Atea, violenta, anticlericale, spopola la serie ‘Casa di carta’

20 Ottobre 2021

Giunge alla quinta stagione il serial spagnolo che ha conseguito un successo tanto diffuso da raggiungere l’antonomasia, e da diventare a sua volta motivo di richiamo negli spot pubblicitari: si allude alla ‘Casa di carta’, un cavallo di battaglia della piattaforma Netflix. La
longevità dipende anche dalla strategia di trasmettere un numero limitato di episodi ogni stagione, per allungare l’attesa e accrescere l’interesse degli spettatori e magari anche per dare agio agli sceneggiatori di inventare trovate sempre più mirabolanti, anche se da tempo si è rinunciato a conservare almeno un minimo di
verosimiglianza alle vicende della banda onnipotente che raggiunge sempre l’obiettivo, superando la miriade di ostacoli che la malasorte o gli avversari gli pongono davanti.

Se, insomma, il modello di partenza era stato, nella prima stagione, film come Ocean 11, con il progetto di un piano elaboratissimo per rapinare la zecca di stato spagnola, nel prosieguo del serial si sono sfiorati tutti i generi e tutte le combinazioni possibili, fino ad arrivare, in quest’ultima stagione, a privilegiare il genere bellico, in un tripudio di attacchi, contrattacchi, esplosioni, pallottole vaganti,
mitragliatrici che sparano in continuazione senza colpire mai bersagli umani (ma polverizzando di colpi le statue).

Per variare ed alleggerire la materia criminale, il racconto si distende a tratti, inserendo momenti patetico – sentimentali, tratti umoristici o grotteschi, situazioni larmoyantes. Gli sceneggiatori, insomma, non si risparmiano, così come i vari registi che si alternano non fanno mancare ritmo e concitazione, mantenendo alta la partecipazione emotiva e mescolando con intelligenza i vari ingredienti: ad ogni genere viene assegnato il linguaggio cinematografico più adeguato.

L’esplodere delle bombe e quello, metaforico, dei colpi di scena non debbono tuttavia far passare sotto silenzio che il vero colpo di genio della serie consista nel far identificare il pubblico con la banda di ladri: non per nulla, talvolta la macchina da presa inquadra la folla delle persone comuni presenti sulla scena la quale, con incitamenti e cartelli, dichiara la sua ammirazione per i banditi e il suo disprezzo per le forze dell’ordine fino a coinvolgere i capi, il governatore e, in ultima istanza, lo stato.

La ‘Casa di carta’ è un serial dichiaratamente laico ed esplicitamente ateo; si batte a favore degli emarginati di tutti i tipi (dai ladri ai transessuali), non risparmia strali ai danni del perbenismo piccolo – borghese. In più manifesta nei confronti della religione e del clero uno spirito iconoclastico e beffardo (basti pensare all’immagine della Madonna che balla il reggaeton) che prende linfa dal surrealismo iconoclastico dei Bunuel e dei Lorca. Seguendo questa linea, non è difficile rintracciare, nel sottotesto di quello che si presenta come un mero prodotto di consumo, la sopravvivenza di uno spirito anarchico molto presente nella cultura, anche popolare, della Spagna e che, perseguitato e soffocato dalla dittatura, riaffiora in modo sempre più esplicito, in netto contrasto con i resti della tradizione clericale in difficoltà.  La serie si diverte ad abbattere infatti tutti i simboli del
potere dello stato (zecca e banche), esaltando invece le imprese di quanti si pongono contro, fossero pure ladri e banditi, Questi ultimi infatti, come nella letteratura popolare nutrita di umori anarchici, rappresentano la lealtà, l’amicizia, il coraggio, la purezza sentimentale. A conferma di quanto sosteneva un grande storico come Fernand Braudel: i semi, gettati una volta, non scompaiono: fioriscono anche a distanza di anni, nei contesti più impensati.

 

Vittorio Dornetti

 

 

 

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