Barbie, due ore di divertimento che fanno riflettere

1 Agosto 2023

Ci sono cose che uniscono. Una fetta di pane con la crema spalmabile alle nocciole, una bibita che comincia per Coca dalla ricetta segreta e giocare con la bambola più iconica al mondo. Avete capito: è la Barbie! Solo così si può spiegare il successo del film, diretto da Greta Gerwing. Nel primo fine settimana di programmazione, secondo dati presi in rete, il film Barbie si è posizionato al primo posto del botteghino statunitense incassando 155 milioni di dollari. Al 26 luglio il film ha incassato 214 milioni di dollari nel Nord America e 258 milioni nel resto del mondo, per un totale complessivo di 472 milioni di dollari. A Cremona il Multisala dell’Ipercoop è preso d’assalto: 4 sale con 3 programmazioni giornaliere costantemente sold out. Il successo del film, la gestazione parte addirittura nel 2009, è figlio della popolarità della fashion doll più bella del mondo. Ed è già fenomeno sociale. 

Al cinema si incontrano frotte di ragazzine, vestite di rosa, ma anche donne adulte, considerando l’intergenerazionalità di un prodotto che nasce nel 1959 su ideazione di Ruth Handler, moglie di un funzionario Mattel. Ruth (che si incontra nel film) voleva creare una bambola adulta. Le bambole fino a quel momento erano bébé da accudire, voleva liberare l’immaginazione. La Mattel negli anni crea una bambola pluriaccessoriata, che sa ricoprire le professioni più disparate, ha una sorta di compagno Ken (niente più che un’appendice, come una borsetta, un paio di scarpe, il camper o la bici). Il vero nome di Barbie è Barbara Millicent Roberts ed è nata a Willows, Wisconsin. Barbie è la bambola più venduta al mondo ed è il core businness della casa di produzione. Che con questo film si apra la strada ad uno spin off aziendale imperniato su Ken? 

Del film è difficile definire un genere. Surreale, road movie, romantico, musical. Le definizioni si accavallano. Contiene tante cose. É un film interessante, pieno di spunti di riflessione. La prima cosa da dire è che la Mattel, che produce il film, ha uno strepitoso senso dell’ironia. Sa prendersi in giro. Gli attori Margot Robbie (Barbie stereotipo) e Ken (il surfista biondo un po’ tontolone) interpretato da Ryan Gosling e molti altri che nel film corale attorniano i personaggi principali riescono a riprodurre persino le pose rigide delle bambole che per quanto “snodabili” hanno dei limiti. Questi limiti creano situazioni esilaranti. La Mattel poi gioca la sua carta vincente stigmatizzando sul dilemma fra società matriarcale (Barbieland) e patriarcale (Kendom). Il conflitto che si crea sarà dipanato da una creativa della Mattel, con un discorsone imperniato sull’empowerment femminile (gli americani adorano i discorsoni): filippica interessante, che ha il solo difetto di essere un filo vittimistica rispetto al ruolo delle donne nella società contemporanea. Ma forse occorre ripetere che uomini e donne non sono uguali. Tutti hanno un’identità autonoma, da rispettare. Ken si riappropria della sua autonomia. Ma Barbie ha il coraggio di dire: io non sono innamorata di Ken. Di fatto un bagno di realtà che fa scegliere a Barbie di incarnarsi in una donna vera. Una donna in carriera, come nella fantasia di milioni di bambine nel mondo l’hanno immaginata? Una donna sempre pronta a parties in piscina? Una donna che carica le amiche sul camper e parte? Una donna accusata di essere il simbolo del capitalismo, del fascismo, del pensiero unico, edonista, superficiale, stupida fino a spingerla alle lacrime? No: è una donna che deve fare i conti con la propria sessualità. Barbie e Ken e tutta la pletora di amici e parenti che Mattel in decenni di successi si è inventata sono infatti asessuati. Il finale è dunque una sorpresa che fa ridere e applaudire il pubblico. 

Il film ha una storia, fa volare con la fantasia, fa sorridere, è un grande fumettone, ben confezionato. Due ore di spensieratezza che fanno riflettere. C’è tanto. I continui dentro e fuori fra immaginazione e realtà ne fanno un prodotto avvincente. Le scene che raccontano il passaggio fra questi due mondi utilizzando tutti i mezzi di trasporto di Barbie valgono il biglietto del film. Non è solo un action movie sull’autodeterminazione femminile, è di più: è un film sul valore dell’individuo, sulla sua unicità, rispetto a ciò che nella vita conta davvero, quel segreto per cui vale la pena sorridere e preoccuparsi.

 

Francesca Codazzi

 

 

 

7 risposte

  1. Che dire? Non ho ancora visto il film ma le immagini sono già scorse davanti a me! Brava Francesca, con le tue ampie ed abili inquadrature da scrittice sensibile hai già anticipato quello che vedrò.

  2. .. alcuni tasselli del film poco
    chiari me li hai spiegati perfettamente .. che centratura che hai fatto !
    Io sono una collezioni di Barbie, ne posseggono una sessantina e una quindicina di Ken.
    Ogni tanto apro le mie scatole 📦 e mi ‘perdo’ …

    1. Io purtroppo non posso aprire le scatole perché quando ero in prima liceo mia mamma ha fatto sparire tutto

  3. Una chiarezza e precisione informativa perfetta. Non ho visto il film, ma lo vedo con gli occhi, che sono i tuoi.
    Sempre piacevole da leggere ed irresistibilmente da rileggere.
    Brava Francesca

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