Cambiamento nella continuità? Vale solo per chi ha ben amministrato

18 Febbraio 2024

Cambiamento nella continuità. Lo slogan compare nell’armamentario dei candidati di ogni appuntamento elettorale. Si adatta alle esigenze di ciascuno. Piace. Non è nocivo.  Per la coalizione che ha governato in maniera soddisfacente, il cambiamento nella continuità è un espediente per giustificare la sostituzione del generale e di una parte della truppa ed evitare scosse sismiche negli equilibri della squadra.

Uno slogan. Due obiettivi.  Poca spesa. Tanta resa.

Per l’amministrazione che invece si è dimostrata inadeguata, il cambiamento nella continuità è chirurgia plastica per riappropriarsi della verginità perduta. Per rimanere in sella nonostante i disastri attuati e non rinnegare la propria identità. Per non perdere   il consenso dello zoccolo duro dei fedelissimi.

Tentativo disperato se a condurre l’operazione è un devoto compagno di avventura del comandante da pensionare. Se gli ha tenuto bordone senza fiatare.

Cambiamento nella continuità funziona per la burba al suo battesimo nella corsa elettorale. Per chi si presenta ai blocchi di partenza per la prima volta e non vuole scontentare alcuno.  Ma la maratona elettorale non è la passeggiata nel Parco. Non basta uno slogan per vincerla. È una competizione cinica. Senza pietà.  Mutatis mutandis è la spietata gara di ballo di Non si uccidono così anche i cavalli?  pugno nello stomaco a cinque stelle di Sydney Pollack.

Cambiamento nella continuità calza a pennello per le liste civiche che promettono novità, senza rivoluzioni. Senza stravolgimenti. Che assicurano di migliorare l’esistente con sobrietà.  Adelante Pedro con juicio, consiglio che a Cremona affascina in modo straordinario. Che conquista. Che attrae. Meglio del pifferaio magico. Del suono di un violino. Passe-partout che apre molte porte.

Il Cambiamento nella continuità aiuta a incassare il consenso dei moderati, condizione imprescindibile per l’incoronazione.  E moderati sono coloro che, anche se incazzatissimi, aborriscono interventi radicali e presunti salti nel buio. Che nel loro modo d’essere non contemplano – per dirla come i filosofi –   la deleuziana via di fuga.  

Le prossime elezioni amministrative di Cremona escludono il primo scenario. Restano gli altri due. Coloro che hanno governato la città in questi anni hanno tradito le aspettative di molti elettori. Hanno deluso. Inutile girarci intorno.  Sostenere il contrario sarebbe una forzatura.  E giustificare alcune decisioni assunte con una parte del corpo non deputata a tale funzione diventa assai difficile. Quasi impossibile. 

La miopia ha prevalso sulla lungimiranza. La supponenza sul dialogo.   Sono stati ignorati rilievi mossi da consistenti frange d’opinione pubblica.  Mostrati i muscoli anziché le capacità dialettiche. Snobbato il territorio.  Non è mancata l’arroganza. È vero che tutto è opinabile, ma i comitati contro il biometano in zona San Rocco e Bosco ex Parmigiano, per la riqualificazione dell’attuale ospedale e per Area donna sono realtà. Capi d’accusa. 

Se questo è lo stato dell’arte, presentare candidato sindaco Andrea Virgilio, vice del primo cittadino in carica, significa offrire agli elettori la stessa minestra passata dal convento in questi anni. Se non identica, assai simile.  L’eventuale ricorso alla formula del cambiamento nella continuità fa sorridere. Non regge.  Virgilio è stato per Gianluca Galimberti quello che Kit Carson è per Tex Willer.

Illuminante è la risposta di Virgilio all’intervistatore che gli chiede lumi sul futuro dell’inceneritore. «Occorre chiedere – spiega Virgilio –  ad A2A che intenzioni ha sul termovalorizzatore. Un tema, questo, che collego a quello relativo al biometano. Non sono d’accordo con certe prese di posizione. Se con A2A si può arrivare ad una ridefinizione del comparto, la nostra aspettativa è quella di usare il parco dell’economia circolare per dare una coerenza complessiva a questi temi. A2A deve tenere conto di tutto questo e per arrivare a questo obiettivo serve un rapporto rigoroso con la stessa A2A» (Cremonasera, 15 febbraio). 

Bisogna chiedere a A2A? Significa che il sindaco eletto dovrà genuflettersi davanti alla multiutility milanese-bresciana? Serve un rapporto rigoroso con A2A?  Fino ad oggi è stato ballerino?  Se è vero, lui ha taciuto? Cosa ha fatto per renderlo stabile?

Se con A2A si può arrivare ad una ridefinizione del comparto, la nostra aspettativa, ecc… No, quelli bravi, con le palle, non dicono se si può arrivare. Impongono: si ridefinisce. 

È il sindaco che decide su questioni riguardanti la città o A2A?

Ghino di Tacco su vittorianozanolli.it (16 febbraio) invita il centrosinistra a salvare il soldato Virgilio. Non ha tutti i torti.

Potrebbe utilizzare il cambiamento nella continuità, il civico Alessandro Portesani.

Si è presentato senza etichette e proclami rivoluzionari. Usa toni e linguaggi da persona posata. Saggia. Il suo stile è in linea con questa immagine. È molto apprezzato da Fratelli d’Italia, che lo ha adottato, ma senza l’imprimatur regionale.  Per vincere gli servono i voti anche di Forza Italia e Lega. Ma soprattutto un programma che rompa con il passato senza buttare via il bambino con l’acqua sporca. Che amalgami le istanze dei comitati con le imposizioni dell’establishment. Giustappunto il cambiamento con la continuità.

Ma per Cremona forse sarebbe più utile un cambiamento senza orpelli. E’ necessaria la citata via di fuga.  Missione impossibile se «le idee di movimenti e comitati non devono finire nel tritacarne dei partiti». (Fernando Cirillo, in VittorianoZanolli.it, 17 febbraio).  D’accordo la teoria è importante, ma sterile se non poi non interviene la prassi. Il pragmatismo.

Volare alto inebria, ma è pippa fine a se stessa se non si plana sulla terra. Se non si corre il rischio di infangarsi. 

La politica ammoniva Rino Formica è sangue e merda. Ogni tanto è bene ricordarlo. Così come è utile rammentare che a decidere per il pubblico è la politica. Sono le istituzioni. Gli organismi elettivi, il Comune in trincea.

Se non si prende atto di questo. Se si teme di sporcarsi. Se non si ha il coraggio di essere minoranza nelle istituzioni, si è destinati alla sconfitta. Non si è molto diversi da quelli che  si criticano.  Come loro si accetta, si giustifica, si sostiene, si alimenta il cambiamento nella continuità. Una sòla. 

 

Antonio Grassi

 

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