Caro bollette. ‘Prc: Iva al 5% e tagli dei profitti ai gestori’

12 Febbraio 2022

Il Partito della rifondazione comunista ha lanciato dall’inizio di dicembre una campagna nazionale di massa contro l’aumento indiscriminato delle bollette energetiche e contro il ritorno alla legge Fornero per le pensioni. I cittadini hanno subito in questi mesi aumenti stratosferici delle bollette, l’energia elettrica ha visto incrementare il costo del 42,6% da luglio a dicembre 2021 e il gas, nello stesso periodo, è aumentato del 32%. L’Unione Nazionale Consumatori ha stimato che gli aumenti comporteranno una spesa annua per famiglia di circa 1.500 euro in più, in pratica uno stipendio mensile servirà a pagare questi balzelli ingiustificati, nell’assenza totale di un intervento risolutivo da parte del governo Draghi, che sempre più dimostra di essere il governo delle finanziarie, delle banche e delle multinazionali dell’energia, nonostante i tiepidi e accorati appelli del Pd e di Leu a intervenire per ridurre il salasso per i consumatori e per le aziende.
La bolletta per l’energia elettrica e per il gas si compone di numerose voci, tra le quali i costi degli
investimenti e la remunerazione del capitale investito, che producono la situazione paradossale che coloro che meno consumano, più pagano. In bolletta è inserita anche l’imposizione dell’Iva al 10% per le utenze domestiche, evidentemente per coloro che ci governano la luce e il gas non sono considerati beni primari, bensì un lusso per i cittadini. Per non parlare degli oneri di sistema obsoleti, delle accise e delle addizionali regionali presenti nella bolletta. Il governo del salvatore della patria Draghi, come già detto è completamente assente, non interviene neppure sui vertiginosi aumenti dei carburanti che colpiscono sia i cittadini che le imprese. La Fita-Cna ha preventivato che ai prezzi attuali del gasolio i costi di gestione di un camion aumenteranno di circa 9.300 euro annui, per i veicoli a metano l’aumento sarà di circa 18.000 annui. I rincari dei costi di energia e carburanti incideranno di circa il 37% nei bilanci delle aziende di autotrasporto, tutto questo avrà inevitabilmente dei riflessi nell’aumento dei prezzi del materiale trasportato, in particolare per gli alimentari, il vestiario, per i prodotti per l’igiene della persona e della casa. In questa situazione, dove protestano i gestori delle case di riposo (RSA e RSD) per le difficoltà sulla chiusura dei bilanci 2021, prospettando un aumento delle rette giornaliere, con conseguente ricaduta sulle famiglie, protestano i gestori di impianti sportivi e piscine, alcuni sindaci e alcuni
consigli comunali hanno iniziato a far sentire la loro voce, come il consiglio comunale di Pianengo, che il 23 dicembre ha votato all’unanimità un ordine del giorno di protesta, come il sindaco di Gerre de’ Caprioli o quelli di Caorso e Monticelli, che protestano per gli aumenti spaventosi che colpiscono i cittadini e i Comuni stessi che devono affrontare spese di riscaldamento ed energetiche di edifici, scuole, palestre, oltre alla pubblica illuminazione.

Rifondazione Comunista, in campo con due petizioni popolari, chiede che si taglino i profitti delle
grandi aziende che distribuiscono e che vendono il gas e l’energia elettrica, che si blocchino gli
aumenti delle bollette, riducendo l’Iva al 5%, eliminando accise e addizionali regionali. Inoltre,
Rifondazione Comunista chiede al governo del capitalismo di recedere dalla completa liberalizzazione prevista dal 2023, operando per il ritorno ad un effettivo controllo pubblico del
settore da parte dello Stato.

Francesca Berardi

Piergiuseppe Bettenzoli

cosegretari provinciali di Rifondazione Comunista

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