“Dov’è finito il vantaggio per gli utenti del teleriscaldamento?”, domanda Danilo Scaramella, ingegnere civile e presidente di Legambiente Brescia, che ha promosso una petizione ad A2a per ottenere la rateizzazione delle bollette. Dopo gli aumenti, spiega, “il prezzo è stato bloccato a 0,13 euro per kilowattora (KWh), lo stesso che attualmente paga chi consuma gas con una caldaia a condensazione”. Con una differenza fondamentale: “Due terzi del teleriscaldamento bresciano è alimentato dal termoutilizzatore. A conti fatti stiamo pagando l’energia prodotta dai rifiuti come se fosse prodotta col gas naturale o l’energia elettrica“. “Insomma – conclude Scaramella – l livello raggiunto dai prezzi del teleriscaldamento non è giustificato“.

Paradosso nel paradosso, dopo l’esclusione dei teleriscaldati dagli sgravi introdotti dal governo nei settori dell’elettrico e del gas naturale, a scrivere all’esecutivo di Mario Draghi per tutelare l’utenza sono, come si diceva, anche i sindaci di comuni azionisti del gestore unico del teleriscaldamento: Milano e Brescia, entrambi con quote in A2A. “Grazie agli extraprofitti dovuti anche ai rincari di gas metano ed energia elettrica, a primavera hanno incassato un dividendo di 70 milioni, un bell’affare che però non deve danneggiare i cittadini”, conclude Scaramella. Senza dimenticare che, a differenza del gas, “lo smaltimento dei rifiuti genera già un utile ad A2A”. Così, insieme ai primi cittadini di Torino e Varese (Piemonte e Lombardia sono le prime regioni per diffusione del teleriscaldamento con oltre il 50% delle reti), i sindaci di Brescia e Milano hanno scritto ai ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Economia e Finanze e della Transizione ecologica. Sull’esclusione dagli sgravi, avvertono che c’è il rischio di “creare una sostanziale disincentivazione del teleriscaldamento in netto contrasto con gli obiettivi ambientali nel settore del riscaldamento”.