Attenzione alla Paxillica, intossicazione mortale da funghi commestibili

5 Gennaio 2023

Ringrazio Fernando Cirillo per  aver ripreso quell’eterno amletico e ahimè dominante dilemma sui funghi: velenosi o commestibili? Come criteri di affidabilità lui riporta quelli di credere ad esperti accertati e di mangiare sempre gli stessi funghi noti. Quanto ora dirò sconvolgerà universali assodate certezze.

Julius Schaeffer fu uno dei più grandi esperti dell’epoca. Negli ultimi tempi si era abituato a mangiare sempre lo stesso fungo arcinoto e in abbondanza, finchè un bel giorno si intossicò di quel fungo e morì dopo 17 giorni di agonia, il 21 ottobre del 1944. L’anno dopo la sindrome infausta fu classificata col nome di “paxillica”, dal nome del fungo che la causò, il Paxillus involutus (Batsch:Fries)  Sindrome recente, dunque, di cui Schaeffer, beffa del destino, era stato presumibilmente la prima vittima ufficiale. Non che prima non si morisse, ma forse ci voleva un caso eclatante per far raddrizzare le orecchie!! Ma com’era stato possibile? C’è da dire innanzitutto che Schaeffer non mangiò il fungo per diletto, anzi pare che lui stesse diventando sempre più “avverso” ai funghi, ma per FAME!! Nell’autunno del 1944 la Germania stava perdendo la guerra, e c’era una grande carestia. Evidentemente Schaeffer, forte delle sue conoscenze e dell’abitudine diffusa al consumo del fungo, se lo mangiò tranquillamente, non trovando di meglio. Peccato non sapesse di essere negativamente predisposto sul piano immunologico nei suoi confronti. In effetti quello da Paxillus non è un tipico avvelenamento, bensì piuttosto una reazione autoimmune, tant’è che la sindrome è chiamata anche “citotossica allergica”. Al primo consumo il soggetto si sensibilizza verso una proteina del fungo chiamata Involutina, parzialmente termolabile per cui può persistere anche in funghi ben cotti. A forza di consumarlo, arriva il momento X imprevedibile in cui si scatena la reazione devastante, un’anemia emolitica massiva che può portare a morte. Ma non a tutti può succedere o meglio, non si può sapere a chi come e quando essa si scatenerà. Nel dubbio evitare il consumo, soprattutto per chi soffre di intolleranze.  Certamente più se ne mangia più numerosi sono gli avvelenamenti anche mortali. E’ quello che succede in Polonia, ove il fungo è ampiamente consumato, e ove rappresentò la terza causa di avvelenamento nel Paese. 

C’è da aggiungere che altri fattori concorsero alla morte di Schaeffer. In guerra ti accorgi a tue spese di tutto quello di cui puoi avere normalmente bisogno. In farmacia non arrivarono i presidi per una pronta cura; le linee telefoniche erano saltate e non si riusciva a comunicare con l’ospedale; mancava la benzina e solo dopo due giorni si riuscì a ricoverarlo. Troppo tardi.

Ancor più recente è il caso del Tricholoma equestre (L.: FR.) P.Kumm.1871, Da sempre stimato un ottimo commestibile, fu ritenuto responsabile negli anni dal 1992 al 2000, lungo la costa atlantica della Francia, di  gravi casi di rabdomiolisi alcuni anche fatali. Sebbene siano controversi l’attribuzione ed il meccanismo scatenante, pare una micotossina infestante del fungo, il Tricholoma fu ritirato dal commercio anche  in Italia.

Se tutto questo è successo per funghi a lungo commestibili, a maggior ragione se si tratta di funghi già ritenuti velenosi, come l’ Amanita muscaria (L.: Fr.) Lam.1783, non sembra opportuno sfidare la sorte, anche perché oltre alla tossicità acuta e subacuta, c’è una tossicità cronica da considerare,  su cui non mi soffermo per motivi di spazio, ma mi limito a considerare una frase del famoso filosofo latino Seneca che già nel primo secolo d.C. dimostrava di aver capito che coi funghi anche buoni ci vuole cautela. La frase è :” Fungus qualiscumque sit, semper malignus est “.

 Ma i primi a sfidare la sorte sono proprio gli esperti. (!?) Basti vedere cosa succede in altri ambiti. Chi va a morire sull’Everest? Non certo gli inesperti. Chi va a morire sulle piste da corsa? I grandi automobilisti. Non molto tempo fa fu tenuto in zona un convegno che dal titolo mi fece venire i brividi e che perciò mi rifiutai di andare a sentire:  “I nuovi funghi commestibili”. Tradotto, “Le nuove frontiere del rischio”.

Concludendo, le esperienze descritte dimostrano che il meraviglioso mondo dei funghi è ancora ampiamente inesplorato, sconosciuto, misterioso e talmente imprevedibile che anche il giudizio di commestibilità può essere brutalmente ribaltato.

Pertanto il parere degli esperti va bene, purché non forzino al consumo. Coi funghi le precauzioni non sono mai troppe!!

 

Stefano Araldi

3 risposte

  1. Infatti conosco molti cercatori che platonicamente amano cercare funghi ma poi per rispetto del proprio fegato li regalano agli amici. Generosità o perfidia?

    1. Effettivamente è curioso il fatto. Penso che prevalga la buona fede ed un po’ di orgoglio nel farsi vedere dei bravi ricercatori, ma non nego un retropensiero legato al timore di fare qualche indigestione di troppo

  2. Interessante l’articolo sulla pericolosa realtà dei funghi che possono essere anche causa di avvelenamenti gravi e addirittura fatali.
    Raramente fanno parte del mio pranzo, ma sono assolutamente comprati al supermercato sperando che non ci siano problemi per la salute.

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