Bollettini giornalieri covid dannosi: un modo anomalo di fare sanità

8 Novembre 2022

Avevamo promesso che saremmo tornati sull’argomento. Perché nutrivamo qualche perplessità quando Walter Ricciardi, consigliori del ministro Speranza, presagiva un possibile picco covid a fine luglio, che non c’è stato (vittorianozanolli.it, 6 luglio 2022), e quando rincarava la dose affermando che avremmo avuto un “autunno difficile” con un aumento di pazienti positivi a causa di un comportamento sregolato durante le vacanze estive (vittorianozanolli.it , 16 luglio 2022). L’autunno è arrivato, e le solite cassandre prezzolate hanno ciccato un’altra
volta. Infatti, i dati riportati dalla cabina di regia del ministero della Salute e dall’Istituto superiore della sanità (Iss) mostrano un quadro al momento rassicurante: incidenza dell’infezione in calo a 283 casi ogni 100.000 abitanti tra il 28 ottobre e il 3 novembre e Rt medio sui casi sintomatici in diminuzione a 0,95 nel periodo 12–25 ottobre, inferiore al valore soglia. L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero diminuisce restando sotto soglia epidemica: al 25 ottobre è pari a 0,90 da 0,94 del 18 ottobre (Il Sole 24 ore, Sanità 24, 5 novembre  2022).

Ma allora quando si paventava un “autunno difficile” per una recrudescenza dell’infezione covid, era solo sano terrorismo psicologico con lo scopo di incentivare acquisto e somministrazione del vaccino? Infatti, ad oggi solo il 7,48% della popolazione italiana ha fatto la quarta dose mentre sono quasi 7 milioni gli italiani senza neppure una dose vaccinale. E non si può trascurare il fatto che, con l’avvento del vaccino, alla fine del 2021 in Italia si poterono evitare 22mila decessi e 470mila in Europa (dati Iss e OMS), 20 milioni nel mondo (studio Imperial College Londra). Non è dunque una critica alle potenzialità del vaccino che sono ben rappresentate da questi dati (aggiungiamo la capacità di ridurre la gravità dei sintomi nei pazienti malati), bensì a quella politica che cerca di condizionare la lettura delle informazioni in modo univoco, come impone il mercato. E non è solo un problema legato alla sanità. E se le informazioni pubblicate col bollettino giornaliero covid avessero subìto un inquinamento quando il dicastero della Salute era retto dal ministro Speranza? A questo proposito Matteo Bassetti, infettivologo genovese, aveva già denunciato l’inutilità di pubblicare quotidianamente dati sporchi: numero di deceduti con covid e non per covid, ricoveri ospedalieri “per un braccio rotto” e risultati positivi al covid. Finendo col dire che bisognava farla finita col report serale, “che non dice nulla e non serve a nulla se non mettere ansia alle persone“; (Repubblica, 11 gennaio 2022). Ci ha pensato il ministro della Salute del governo Meloni, Orazio Schillaci, a mettere fine al bollettino giornaliero che dal 30 ottobre scorso è diventato settimanale e che permette, a mio parere, una valutazione meno fotografica ma più dinamica sull’andamento epidemiologico del problema. Perché di bollettini ne abbiamo a iosa e non credo che tutti siano indispensabili: da quello sulla guerra in Ucraina che ci racconta minuto per minuto le avanzate e le ritirate delle opposte fazioni contando morti, feriti, dispersi e sfollati, fino al bollettino della parrocchia di sant’Eufemia che racconta la vita della comunità registrando nascite, matrimoni, morti e ricorrenze.

La salute del cittadino non va governata con l’impiego di bollettini, né in modo arbitrario né ideologico, ma attraverso scelte precise in funzione delle evidenze scientifiche e il più possibile lontano da ogni genere di interesse conflittuale. Speriamo di essere sulla strada giusta. Speriamo di non aver sbagliato un’altra volta. Ne va della credibilità del nostro Paese e di tutta la nostra comunità.

 

Fernando Cirillo

5 risposte

  1. suggestivo quel “sano terrorismo psicologico”. Fà pensare quel 7.48% di italiani che hanno fatto la quarta dose. Ma con tutto lo strombazzamento univoco della quasi totalità dei massmedia di rilievo e dei loro televirologi, e di diversi partiti. Neanche la metà dei votanti del partito vaccinista per eccellenza, il, PD. Con l’apparente grande maggioranza della popolazione favorevole ai vaccini, come mai un dato così basso? Che sia perchè molti la quarta dose se la son fatta in natura?

    1. Le considerazioni che fai meritano alcune risposte ai diversi quesiti. Innanzitutto bisogna evitare ogni genere di equivoco: il vaccino, come si è detto, è stato di grande utilità soprattutto in un momento critico della pandemia. Non sono d’accordo nell’individuare un partito “vaccinista” e una classe di popolazione contraria: c’era un governo che spingeva per l’utilizzo di una risorsa che in quel momento, con buona pace dei contrari, dei “televirologi” prezzolati e quant’altro, era l’unica possibile a cui far riferimento per avere la meglio sulla pandemia. Il 7.48% della popolazione italiana a cui è stata somministrata la quarta dose fa parte di una platea pari a circa il 23% degli italiani fra i quali ultrasessantenni e fragili. Pertanto non parlerei di sano terrorismo ma di convenienza. Probabilmente una parte di questa popolazione era stata a suo tempo infettata, quindi non aveva necessità di pensare a una quarta dose; oppure, visto che il momento più drammatico della pandemia covid era ormai alle spalle, molti hanno pensato che la vaccinazione non fosse più necessaria. Ed è proprio su questo che vorrei che tu riflettessi, sugli equivoci che nascono dall’interpretazione di tre differenti vocaboli: obbligo, necessità, utilità. A mio parere tutto nasce da come gli italiani hanno vissuto l’adempimento alla vaccinazione: come un obbligo e non come una necessità. Se una cosa non è necessaria può darsi che non sia neppure utile, quindi… Ti ricordo che neppure le vaccinazioni in età scolare sono obbligatorie, eppure i miei genitori ai tempi le avevano metabolizzate come indispensabili; e non credo ci fosse un vero ostracismo verso quella risorsa tant’è che (senza dati alla mano) la stragrande maggioranza della platea scolare all’epoca ha fatto antivaiolosa, antipolio e quant’altro. Col covid è successa una cosa diversa perché il clima era diverso, dove gli esperti prezzolati alla tv hanno fatto la differenza e creato inquietudine e dubbi sulla reale necessità e utilità del vaccino facendolo diventare un obbligo: se devo proporre un prodotto facendolo passare per necessario e utile, devo essere inattaccabile e non conflittuale. Se poi il prodotto è sotto la soglia delle vendite previste, e se quel mercato va a braccetto con la politica, metterò da parte la trasparenza con lo scopo di recuperare sulle vendite. Mi rendo conto che questo genere di ragionamento potrebbe disturbare, ma vale anche per ogni altro genere di mercato. Vai a vedere il mercato delle auto elettriche e lo sfruttamento di “terre rare” che ci fanno passare come sostenibile: tonnellate di materiale per estrarre qualche chilo di lutezio, vanadio e gallio per far andare le nostre automobili, almeno fin tanto che lo sfruttamento di questo prodotto sarà possibile. Ma questo non ce lo dicono. Solo per dirti che il mercato chiede denaro, e siccome non puzza, denaro chiama denaro. “Todo modo para buscar la voluntad divina” (sant’Ignazio di Lojola, fondatore della Compagnia di Gesù), che in cremonese suona più o meno come “l’è bon tϋt”.

  2. le parole “sano terrorismo psicologico” le traggo dal tuo articolo: secondo capoverso riga 2. Effettivamente il punto nodale è far comprendere la necessità e l’utilità di ciò che si rende obbligatorio, ma proprio l’obbligatorietà genera una sorta di circolo vizioso per cui il rischio a cui porta, e me lo confermi tu coi 7 milioni di italiani non vaccinati che citi, è quello di rendere difficile il raggiungimento dell’obiettivo, perchè blocca le capacità di elaborazione critica e può generare un grave turbamento emotivo. Soprattutto se non è accompagnata dalla trasparenza e ,aggiungo, dall’ esaustività delle informazioni. Proprio alla scarsa trasparenza mi pare di capire tu attribuisca un valore per certi versi positivo, riferendoti ai televirologi e alle logiche commerciali; ma anche a Sant’Ignazio di Loyola, a quel suo (tradotto) “l’è bon tut” che rimanda ad una sorta di integralismo religioso che non posso assolutamente condividere. Infatti la mancanza di trasparenza genera dubbi, aumenta la diffidenza, per cui potrai anche costringere ma difficilmente convincere se i mezzi utilizzati sono tutt’altro che virtuosi.

    1. Certo che mi ricordo quello che scrivo! Con l’età ogni tanto qualcosa mi sfugge, ma mi aiutano le cose che restano sulla carta: ciò per dire che la frase che citi è proprio mia e, a parer mio, si presta bene a chiarire il contesto del commento successivo. Per tagliare corto, la traduzione del detto attribuita al santo non riporta affatto ad una sorta di integralismo religioso (dio mi scampi!) bensì a riconoscere che ogni mezzo è lecito quando serva ad accaparrarsi la volontà divina, che in senso traslato significa che nel mercato va bene qualsiasi cosa purchè capace di aumentare le vendite di un prodotto. Anche la mancanza di trasparenza. Tutto qui.

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