale utile a ritrovare il proprio spazio e la propria direzione orientata al mondo. La responsabilità personale non è un punto di partenza ma un punto di arrivo, da costruire man mano».

“L’ACCOGLIENZA È LA PRIMA COSA”

Aurelia D’Avola, da tre anni assistente sociale presso il Consultorio di Casalmaggiore, ha scelto questa professione oltre 25 anni fa. «Ciò che mi piace è l’idea di aiutare gli altri – afferma – Costruire una rete per rispondere alle richieste che arrivano dall’utenza, in genere molto complesse. Le collaborazioni create all’esterno del consultorio sono parte di questa attività, che si rivolge tanto ai singoli quanto ai nuclei familiari».

Negli ultimi anni la professione ha vissuto un profondo cambiamento, soprattutto su impulso dell’emergenza sanitaria: «Forse dal punto di vista sanitario la pandemia ha davvero allentato la presa – prosegue Aurelia – Ma dal punto di vista sociale e sociosanitario stiamo raccogliendo tantissime segnalazioni, soprattutto relative agli adolescenti e alle famiglie. L’accoglienza è la prima cosa: uno dei principi del servizio sociale è l’autodeterminazione, ovvero la capacità della persona di prendere consapevolezza di sé per rispondere al bisogno che porta alla nostra attenzione. Il nostro compito è essere presenti e accompagnarli nelle loro scelte».

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