Bosco al Cambonino: assurdo sacrificare il prato

22 Gennaio 2024

Mi rivolgo all’assessore alla Cultura del Comune di Cremona Luca Burgazzi che ha contestato l’anonimato dell’articolo scritto da Ghino di Tacco, relativo alla casa di Stradivari e prendo spunto dall’articolo relativo al bosco dei nuoti nati al quartiere Cambonino:  tra uno pseudonimo e un nome assente, che differenza fa? Chi scrive l’articolo? L’agronomo? Un assessore o un operatore delle aziende citate? Non sarà un problema allora se scrive anche “Ghino di Tacco”, vero? O usiamo due pesi e due misure?

Torniamo alla piantumazione di 800 essenze al Cambonino. Fa specie che sia un’azienda di prefabbricati a donare un bosco, ma in materia di beneficenza al giorno d’oggi ormai l’inimmaginabile non stupisce più. L’ospite dice che ”l’area boschiva” è “destinata a diventare un “polmone verde”, utile per disinquinare la città. Allora perché, se i boschi urbani servono a ciò, avete lasciato andare alla malora diversi boschi urbani, dalla via Eridano alla via Mantova …., come da me ampiamente documentato? Centinaia di piante abbattute o danneggiate. Solo colpa del ciclone? E di quelle aggredite e compromesse dall’edera, come in via delle viole, via Sacco e Vanzetti, via Castelforte. che dire? E delle querce fastigiate che avete piantato sulla via Boschetto vicino al Cimitero? Non saranno certo in buona salute vero?

E’ evidente che piante rinsecchite, andate alla malora, poco possono contribuire come polmone verde. Neppure il Parco del Morbasco vicino al centro per disabili è indenne, nonostante l’impianto idraulico evidente. O vogliamo pensare a piante andate a fine vita naturalmente?

Altro passaggio dell’articolo relativo alla piantumazione al Cambonino: il nuovo bosco ospiterà flora e microfauna. Qua rasentiamo il delirio. Veramente la flora c’è già perchè abbiamo un grande prato, uno dei pochi rimasti in città, e questo sì che ospita tante essenze erbacee spontanee con fauna correlata, insetti impollinatori in particolare, che rischierà col tempo di sparire se il bosco si amplierà, riducendo e non aumentando la quota di essenze erbacee spontanee, perché i fiordalisi, le achillee e tante altre specie che ora possiamo vedere, non sono boschive. E lo stesso varrà per quella fauna che di quei fiori si serve.

Perché quindi distruggere un prato ampio, con tutti i suoi polivalenti habitat, per costruirci un altro habitat spacciandolo per polmone verde quando poi abbiamo visto che fine hanno fatto tanti polmoni verdi della città?

Chi garantisce l’irrigazione continua a goccia? ” Ma non sarà un Parco”, prosegue l’ospite, perciò ” a manutenzione differente”.  Che s’intende? Unicamente “lo sfalcio” che sarà minore. Non mi risulta, da quello che vedo, che sia prassi abituale sfalciare i boschi, se mai i prati, le vie; immagino s’intenda il prato residuo finché non sarà sovrastato dalla mole boschiva, acquisita la quale, se tutto va bene, sarà un bello slalom sfalciare l’erba resiliente.

Ma come e quando si realizzerà la manutenzione? “Solo in futuro”, prosegue l’estensore dell’articolo, ” ma dopo anni”. Dopo anni??? Sì e cioè ”dopo che il bosco avrà sviluppato il suo equilibrio e la sua naturalità”. Qua la confusione ideologicamente corretta regna sovrana. Cosa s’intende per equilibrio e per naturalità? Un’altezza media degli alberi di 3 metri e degli arbusti di 1 metro e mezzo? E come? Solo con le potature. Non si prevede altro.

Sin da subito in realtà la manutenzione va garantita, accertandosi innanzitutto che l’acqua arrivi a tutte le piante e che non ci siano danni o blocchi all’impianto per far sì che le potature siano le minori possibili in quanto si rischia di danneggiare ulteriormente le piante.

Ma perchè per i nobili fini dichiarati, distruggere o comunque sacrificare assai un prato, uno dei pochi rimasti? Danno così fastidio i prati? Sembra che siano un’ossessione. Devastarli poi con una scusa ecologica, sembra veramente una beffa, una presa per… Forse perchè a lasciarli lì non rendono quanto potrebbe rendere la piantumazione di 800 essenze, con buona pace di tanti bei propositi di ecologistica beneficenza? Qualcosa di analogo all’adiacente Piazza Monti, sarebbe stato molto più comprensibile.

 

Stefano Araldi

Cambonino, con 800 essenze nasce il bosco dei nuovi nati

7 risposte

  1. Visto che il dottor Araldi, che leggo con interesse e con l’ammirazione di chi trova competenza in ciò che legge, esprime consistenti dubbi sulla collocazione di questo bosco nel prato del Cambino, chiedo: chi ha scelto di impiantare proprio in quel luogo le 800 essenze? Un esperto o è bastato che ci fosse lo spazio necessario? Risponda, per cortesia , chi si occupa di queste faccende, o le risposte arrivano quando si vuole sottolineare ( Sic!) la presenza di uno pseudonimo, come se non si dovesse sempre rendere conto con disponibilità ai quesiti dei cittadini?

  2. Buongiorno, forse si sta confondendo con un altro assessore ad ogni modo le partite legate alla piantumazione di nuove essenze sono curate dall’ufficio verde con relazioni tecniche regolarmente firmate e con parere anche di agronomi. Per ulteriori dettagli si può confrontare con l’assessore Zanacchi

  3. Il richiamo all’assessore Burgazzi era solo per la questione dell’anonimato degli estensori delle lettere citate rispetto a cui, nel primo caso, si era esposto. E’ evidente che nel merito le domande sono indirizzate ad altri.

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